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Cos’è l’omicidio colposo

24 Gennaio 2017 | Autore:
Cos’è l’omicidio colposo

Spesso in televisione o sui giornali sentiamo parlare di omicidio colposo: di cosa si tratta? Qual è la differenza con l’omicidio volontario?

L‘omicidio colposo è quello che deriva dalla violazione di regole cautelari imposte dalla legge. In pratica, chi lo commette non vuole uccidere una persona, ma la morte di quest’ultima deriva da qualcosa che il colpevole non ha fatto (e doveva fare) o ha eseguito male (e doveva eseguire a regola d’arte). Tipici esempi di omicidio colposo sono quelli derivanti dagli incidenti stradali, dalle operazioni chirurgiche (e dai trattamenti medici in generale), dalla inosservanza delle norme per sicurezza sul lavoro.

Omicidio colposo: cosa dice la legge

Il nostro codice penale prevede tre principali tipi di omicidio (omicidio doloso, colposo e preterintenzionale). L’omicidio doloso è quello commesso, appunto, con dolo, ossia con l’intenzione specifica di cagionare la morte di una persona [1]. L’omicidio preterintenzionale è quello che va oltre l’intenzione: in pratica, il colpevole picchia e percuote la vittima senza volere la sua morte: il soggetto però decede a causa delle ferite inferte [2] (per approfondire, Cos’è l’omicidio preterintenzionale).

L’omicidio colposo, invece, è quello commesso contro l’intenzione del colpevole [3]. Egli non vuole uccidere una persona, ma compie degli atti o, come più spesso avviene, omette di fare qualcosa di doveroso, causando colpevolmente la morte del soggetto. La legge ci impone una serie di obblighi di comportamento, che nel gergo giuridico vengono chiamate «regole cautelari». Queste regole possono essere scritte e specifiche (ad esempio non sorpassare se sulla strada c’è la striscia continua, predisporre misure di sicurezza sul luogo di lavoro) oppure generiche (dovere di massima diligenza nell’eseguire un intervento chirurgico). In tutti questi casi, se dall’inosservanza del dovere cautelare deriva la morte di una persona, ci sarà omicidio colposo.

Il tragico evento non era voluto dal colpevole, ma questi avrebbe dovuto prevederlo ed evitarlo (è questo il rimprovero mosso dalla legge). Secondo il codice penale, infatti, il delitto «è colposo, o contro l’intenzione, quando l’evento, anche se preveduto, non è voluto dall’agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline»[4].

Si possono fare vari esempi di omicidio colposo (vedi Investimento di pedone e omicidio colposo, Seggiolino in auto per bambini: omicidio colposo se non assicurato ai sedili.) Si pensi al datore di lavoro che ometta di predisporre tutti i sistemi di sicurezza imposti dalla legge: dopo la morte di un dipendente sul luogo di lavoro, viene accertato che se il datore avesse adempiuto agli obblighi di sicurezza, il tragico episodio non sarebbe avvenuto.

Come viene accertato l’omicidio colposo

In sede giudiziale, l’omicidio colposo viene accertato secondo con un giudizio di «probabilità logica». Consideriamo ad esempio il caso del medico che, per un errore evitabile nel corso di un’operazione, causi la morte del paziente. Ebbene, il giudice si porrà le seguenti domande: cosa sarebbe successo se il medico avesse agito correttamente? Se il medico non avesse sbagliato, l’operazione sarebbe riuscita al 100%? E ancora, ci sono state altre circostanze che hanno causato la morte del paziente nel corso dell’operazione? In pratica, il giudice fa un ragionamento logico: valuta se, in base a tutte le circostanze presenti nel caso concreto, sussiste o meno la ragionevole probabilità che il comportamento colposo è stato causa della morte.

Allo stesso modo viene effettuato un giudizio ipotetico su cosa sarebbe successo se il colpevole avesse agito correttamente: il lavoratore sarebbe morto se il datore avesse adempiuto agli obblighi di sicurezza? L’automobilista sarebbe morto se chi ha causato l’incidente non avesse trasgredito il codice della strada? Se la risposta a domande di questo tipo è negativa, sussiste allora la colpa del soggetto: sussiste, quindi, l’omicidio colposo.

La pena per l’omicidio colposo

L’omicidio colposo è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, la pena è la reclusione da due a sette anni. Nel 2016 è stato introdotto il nuovo reato di omicidio stradale: «chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni»[5].

La pena è più severa (da otto a dodici anni di reclusione) per chi cagiona per colpa la morte di una persona ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti. Per un approfondimento sull’omicidio stradale, Reato di omicidio stradale: come funziona e Omicidio stradale.


note

[1] Art. 575 cod. pen.

[2] Art. 584 cod. pen.

[3] Art. 589 cod. pen.

[4] Art. 43 cod. pen.

[5] Art. 589-bis cod. pen.

Cassazione penale, sez. IV, sentenza 25 maggio 2005, n. 19777

In tema di responsabilità del sanitario, con riferimento alla sussistenza del nesso di causalità tra la condotta omissiva imputata al medico e la determinazione dell’evento lesivo, il giudice deve verificare la validità del coefficiente di probabilità sulla base delle circostanze del caso concreto e della evidenza disponibile così che, all’esito del ragionamento probatorio (che abbia altresì escluso l’interferenza di altri fattori alternativi), risulti giustificata la conclusione che l’omissione è stata condizione necessaria dell’evento.


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