I file segreti trovati sul pc aziendale non dimostrano l’evasione fiscale se non supportati da altre prove.
I files trovati dentro il PC dell’imprenditore durante l’accertamento fiscale non costituiscono da soli prova di evasione, ma devono essere necessariamente supportati da altri elementi.
Si immagini una scena in cui, subito dopo che la finanza ha bussato al citofono dell’azienda, i dipendenti e soci si affannano a nascondere pennette usb e hard disk esterni, contenenti dati di operazioni e di clienti non contabilizzati.
Per casi del genere, la Cassazione [1], pochi giorni fa, ha evidenziato che, in tema di accertamento dell’IVA, i files estrapolati legittimamente dai computer dell’imprenditore, nei quali sia contenuta contabilità non ufficiale, costituiscono – in quanto scritture dell’impresa stessa – prova, sia pure presuntiva, solo previa verifica della loro attendibilità.
In altre parole, tali documenti informatici possono essere ritenuti dal giudice prova dell’esistenza di operazioni non contabilizzate a condizione che a tali conclusioni “conducano l’analisi dell’intrinseco valore delle indicazioni da essi promananti e la comparazione degli stessi con ulteriori dati acquisiti e con quelli emergenti dalla contabilità ufficiale del contribuente”.
note
[1] Cass. sent. n. 5226 del 30.03.2012.