Cosa significa giustizia sociale


Aspetti teorici e pratici di un concetto a volte abusato: ecco cos’è la giustizia sociale.
Giustizia sociale, è la realizzazione del diritto e insieme della società. È la sintesi di un percorso storico-culturale lungo ma che si è espresso maggiormente solo negli ultimi due secoli. L’espressione giustizia sociale si sente spesso nei dibattiti politici ma cos’è e cosa significa nessuno lo spiega mai. Neppure i filosofi hanno proposto una definizione chiara, anzi nella filosofia, il concetto appare molto tardi. La prima volta che si presenta nel titolo di un testo è nel 1976 (The mirage of social justice).
Non è quindi semplice spiegare un concetto che affonda le sue radici nella morale cristiana e si è affermato solo di recente dopo la rivoluzione francese e la nascita dello Stato moderno. Secondo l’opinione di alcuni, giustizia sociale, dovrebbe essere la regola che governa l’azione politica di un Paese democratico. Ma capire cosa significa giustizia sociale, significa comprendere come questo concetto si realizza praticamente nella vita i tutti i giorni. Pertanto tralasceremo il senso più generico secondo cui giustizia sociale è ciò che risponde a cosa sia una società giusta, trattandosi di una visione più teorica che pratica.
Il concetto di giustizia sociale nella visione contemporanea
La giustizia sociale si occupa delle difficoltà che la società affronta nel mondo del lavoro, dell’istruzione, della assistenza sanitaria, del bisogno economico e adotta le soluzioni per risolverli.
La giustizia sociale, è, secondo una visione moderna, il motore che conduce alla soluzioni dei problemi di una società, sulla base di uno scambio tra generazioni. È evidente che ogni uomo necessità dell’altro per soddisfare quella serie di bisogni che da solo non potrebbe realizzare. Tali bisogni sono presenti sin dalla nascita e, inizialmente, si soddisfano grazie all’aiuto dei componenti della famiglia ma, in questa visione di reciproco scambio, si restituiscono nel momento in cui i genitori diventano anziani, quando cioè saranno loro ad avere bisogno dei figli. Questa visione laica della giustizia sociale non è quindi messa in atto per amore della pace sociale o per puro spirito cristiano. Si tratta invece di rispondere ad obblighi, per cui colui che oggi fa, domani riceverà. Allo stesso modo lo Stato risolve le difficoltà della società, per ricompensarla del sacrificio sopportato nel sostenerlo e alimentarlo anche attraverso la tassazione. Lo Stato sociale agisce da solo (per mezzo delle sue istituzioni), ma si integra con le diverse formazioni sociali (famiglia, scuola, associazioni, ecc.) coordinandole per risolverne i problemi.
La giustizia sociale in una accezione più completa
Ma una definizione così utilitaristica della giustizia sociale appare troppo riduttiva. Non è solamente scambio interessato di favori per la soddisfazione di bisogni più o meno personali. È soprattutto realizzazione delle piene libertà dell’individuo e della uguaglianza di tutti i cittadini (principi questi che hanno segnato la nascita del moderno Stato sociale o Welfare State).
Si parla allora di libertà dalla fame, dal bisogno economico, dall’ignoranza, dallo sfruttamento, dalla disoccupazione. La giustizia sociale, che assicura tali libertà, risolve le difficoltà e soddisfa i bisogni delle società che amministra. Il presupposto da cui muove, è più profondo: tutti gli esseri umani hanno uguali diritti e la giustizia implica l’uguaglianza. Pertanto la giustizia sociale non può essere statica, non può cioè limitarsi a mantenere l’ordine sociale, ma è un concetto dinamico che promuove il cambiamento positivo della collettività. Lo Stato si farà quindi promotore di attività che garantiscano le libertà fondamentali assicurando alloggi decenti, educazione, assistenza sanitaria, ecc.
La giustizia sociale rende accessibili a tutti, i diritti sociali di libertà: pensiero, espressione, religione e associazione, libertà di movimento e in generale d’iniziativa economica. È compito dello Stato che attua la giustizia sociale rimuovere tutti gli impedimenti che la ostacolano. Questa impostazione ha acquistato vigore nell’ultimo dopoguerra ed è presente in molte costituzioni come quella della Repubblica italiana [1].
note
[1] Art. 3 Cost. it.