Quando andare al pronto soccorso?


Del pronto soccorso si fa, spesso, un uso improprio, recandovisi anche quando non serve, dimenticando che si tratta di un servizio per le urgenze e le emergenze sanitarie.
Indice
Pronto soccorso: quando andarci?
Il pronto soccorso è il servizio dedicato alle urgenze e alle emergenze sanitarie. Tanto dovrebbe bastare a farci capire che non sempre è opportuno o possibile recarvisi; deve rivolgersi al pronto soccorso:
- una persona che si trova in condizioni cliniche di possibile immediato pericolo di vita;
- una persona che, se non sottoposta a terapie mediche specifiche in breve tempo, potrebbe incorrere in elevati rischi per la propria salute;
- una persona con danno traumatico o con sintomi acuti che non riesce a svolgere normalmente le attività consuete.
Pronto soccorso: quando non andarci?
In tutti gli altri casi meglio evitare, quindi; ad esempio, non si può andare al pronto soccorso:
- per evitare liste di attesa nel caso di visite specialistiche non urgenti;
- per ottenere la compilazione di ricette o altre prestazioni che potrebbero essere erogate dal medico di base, dalla guardia medica, da poliambulatori;
- per effettuare controlli clinici non urgenti;
- per comodità, per abitudine, per evitare il pagamento di ticket.
Pronto soccorso: cosa fare all’arrivo?
All’arrivo in pronto soccorso, un infermiere è incaricato di effettuare una prima valutazione del caso per determinare l’urgenza del problema e, quindi, se si tratti di un intervento a cui dare o meno la priorità; a questo punto, l’urgenza viene stabilita sulla base di un colore, attraverso il sistema del cosiddetto triage (termine francese che significa “cernita”, “smistamento”):
- codice rosso – accesso immediato: significa che le funzioni vitali sono già gravemente alterate, con pericolo di vita (ad esempio, un soggetto vittima di un incidente stradale con emorragia in corso e in stato di incoscienza) o che la situazione clinica è instabile e rischia di peggiorare improvvisamente (ad esempio, infarto in corso). Viene accesa l’insegna luminosa “emergenza in corso” che informa i pazienti in sala d’attesa circa i prolungamento dei tempi per ottenere la loro prestazione;
- codice giallo – accesso rapido: significa che le funzioni vitali ci sono ma esiste il pericolo di un aggravamento della situazione clinica oppure vi è una stato di sofferenza importante e/o insorto acutamente (ad esempio, insufficienza respiratoria, fratture esposte con perdita abbondante di sangue e forti dolori). Per questo, il paziente in codice giallo deve essere visitato e sottoposto a cure mediche entro e non oltre 10 minuti;
- codice verde – accesso dopo rosso e giallo: significa che l’utente presenta situazioni meritevoli di intervento ma le sue condizioni sono stabili e senza pericoli di aggravamento; la prestazione, quindi, verrà garantita appena possibile, ma solo dopo che gli operatori avranno risolto tutti i casi più urgenti: il tempo d’attesa può essere di 60 minuti e più. Esempi di codici verdi sono cefalee non correlate da sintomatologie neurologiche, febbre oltre 38° C, coliche addominali non accompagnate da vomito, diarrea o da segni di shock;
- codice bianco – accesso dopo tutti, in presenza di situazioni che dovrebbero essere affrontate rivolgendosi al proprio medico di famiglia e poi, se necessario, a strutture ambulatoriali non dedicate all’urgenza (ad esempio, dolori addominali lievi). La prestazione è, comunque, garantita, ma i tempi di attesa possono essere anche molto lunghi e non prevedibili.
In tutti questi casi, è probabile che il paziente debba essere sottoposto a radiografie oppure a qualche esame o analisi o consulenza per poterne stabilire le esatte condizioni e, quindi, l’intervento in suo favore. L’attesa dei referti e delle successive rivalutazioni potrebbero durare anche molto tempo.
Pronto soccorso: quale può essere l’esito?
A seguito della visita, gli operatori di pronto soccorso potranno:
- decidere il ritorno a casa del paziente se non presenta problemi particolari, rinviandolo alle cure del medico di fiducia anche nel caso in cui vi sia la necessità di interventi terapeutici differibili;
- di tenere il paziente in osservazione breve intensiva (Obi) se presenta segni o sintomi che devono essere ulteriormente valutati per un massimo di 24 ore;
- decidere il ricovero urgente se il paziente presenta condizioni per le quali sono necessari interventi sanitari immediati;
- decidere il trasferimento se il paziente necessita di un ricovero in ospedali altamente specializzati, avvalendosi dei mezzi a disposizione del 118.
Pronto soccorso: devo pagare il ticket?
Quando l’accesso è classificato dal medico con codice bianco al momento della dimissione, anche in pronto soccorso bisogna pagare il ticket. Attenzione: il codice assegnato dal medico potrà essere diverso da quello attribuito al momento della valutazione all’ingresso. Ad esempio, Tizio si presenta in pronto soccorso con una lievissima cefalea e gli viene assegnato il codice giallo. A seguito del controllo effettuato, si viene a sapere che Tizio il giorno prima ha urtato violentemente la testa contro lo spigolo di un mobile e la tac evidenzia una emorragia celebrale meritevole di codice giallo.
A proposito del ticket, però, non ci sono delle regole sempre valide, dal momento che ogni singola Regione ha le sue proprie: in linea di massima, alcune regioni addebitano il costo della prestazione mediante il sistema della cosiddetta franchigia, a seconda del reddito dell’utente e che non può superare un limite massimo prefissato, di solito pari a 36,15 euro: ad esempio, un pensionato con 10 mila euro di reddito lordo, avrà una franchigia pari al 3 per mille, dunque 30 euro; questa cifra sarà il costo massimo che dovrà sborsare per accedere alla prestazione. Le altre regioni applicano un ticket fisso per ogni prestazione effettuata.