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I diritti di chi ha la polmonite

26 Maggio 2017 | Autore:
I diritti di chi ha la polmonite

Quando si ha diritto all’esenzione del ticket, come essere esonerato dalla visita fiscale dell’Inps e quando chiedere risarcimento per infezione ospedaliera.

A volte si pensa ad un’influenza un po’ più forte del solito. A volte ad un banale mal di schiena che, tanto con il tempo, passerà. Poi, quando si vede che non passa, si fa una radiografia ed ecco che salta fuori il vero motivo della febbre e del dolore: la polmonite. Sempre che presenti dei sintomi, perché non è detto che una diagnosi di polmonite sia preceduta da febbre o tosse.

Nella maggior parte dei casi, questa malattia dei polmoni e del sistema respiratorio che provoca un’infiammazione degli alveoli polmonari si prende da un’infezione provocata da virus, batteri o altri microorganismi. Dove? Da qualsiasi parte. Ma fa venire i brividi sapere che, nella metà dei casi circa, la polmonite si prende in ospedale. Batteri e virus vaganti sono responsabili di quasi il 50% delle infezioni ai polmoni. Il problema è che, non poche volte, nei casi più gravi, questa patologia deve essere curata proprio in ospedale.

Ad ogni modo, non è semplice identificare un «colpevole» per una polmonite. Nel senso che non è così facile dire «ho preso il virus da questa o da quell’altra parte». Pertanto, è complicato far valere i propri diritti contro una struttura o un’azienda, nel caso ci sia il sospetto di averla contratta al lavoro (gli impianti di climatizzazione dell’aria giocano dei brutti scherzi). Chi scrive si fece una settimana abbondante di ricovero in una casa di cura per una polmonite «da cavallo» (la terza della sua vita) 10 giorni dopo essere rientrato al lavoro da un viaggio all’estero. Colpa dell’aria condizionata dell’aereo o colpa delle condizioni igienico-sanitarie dell’azienda in cui lavorava? Nessuno è stato in grado di rispondere a questa domanda.

I diritti di chi ha la polmonite variano a seconda del tipo di patologia e della gravità della stessa. Non tutte le infezioni ai polmoni sono uguali, non tutte sono provocate dallo stesso virus o batterio. Se per tutti i casi è, comunque, prevista l’assenza dal lavoro (per quanto tempo, lo decide il medico curante in base alla situazione del malato) soltanto in alcuni casi sono previste agevolazioni come, ad esempio, l’esenzione dal ticket sanitario o l’invalidità.

Quando si ha diritto all’esenzione dal ticket per polmonite?

La polmonite può dare il diritto all’esenzione del ticket sanitario quando si presenta in forma cronica o rara. Ci sono, infatti, alcuni tipi di polmoniti difficili da diagnosticare, come quelle allergiche, che hanno manifestazioni cliniche e radiologiche difficili da distinguere dalle malattie idiopatiche, cioè non dovute a cause esterne note.

L’esenzione dal ticket sanitario è prevista per chi soffre di:

  • polmonite eosinofila idiopatica. Le cause non sono note, ma spesso possono essere legate al fumo, a parassiti o ad alcuni medicinali, come la penicillina. Causa tosse, sibilo e, in alcuni casi, insufficienza respiratoria. I sintomi possono essere lievi, acuti, cronici e, se la malattia non viene diagnosticata e curata in tempo, anche letali;
  • polmonite da ipersensibilità. Il termine comprende una serie di malattie polmonari causate da un’intensa e prolungata esposizione a polveri organiche e ai relativi antigeni inalati nell’ambiente di lavoro. La diagnosi tardiva può comportare un’evoluzione verso gravi malattie polmonari croniche fibrotiche.

Entrambe le patologie rientrano nel gruppo delle malattie croniche, invalidanti e rare e, pertanto, danno il diritto all’esenzione dal ticket sanitario.

Il diritto a non essere reperibile per la visita fiscale

I diritti di chi soffre di polmonite interessano anche la sfera lavorativa. Chi ha un contratto subordinato nel settore privato (e non chi è iscritto alla gestione separata dell’Inps) ha diritto all’esenzione dalla visita fiscale a condizione che la sua sia una patologia grave isolata o cronicizzata per la quale sia necessaria una terapia salvavita, dovutamente indicata dal suo medico di base sul certificato di malattia.

Nell’elenco delle situazioni patologiche stilato dall’Inps che integrano il diritto all’esonero dalle fasce di reperibilità si trova, infatti, «l’insufficienza respiratoria acuta anche su base infettiva (polmoniti e broncopolmoniti severe, ascesso polmonare, sovrainfezioni di bronchiectasie congenite e fibrosi cistica»).

Il medico che redige il certificato di malattia può procedere all’esonero dalla visita fiscale se il quadro all’origine dell’evento è connesso a patologie che devono aver determinato la riduzione della capacità lavorativa nella misura pari o superiore al 67%, anche nel caso in cui la malattia venga maturata sommando una serie di invalidità di percentuale inferiore. Quindi se più patologie messe insieme arrivano ad una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 67%, scatta l’esonero dalla visita fiscale.

Polmonite presa in ospedale: diritto al risarcimento

Può sembrare un dato da prendere sottogamba, ma in realtà non è così: fra il 3 ed il 5% delle persone ricoverate ogni anno muoiono per un’infezione contratta in ospedale, dove magari sono finiti per un altro problema. Fattori igienici, sistemi di ventilazione o pratiche chirurgiche sono solo alcune delle cause delle infezioni ospedaliere che sfociano, sempre più spesso in batteriemie (presenza di batteri nel sangue) e polmoniti. E tra il 25 ed il 50% di chi sviluppa una polmonite in ospedale muore.

La polmonite acquisita in ospedale è quella insorge, normalmente, 48 ore dopo il ricovero senza un precedente periodo di incubazione e, cioè, quando non c’è alcun fattore esterno in grado di escludere la responsabilità oggettiva della struttura sanitaria nell’insorgere della polmonite nel paziente ricoverato o assistito.

L’infezione ospedaliera si associa all’assistenza sanitaria quando si manifesta:

  • in pazienti con precedente ricovero per almeno 2 giorni;
  • in chi è stato residente in lungodegenza in strutture assistenziali;
  • in chi ha ricevuto nei 30 giorni precedenti l’insorgere della polmonite terapia antibiotica o chemioterapica, medicazione per ferite o terapia infusionale;
  • nei pazienti che hanno regolarmente effettuato cure a ciclo diurno in ospedale o in una struttura assistenziale.

Quali sono i diritti, allora, di chi si prende una polmonite in ospedale? Dato che il rischio di infezione nosocomiale non è, purtroppo, facilmente eliminabile, le compagnie di assicurazioni tendono a chiudere in tempi abbastanza brevi questo tipo di controversie per evitare l’avvio di una causa giudiziaria. Quindi, quando il nesso tra la causa e la conseguenza viene dimostrato, non è difficile arrivare ad una transazione.

La nuova legge sulla responsabilità medica [1] stabilisce che la struttura sanitaria ha una responsabilità contrattuale verso il paziente a cui reca un danno. In questo contesto, quando il paziente che ha preso la polmonite in ospedale fornisce in merito, toccherà alla struttura sanitaria provare di aver fatto il possibile per evitare l’infezione, ad esempio attraverso la sterilizzazione della sala operatoria o degli ambienti di degenza. In altre parole, l’onere della prova ricade sulla struttura, tenuta a dimostrare che la polmonite è derivata «da causa a lei non imputabile» [2].

Il termine di prescrizione per chiedere un risarcimento per una polmonite presa in ospedale è di 10 anni.

Il paziente che ha subìto il danno dovrà, prima – pena improcedibilità – fare un tentativo di conciliazione tramite la Ctu preventiva (con un consulente tecnico d’ufficio) oppure una mediazione civile.


note

[1] Legge n. 24/2017.

[2] Art. 1218 cod. civ.

Autore immagine: 123rf.com


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