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Pensione per chi ha contributi in casse diverse

26 Settembre 2017 | Autore:
Pensione per chi ha contributi in casse diverse

Se il lavoratore possiede contributi previdenziali in diverse gestioni conviene raggiungere la pensione con cumulo,  totalizzazione o ricongiunzione?

 

Mi hanno chiesto circa 3mila euro per ricongiungere un anno di contributi Inps (1975) nella mia gestione, che è l’Inpdap: accetto oppure chiedo il cumulo o la totalizzazione?

Posto che per effettuare una valutazione precisa di convenienza occorrerebbe procede ad un confronto con doppio calcolo della pensione, con tutta probabilità tra le tre ipotesi la più conveniente, nonostante l’onere richiesto, è quella che contempla la ricongiunzione del periodo.

Mentre col cumulo, difatti, anche se non si subisce il ricalcolo contributivo della pensione, come avviene per la totalizzazione,  ogni gestione determina la propria quota di trattamento esclusivamente sulla base delle anzianità in essa presenti, con la ricongiunzione tutti i contributi confluiscono in un’unica gestione: in questo modo, ottenendo un’anzianità complessiva più elevata, la pensione calcolata risulta maggiore.

Per capire meglio come mai la ricongiunzione sia, nella generalità dei casi, più conveniente, dobbiamo prima capire come funziona il calcolo della pensione.

Come si calcola la pensione

La pensione, nelle gestioni facenti capo all’Inps (fondo pensione lavoratori dipendenti, artigiani e commercianti, gestione separata, ex Inpdap, etc.), viene calcolata utilizzando i seguenti sistemi:

  • retributivo sino al 31 dicembre 2011, poi contributivo, per chi possiede almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • retributivo sino al 31 dicembre 1995, poi contributivo (sistema misto), per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • esclusivamente contributivo per chi non possiede versamenti accreditati al 31 dicembre 1995 o per chi chiede di riunire i contributi con la totalizzazione.

Il sistema contributivo si basa esclusivamente sui versamenti effettuati (rivalutati in base alle variazioni quinquennali del Pil nominale) e sull’età pensionabile; il sistema retributivo, invece, si basa sulle ultime annualità di stipendio e sulle settimane di contributi versate sino al 1992 e sino al 1995 o al 2011.

Calcolo retributivo della pensione

Volendo schematizzare il funzionamento del sistema retributivo (considerando che ci sono alcune differenze nel sistema di calcolo utilizzato dalle diverse gestioni), questo, che di per sé costituisce la quota retributiva della pensione, è a sua volta suddiviso in due quote:

  • la quota A, che si basa sugli ultimi 5 anni di stipendio e sulle settimane di contributi accreditate al 31 dicembre 1992;
  • la quota B, che si basa sugli ultimi 5 anni di stipendio e sulle settimane di contributi accreditate dal 1° gennaio 1993 al:

o             31 dicembre 1995, per i “misti” (cioè per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995);

o             31 dicembre 2011, per gli ex “retributivi puri” (cioè per chi possiede più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995).

Nel caso del lettore, i contributi ricongiunti, essendo relativi al 1975, incrementerebbero la quota A di pensione, ossia la quota generalmente basata sulle retribuzioni più alte, cioè gli ultimi 5 anni di stipendio.

Incrementare il numero delle settimane della quota A aiuterebbe sicuramente ad aumentare la pensione. Con il cumulo, invece, le settimane non ricongiunte varrebbero soltanto ai fini del diritto alla pensione, ma non incrementerebbero il suo importo, in quanto dovrebbero essere calcolate dall’Inps e non confluirebbero nell’Inpdap.

Per avere la certezza matematica della convenienza, ad ogni modo, bisognerebbe effettuare un’apposita stima previdenziale con uno studio completo.

Se vuoi approfondire l’argomento e capire se per te, che hai contributi in casse diverse, è meglio il cumulo, la totalizzazione o la ricongiunzione, vedi: Totalizzazione, cumulo o ricongiunzione?



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