Il lavoro nero è una vera piaga sociale. Occorre combatterlo con strumenti efficaci, come la denuncia, anche in forma anonima. Ecco come muoversi consapevolmente e senza paura.
Indice
Lavoro nero: cos’è?
Lavoro nero è sinonimo di lavoro irregolare: tecnicamente, si tratta di un rapporto subordinato instaurato senza che il datore di lavoro adempia all’obbligo di procedere all’invio della comunicazione alle autorità (Centro per l’Impiego, Inps o Inail a seconda del tipo di lavoro).
In una situazione di questo genere, solitamente il lavoratore subisce pressioni e vessazioni di vario genere: orari di lavoro superiori al dovuto, permessi non concessi, retribuzioni non corrisposte o non versate nei tempi dovuti.
Lavoro nero: perché?
Il lavoro nero è una delle piaghe della società italiana: una situazione grave e preoccupante se si considera che non viene scelto solo da persone bisognose che vedono tale soluzione come l’unica in grado di garantire a loro e alle loro famiglie una minima garanzia di sostentamento.
Il vero problema è che molti optano per il lavoro nero per scelta: pensiamo a parrucchieri ed estetiste a domicilio che, consapevolmente, svolgono le loro attività in modo occulto, evadendo le tasse, risparmiano su manodopera e affitto di locali e danneggiando considerevolmente l’economia.
Sempre restando nel settore dell’estetica, ciò che davvero dovrebbe far riflettere è che, in questi tempi di portafogli asciutti, parrucchieri, estetisti, sartine a domicilio sono diventati una specie di benedizione. Costano poco e tanto basta; qualche dato? Meno di dieci euro per una colorazione contro quasi il triplo dei colleghi che lavorano nei saloni; appena 15 euro per taglio e piega in confronto ad oltre il doppio rispetto a questi ultimi. Prezzi talmente bassi che anche chi non se la passa economicamente bene può permetterseli.
Lavoro nero: quali i rischi?
Non si può, poi, trascurare il lato più oscuro del lavoro nero, che non è solo fatto di forbici, cerette e colpi di sole. Il settore in cui è più alta la percentuale di lavoratori in nero è, infatti, quello dell’edilizia: da nord a sud, sono sempre tantissimi i muratori e gli operai edili che vengono impiegati senza regolare assunzione, senza garanzie di sicurezza e senza assicurazioni previdenziali in caso di infortuni o di morte sul lavoro. E ciò che è grave è che, in tutti questi casi, le associazioni previdenziali non riconoscono nemmeno un indennizzo, al contrario di quanto succede in contesti di lavoro denunciati correttamente.
Lavoro nero: quali soluzioni?
Ma tale stato di fatto non può e non deve essere incentivato, considerando anche i rischi – economici e non solo – che il lavoro in nero comporta.
Esistono delle soluzioni per chi ha il desiderio e la necessità di denunciare una situazione di lavoro nero, anche in forma anonima: non si tratta solo di interrompere un circolo vizioso. Denunciare è l’unico modo per fare il proprio dovere civico di cittadino, oltre che per tutelare i propri diritti come lavoratore.
Lavoro nero: come denunciare?
Vediamo, allora, come sporgere denuncia.
Il primo passo da fare per denunciare una situazione di lavoro nero è quello di rivolgersi all’ufficio dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro, una struttura pubblica del Ministero del Lavoro che ha il compito di verificare ed accertare eventuali violazioni in materia lavorativa e previdenziale, con l’obiettivo di tutelare il lavoratore.
Esistono numerosi uffici sparsi sul territorio e l’elenco è facilmente rintracciabile con una veloce ricerca sul web.
La denuncia dovrà essere accompagnata da una serie di dati che provino la situazione di irregolarità, relativi all’attività e alle mansioni svolte, indicando l’indirizzo della ditta, il giorno di inizio del lavoro, gli orari e la retribuzione percepita; ancora meglio se si è in possesso di eventuali prove testimoniali a sostegno della denuncia.
In alternativa, si può sporgere denuncia presso il più vicino posto di Guardia di Finanza, lo speciale corpo di Polizia – solitamente presente nei grandi comuni – che ha competenza in materia economica e finanziaria e, quindi, anche nell’ambito dell’evasione fiscale.
Lavoro nero: è possibile la denuncia anonima?
È possibile denunciare anche in forma anonima, senza dichiarare la propria identità: ciò è consentito anche per tutelare i lavoratori che temono ritorsioni sul posto di lavoro. Ciò vale anche per le segnalazioni anonime via telefono, componendo il numero della Guardia di Finanza (117).
Ovviamente, essa è tenuta a non rivelare il nome della persona che ha effettuato la segnalazione, qualora ne fosse a conoscenza, per tutelare la privacy dei cittadini.
A seguito delle segnalazioni, i militari hanno l’obbligo di intervenire presso la sede lavorativa dove, secondo quanto indicato nel corso della denuncia, esistono fattispecie lavorative illegali, per effettuare controlli e verificare quanto riferito.
Lavoro nero: è possibile rivolgersi ai sindacati?
Un ulteriore strumento a disposizione del lavoratore che volesse procedere con la denuncia, ma che, per ragione di sicurezza, non se la sentisse di esporsi in prima persona, è quello dei sindacati, enti con il compito di tutelare i diritti dei lavoratori presenti in ogni città.
Una volta accolta la segnalazione da parte del lavoratore, essi si espongono in prima persona per una risoluzione pacifica della eventuale controversia, coinvolgendo tutti gli organi competenti in materia (come INAIL, INPS, Ispettorato del Lavoro). Se l’azienda non sia disponibile ad una definizione bonaria della problematica, gli studi legali convenzionati con il sindacato provvederanno a prendere in mano la pratica per gestire la causa davanti al Giudice del Lavoro.
Lavoro nero: quali le sanzioni previste?
Solitamente, le sanzioni previste nel caso in cui si accertino situazioni di lavoro irregolare sono di tipo amministrativo: ci si riferisce al pagamento di una somma pecuniaria che deve andare a coprire, oltre che l’infrazione commessa, anche tutte le tasse non versate nel periodo in cui il lavoratore abbia prestato attività illegalmente.
Per i casi di evasione fiscale più gravi, inoltre, è previsto che il reato ricada nell’ambito del diritto penale, con una pena reclusiva fino ai 3 anni.
Oltre all’ammenda, inoltre, il lavoratore può procedere per via giudiziaria intentando una causa contro il datore di lavoro: l’obbiettivo è quello di ottenere una somma a titolo di risarcimento per il periodo lavorativo illegale, più l’assunzione a norma di legge in azienda o un corrispettivo economico accettabile a discrezione del lavoratore. Naturalmente, questo discorso è valido per chi ha lavorato in nero alle dipendenze di qualcuno e non, per esempio, per la parrucchiera che viene a tagliarci i capelli in casa.
Sanzioni civili sono, invece, previste per i datori di lavoro in nero che non pagano contributi INPS, cioè quelle somme di denaro a cui il lavoratore potrà attingere nel corso della vita per in caso di cessazione del rapporto di lavoro, diminuzione della capacità lavorativa, ecc…
Nel caso di mancati e omessi versamenti dei contributi ai lavoratori in nero, non solo li si dovrà versare ma si applicherà al versamento anche una sanzione pari al tasso ufficiale di riferimento maggiorato del 5,5% [1].
Lavoro nero: cosa si può fare a livello locale e sul web?
Per combattere il lavoro nero, è necessario muoversi su più fronti, anche a livello locale, coinvolgendo Comuni ed enti territoriali.
Un esempio di iniziativa possibile?
Interessante è la proposta del Comune di Manfredonia, in Puglia, che ha stilato un protocollo d’intesa con Confartigianato, il quale prevede un’attività sinergica tra Comune e Polizia Municipale, per combattere barbieri ed estetiste abusive.
In particolare, il Comune, ha promosso una campagna di sensibilizzazione invitando i propri aderenti al massimo rispetto delle normative in tema di sicurezza e di adempimenti di natura fiscale, istituendo un punto di raccolta delle segnalazioni di illegalità che saranno in seguito trasmesse alla Polizia municipale, anche in forma anonima. Dal canto suo, quest’ultima si impegna nei controlli, d’intesa con le altre Forze dell’Ordine, ASL, Agenzia delle Entrate, Ufficio del Lavoro per gli accertamenti di competenza, inclusi eventuali controlli esterni presso i luoghi oggetto di segnalazione.
Utili al fine anche specifiche ordinanze per disporre il divieto di vendita e di offerta dei servizi alla persona e di commercio su tutto il territorio comunale.
Significative anche le proposte via internet, come quella di Confestetica, che ha predisposto sul proprio sito un modulo facilmente compilabile per procedere in pochi click alla denuncia delle estetiste in nero.
Lavoro nero: fac simile del modulo di denuncia
ESPOSTO PER LAVORATORI IN NERO
Del/della Signor/a:
Cognome e Nome……
Luogo e data di nascita ……
Residenza ……
Domicilio in Italia ……
Recapito (Telefono/e-mail) ……
(I dati verranno trattati osservando le norme contenute nel D. Lgs. n. 196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali”)
FATTO
In data …… alle ore …… circa, presso (Denominazione della sede – ad esempio, hotel, ristorante, negozio di abbigliamento, cantiere edile – presso la quale è stata appresa la notizia): ……
ubicato (via, numero civico e città in cui è sito l’esercizio sopra indicato) ……
in occasione (indicare le ragioni per le quali ci si trovava sul luogo) …… si è appreso che:
vi operano lavoratori irregolari e/o in nero;
vi operano lavoratori irregolari o in nero extracomunitari non in regola con i documenti di soggiorno nel territorio dello Stato.
Si allegano i seguenti documenti (allegare eventuali documenti probatori di cui si è in possesso):……
Allego copia fotostatica di un valido documento di riconoscimento.
Per la consegna del presente atto presso i Reparti territoriali della Guardia di Finanza, delego (indicare le generalità complete del delegato nonché quelle di un documento valido di riconoscimento):
……
Data e luogo
(firma)
note
[1] Art. 116, co. 8, l. n. 388, del 23.12.2000.