Registro indagati: l’iscrizione può creare problemi ai familiari?


Sono iscritto nel registro degli indagati per una minaccia aggravata. Questo può comportare l’esclusione di mia figlia dal concorso per agenti di polizia di stato?
Essere indagati in un procedimento penale non significa essere colpevoli; soprattutto, nel nostro ordinamento giuridico, dove il sistema penale è fondato sulla presunzione di non colpevolezza. La partecipazione della figlia del lettore al concorso per agenti di polizia, pertanto, non dovrebbe incorrere in nessun rischio d’esclusione. Questo, tuttavia, non significa che i commissari d’esame non procederanno al controllo della fedina penale dei partecipanti e dei relativi ascendenti e discendenti (genitori in questo caso); anzi, saranno molto oculati nel valutare la purezza del casellario giudiziario di tutto il nucleo familiare. Tuttavia, nel caso specifico, non si tratterebbe di una indagine avviata per associazione a delinquere, estorsione, o sequestro di persona, ma per un reato minore, e cioè minaccia, anche se aggravata. Ovviamente, non si può dare al lettore la certezza che questa indagine penale non fuoriesca tra le carte dei commissari d’esame. Molte volte, il parente condannato (o imputato) per un qualsiasi reato è invocato dagli esaminatori come alibi per poter escludere un partecipante da un concorso; e, purtroppo, l’arbitrarietà attribuita a questo corpo armato è talmente elevata che certe volte sfocia in decisioni d’esclusione, ingiuste, anche nei confronti di chi si ritrova un genitore condannato per reati mafiosi, dove il figlio è costretto a pagare per le malefatte del proprio genitore. Si può, però, confermare che nell’eventuale, quanto denegata, ipotesi in cui la figlia del lettore dovesse incorrere nell’esclusione in oggetto, e per i motivi di cui sopra, quest’ultimo avrebbe il sacrosanto diritto di impugnare la decisione dinanzi l’autorità giudiziaria competente (il tribunale amministrativo regionale) e, con ogni probabilità, uscire vittorioso da quel ricorso. Concludendo, alla domanda in esame si può rispondere che una mera indagine iniziata nei confronti del lettore non potrà arrecare problemi a sua figlia. Se questa indagine un domani dovesse sfociare in una imputazione o, peggio, in una condanna, allora i commissari d’esame potrebbero valutare la situazione negativamente; tuttavia, in questo caso, la figlia avrebbe il rimedio giudiziale del ricorso per contestare il torto subito e far valere i suoi diritti.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Salvatore Cirilla