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Referendum Catalogna: perché resta illegale

2 Ottobre 2017 | Autore:
Referendum Catalogna: perché resta illegale

Vince il sì all’indipendenza con il 90% ma i numeri sono falsati: urne per strada, qualcuno ha votato più volte, nessuna lista elettorale. E ora cosa succede?

Quando il presidente catalano Carles Puigdemont ha fatto la prima dichiarazione ufficiale dopo il referendum illegale in Catalogna, l’unico risultato ufficiale che dava Barcellona vittoriosa era quello sul Camp Nou: la squadra di Messi aveva superato per 3-0 l’Ud Las Palmas nel match del campionato spagnolo di calcio. Il leader degli indipendentisti, infatti, ha detto che porterà il risultato della consultazione al Parlament catalano affinché venga applicata la legge sul referendum. Cioè, per proclamare l’indipendenza della Repubblica catalana. A quell’ora, però, non c’era ancora un solo dato sul risultato delle votazioni. I risultati (cioè la vittoria del sì con il 90% dei consensi) è uscito soltanto tre ore dopo la sua dichiarazione ufficiale.

Forse Puigdemont lo conosceva già per qualche strano meccanismo, forse era solo ottimista.

La giornata del 1 ottobre ha dimostrato, fatti alla mano, che in Catalogna il referendum resta illegale. Avevamo già spiegato, prima del voto, perché questa consultazione era illecita a priori. A posteriori c’è stata la conferma. Come? Vediamo.

C’erano delle liste elettorali?

No. Qualsiasi referendum o tornata elettorale che si rispetti, affinché sia legale, si deve basare su una base certa di cittadini aventi diritto al voto. Soltanto così si può stabilire l’affluenza alle urne. Se alle liste sono iscritti 100 cittadini e si raccolgono 50 voti, l’affluenza sarà stata del 50%. Per rendere valido questo referendum (ammesso che fosse valido) ci sarebbe bisogno del voto del 50% più 1 degli aventi diritto.

Nel caso del referendum della Catalogna, invece, avere delle liste elettorali a cui sono iscritti i residenti nelle quattro province della regione (Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona) è stato un optional. Queste liste non sono mai state fatte ufficialmente ma si è preferito fare una sorta di censimento universale. Cioè, vota chi vuole, magari anche un turista che passa per caso. Non c’è stato un controllo sull’identità di tutti quelli che hanno depositato un voto nell’urna. A questo punto, su quale base numerica si darà un risultato sull’affluenza? Il presidente catalano Puigdemont ha parlato di «milioni di persone». Peccato che ancora non avesse un solo numero in mano.

È lecito votare fuori dai seggi?

No. Il diritto al voto si esercita all’interno di un seggio elettorale regolarmente riconosciuto. Non solo i seggi erano illegali, in quanto il referendum della Catalogna non è mai stato reso valido dal Governo spagnolo ma si è arrivati addirittura a votare per strada. Dopo l’intervento della Polizia per sigillare dei seggi e sequestrare urne e schede, alcuni attivisti indipendentisti hanno portato delle urne sull’asfalto avvolte in sacchi neri della spazzatura con già delle schede al loro interno. Ed alcune persone hanno potuto votare, addirittura, due o tre volte senza alcun controllo e mettendo nell’urna la scheda senza averla introdotta nell’apposita busta, pratica obbligatoria in qualsiasi consultazione elettorale in Spagna per due motivi: per la segretezza del voto e perché, se nella busta appaiono due o più schede, il voto viene annullato.

Curioso, infine, osservare come il governo autonomo catalano abbia consentito il voto telematico fino alle 23.59 del 1 ottobre, cioè quando i «seggi» erano già chiusi ed il presunto scrutinio iniziato.

È ovvio che il risultato è viziato, dopo un meccanismo improvvisato e assolutamente illegale.

Referendum Catalogna: ora che succede

Passata la giornata più calda del referendum in Catalogna, che cosa possono fare sia il Governo di Madrid sia quello catalano? Ecco le varie possibilità.

Cosa può fare il governo regionale catalano

Il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, sembra intenzionato a proclamare l’indipendenza della Catalogna in base al risultato del referendum illegale del 1 ottobre. In alternativa, gli altri possibili scenari sarebbero:

  • aspettare a proclamare l’indipendenza e chiedere al Governo di Madrid di ripartire da zero con il dialogo per trovare una soluzione politica;
  • proclamare uno sciopero generale per forzare la mano ed ottenere le proprie rivendicazioni;
  • convocare nuove elezioni regionali.

Cosa può fare il Governo di Madrid

L’esecutivo spagnolo può scegliere la via del dialogo nel caso in cui le autorità catalane lo volessero. Ma se viene dichiarata l’indipendenza della Catalogna, il Governo di Madrid potrebbe:

  • applicare l’articolo 155 della Costituzione spagnola per rimuovere dall’incarico il presidente catalano Puigdemont. L’articolo, infatti, recita: “Se una Regione non rispetta gli obblighi costituzionali o altre leggi che impongano questi obblighi, oppure attentino in modo grave contro l’interesse della Spagna, il Governo dovrà chiedere spiegazioni al presidente della Regione e, nel caso in cui non venga ascoltato, previo parere positivo del Senato, potrà adottare ogni misura necessaria per costringere quella Regione a rispettare in modo coatto detti obblighi o per proteggere l’interesse generale della Nazione»;
  • provvedere all’arresto del presidente Puigdemont in quanto promotore di un’iniziativa contraria alla Costituzione spagnola e, quindi, colpevole dei reati di insubordinazione e insurrezione.

note

Autore immagine: Pixabay.com


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4 Commenti

  1. Esiste un censo universale. Per questo era possible votare in qualsiasi seggio. Se provavi a votare due volte, il sistema te lo avrebbe segnalato. Se il sistema cadeva, gli scrutatori dovevano entrare manualmente. e poi rientrarlo nel sistema cuando si ristabiliva la connessione e comunque te lo avrebbe segnalato. Non c’è stato nessun voto telematico.

  2. Il fatto che sia illegale non significa che sia una cosa sbagliata oppure se una cosa è legale non è detto che sia giusta.

  3. in una democrazia dovrebbe essere illegale vietare al popolo di esprimere la propria volontà. la sovranità appartiene al popolo dice la ns costituzione. nel contesto in cui è avvenuto il referendum mi pare che le osservazioni fatte sulle modalita del voto siano formali. chi non ha votato si è autoescluso dal partecipare e quindi non va tenuto in considerazione.

  4. A parte la mia personale visione del referendum – ma non essendo né spagnolo, né soprattutto sul luogo per vedere come sono andate le cose mi astengo dal giudicare il merito – c’è un fatto obiettivo che nessuno dei commentatori tanto esperti di diritto spagnolo e diritto internazionale non ha detto. Che l’ambizione di un uomo sta portando sul lastrico un popolo che un tempo era il fiore all’occhiello dell’europa. Le banche e le imprese principali stanno scappando. La gente manifesta in piazza che non vuole rendersi indipendente perché non vuole – giustamente – perdere il primato che ha sempre avuto e che ha reso quella zona la Silicon Valley dell’Europa. Ora diventeranno – anzi lo sono già diventati – un Paese del terzo mondo. Questo è un fatto grave e obiettivo che dovrebbe far riflettere gli anti-europeisti. Le loro tesi economiche possono trovare appoggio solo su internet. Al pari di un contadino – con rispetto parlando per la categoria – che si alza in un convegno di neurochirurghi e dica che nessuno dei relatori ne sa qualcosa.

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