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Come anticipare la pensione nel 2018

2 Novembre 2017 | Autore:
Come anticipare la pensione nel 2018

Ape sociale e volontaria, Rita, pensione anticipata quota 41 e a 63 anni, pensione di anzianità lavori usuranti: tutti i modi per uscire prima dal lavoro.

L’età pensionabile aumenta, ma le scappatoie restano: nonostante gli incrementi dei requisiti per la pensione, difatti,  restano alcune deroghe, riservate a specifiche categorie di lavoratori, che consentono di anticipare la pensione.

Vediamo quali sono.

Pensione anticipata 2018

La pensione anticipata consente di pensionarsi a qualsiasi età, purché si possiedano almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, o 41 anni e 10 mesi se donne. La pensione non subisce alcuna decurtazione e può essere ottenuta il 1° giorno del mese successivo alla presentazione della domanda (non si applicano i periodi di finestra).

Pensione anticipata lavoratori precoci

I lavoratori precoci, cioè coloro che possiedono almeno 12 mesi di contributi da effettivo lavoro accreditati prima del compimento del 19° anno di età, possono ottenere la pensione anticipata con soli 41 anni di contributi se appartengono alle categorie beneficiarie dell’Ape sociale o agli addetti ai lavori usuranti e ai turni notturni.

Pensione anticipata a 63 anni di età

Coloro che sono soggetti al calcolo integralmente contributivo della pensione possono ottenere la pensione anticipata a 63 anni e 7 mesi di età se:

  • possiedono almeno 20 anni di contributi;
  • hanno diritto a un assegno pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (cioè a 1255 euro mensili).

Chi non ha diritto al calcolo contributivo della pensione può ottenere comunque il trattamento optando per il computo nella gestione Separata.

Ape volontario a 63 anni

A 63 anni è anche possibile ottenere l’Ape volontario, o anticipo pensionistico volontario: si tratta di un assegno, ottenuto attraverso un prestito bancario, che accompagna il lavoratore fino al perfezionamento dei requisiti di età per la pensione di vecchiaia (dal 2018, 66 anni e 7 mesi per tutti). Il lavoratore, per ottenerlo, deve possedere almeno 20 anni di contributi ed essere iscritto a una gestione Inps (fondo pensione lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti, gestione Separata, ex Inpdap…).

L’anticipo comporta delle penalizzazioni sulla futura pensione.

Ape social a 63 anni

L’Ape social è un assegno che, come l’Ape volontario, accompagna il lavoratore dai 63 anni sino al perfezionamento del requisito d’età per la pensione di vecchiaia. La misura, però, è a carico dello Stato, quindi non comporta tagli della futura pensione. Per ottenerla sono necessari 30 anni di contributi, se il lavoratore appartiene alle categorie dei disoccupati, caregiver o invalidi, oppure 36 anni di contributi se il lavoratore appartiene alle categorie degli addetti ai lavori faticosi o rischiosi. Le donne hanno però diritto a uno sconto di 6 mesi di contributi per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni, quindi possono ottenere l’Ape con un minimo di 28 o 34 anni di contributi. Per approfondimenti: Chi ha diritto all’Ape social.

Pensione a 61 anni per gli addetti ai lavori usuranti

Gli addetti ai lavori usuranti e i lavoratori notturni possono ottenere la pensione di anzianità con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi. Non si tratta degli addetti ai lavori faticosi e rischiosi beneficiari dell’Ape sociale, ma dei lavoratori individuati da un noto decreto del 2011 [1].

Questi lavoratori, nel dettaglio, accedono alla vecchia pensione di anzianità con le quote se le attività sono state svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10 di vita lavorativa o per almeno metà della vita lavorativa. Gli adempimenti per presentare la domanda di pensione sono stati recentemente semplificati e i requisiti per la pensione sono stati bloccati. Per approfondire: Pensione anticipata lavori usuranti e notturni.

Rita, pensione con 10 anni di anticipo

La sigla Rita sta per rendita integrativa anticipata: si tratta di una misura a cui possono accedere i lavoratori che aderiscono alla previdenza complementare. Nel dettaglio, questi lavoratori possono ricevere la pensione complementare sino a 10 anni prima del perfezionamento dei requisiti per la pensione, se disoccupati.

Pensione di vecchiaia anticipata per invalidi

Chi ha un’invalidità pensionabile (non è sufficiente il semplice riconoscimento dell’invalidità civile) riconosciuta pari o superiore all’80%, se lavoratore dipendente del settore privato può ottenere la pensione di vecchiaia a 60 anni e 7 mesi di età (a 55 anni e 7 mesi se donna), con una finestra di attesa di 12 mesi, se possiede almeno 20 anni di contributi.

Per i non vedenti, l’età pensionabile è ridotta di ulteriori 5 anni.

Maggiorazione dei contributi

Non dimentichiamo, infine, che diverse categorie di lavoratori possono ottenere delle maggiorazioni contributive, ossia dei contributi figurativi accreditati in più, in presenza di particolari situazioni (in alcuni casi anche un aumento del trattamento di pensione):

  • invalidità riconosciuta superiore al 74%: in questo caso, il lavoratore ha diritto a 2 mesi di contributi in più ogni 12 mesi di servizio prestato;
  • lavoratrici madri soggette al calcolo interamente contributivo della pensione;
  • vittime di atti di terrorismo;
  • servizio svolto in particolari condizioni dagli appartenenti al comparto difesa, sicurezza e soccorso;
  • operai addetti ai lavori insalubri e ai polverifici o esposti all’amianto.

Per conoscere tutte le maggiorazioni: Pensione anticipata, tutte le maggiorazioni dei contributi.

Vecchie misure

Vi sono poi alcune misure i cui requisiti devono risultare già maturati da tempo, ma che risultano ancora accessibili grazie alla cristallizzazione: la cristallizzazione, difatti, comporta che, una volta maturati i requisiti per un determinato trattamento, l’interessato possa richiederlo anche successivamente, persino nel caso in cui la normativa cambi.

Così, è ancora possibile che le lavoratrici che hanno maturato almeno57 anni e 7 mesi di età entro il 31 luglio 2016 e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015 possano richiedere l’opzione donna, o che i lavoratori nati sino al 1952 possano ancora richiedere il Salvacondotto, se rientranti tra le categorie aventi diritto.


note

[1] D.lgs. 67/2011.


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1 Commento

  1. Caro Riccardo,

    sentirti parlare a me sembra incredibile che tu sia un docente di Economia che se la prende con i pensionati, purtroppo per essere tra i “migliori” nel sistema che si deve auto proteggere, come del resto tutti i sistemi, si devono dire certe cose ovviamente, se tu dicessi qualcosa di utile per cambiare le cose in meglio molto probabilmente non verresti più invitato. In questo Paese si possono sentire queste cose, come quelle di una funzionaria della prefettura dire al padre e marito che in lacrime chiedeva aiuto per i figli e la moglie sepolti dalle macerie provocate dalla valanga a Rigopiano: ” ma no non è vero, è una bufala che gira da questa mattina…”, poi per completare il quadro far telefonare al direttore dell’hotel al mare di Pescara e chiedere se andava tutto bene, infatti disse che andava tutto bene là, chissà se ha anche detto che la andava talmente bene che alcuni facevano il bagno al mare. E la funzionaria ora non è nemmeno indagata.

    Di storie incomprensibili che avvengono in questo Paese potrei tediarti non per ore ma per giorni.

    Ma visto che fai economia invece di prendertela con i pensionati, non intendo quelli d’oro o quelli che hanno due, tre o quattro pensioni come i politici, ma per quelli che sono la maggioranza che hanno lavorato per decenni e se anche ci sono quelli che hanno lavorato 20 anni questo gli è stato pagati da politici strapagati o disonesti come la magistratura ci ha dimostrato in questi circa 30 anni e da incapaci. Ma come già detto gli incapaci sono utili ala sistema.

    Ora la domanda che vorrei farti, sperando che tu sappia rispondere, mi vuoi dire che con tutto ostentato sapere perché non fai quello che dovresti fare che è quello di chiederti che l’Italia è al quarto posto nella classifica mondiale per il paesi che per percentuale evadono le tasse dopo a Messico, Turchia e Grecia, ma in termini assoluti,cioè rispetto al P.I.L. siamo i primi. Per la stessa ragione siamo i primi al mondo per corruzione con 70-86 miliardi l’anno (la Corte dei Conti nelle prime settimane del 2011, confermando le stime dell’allora governatore della Banca D’Italia che diceva che l’evasione fiscale era pari al 16% del P.I.L., LO PUOI TROVARE FACILMENTE IN INTERNET), che a queste cifre si dovevano aggiungere altri 50-60 miliardi per corruzione che sono aumentati nel frattempo con le grandi opere, appunto a 70-86 miliardi.

    Ora con l’evasione fiscale che va oltre ai 360.000.000.000 di euro (poi ti parlo della barzelletta dei 120 miliardi che ti hanno insegnato che che deriva da uno studio fatto dalla Confindustria tra il 2009 e il 2010), ovviamente negli oltre 300 miliardi di evasione sono compresi anche l’evasione dei contributi INPS (solo questo ente si è accorto che negli ultimi anni sono stati evasi 105 miliardi di euro (quelli di cui si sono accorti), per altri esperti sono 145 miliardi i contributi evasi. Poi la corruzione 70-86, (anche i meno dotati hanno capito che la corruzione si paga con i fondi neri creati dell’evasione fiscale), tasse su case sconosciute all’Agenzia delle Entrate, etc. etc.

    Se fossero recuperati questi soldi di evasione fiscale si potrebbero dare qualcosa come 4.000.000 di nuoci posti di lavoro veri (hai letto bene) con uno stipendio di 75.000 euro lordi l’anno che complessivamente questi nuovi posti di lavoro ridarebbero ogni anno nelle casse dello Stato ulteriori 84.000.000.000 di euro come INPS e ulteriori circa 60.000.000.000 di euro come IRPEF. Inoltre ci sarebbero ancora 40.000.0000.000 di euro come TFR che potrebbe essere utilizzato per altre cose.

    Se invece tu vorresti credere alla barzelletta dei 120 miliardi, visto che fai parte delle istituzioni come docente universitario, devi tener conto delle dichiarazioni della Corte dei Conti, quindi con 200.000.000 di euro (che trovi anche dalle dichiarazioni del ministro attuale dell’economia nel novembre 2016) se recuperati darebbero la possibilità di 2.666.666 di nuovi posti di lavoro (numero periodico per tenere sempre 75.000 euro annui lordi di stipendi per i nuovi occupati), in questo caso ridarebbero nelle casse dello Stato ogni anno ulteriori 56.000.000.000 di euro come INPS e ulteriori circa 40.000.000.000 di euro come IRPEF. Inoltre anche qui ci sarebbero 27.000.000.000 di euro come TFR.

    Come vedi caro professore come mettere la vuoi mettere si risolverebbero tutti i problemi di questo Paese: lavoro, pensioni, assegni di cittadinanza, chiudere il buco pubblico o comunque ridurlo a cifre sopportabili nel giro di qualche anno, rilanciare il Paese economicamente e moralmente.

    Il metodo per recuperare questa evasione fiscale è ancora più semplice del conteggio sopra descritto ossia creando il conflitto d’interessi tra gli imprenditori e i clienti e quello più semplice è quello di permettere ai lavoratori dipendenti circa 22.000.0000 e ai pensionati circa 17.000.000 che sommando il famigliari di queste due categorie farebbero un “esercito” di controllori di circa 45.000.000 di persone ed in questo caso il controllo dell’evasione fiscale sarebbe capillare. Ovviamente tutte le altre categorie potrebbero portare in detrazione L’I.V.A. che è l’uovo di Colombo. per i disoccupati visto che attualmente non hanno reddito gli si potrebbe riconoscere il 30% dell’I.V.A. pagata. Ma come detto sopra rimarrebbero senza reddito per poco.

    Il fatto che i “geni” come te non capiscono nemmeno che i circa 30 miliardi da restituire per la detrazione dell’I.V.A. allo Stato non costerebbe nulla perché verrebbero compensati come da 22 anni sostengo dall’I.V.A. ora evasa che con questo metodo verrebbe recuperata.

    Visto che fai economia sociale, questi nuovi posti di lavoro farebbero da volano ad altri posti di lavoro perché i nuovi occupati avrebbero bisogno di nuovi siti, di arredi, di macchinari, etc. ed inoltre, con uno stipendio serio potrebbero tornare a sposarsi o comunque a fare figli, ciò che politici disonesti ed incapaci non gli permettono più dal 1980 (PROFESSORE NON TI CHIEDO PERCHE’ PROPRIO DA QUELL’ANNO PERCHE’ TI METTEREI IN FORTE IMBARAZZO COME HO MESSO IN IMBARAZZO “ESPERTI” COME TE MOLTO PIU’ ATTEMPATI), quindi nuove case, arredi e di tutto quello che famiglie di nuova istituzione avrebbero di bisogno.

    Invece, grazie a disonesti come ci ha dimostrato la magistratura e incapaci siamo qui a contare tutti gli anni oltre 4.000 suicidi l’anno (PROFESSORE VISTO QUELLO CHE INSEGNI LEGGI BENE QUESTI DATI ISTAT CHE T LASCIO SOTTO), inoltre altre migliaia di morti per la stessa ragione per:

    persone che muoiono in case o scuole di “burro” per scosse telluriche che in altri paesi civili farebbero solo un po’ di paura;

    per alluvioni, esondazioni o frane ogni due o tre giorni di pioggia intensa;

    nei posti di lavoro;

    sulle strade;

    per mala sanità;

    per stupidità come sopra descritto.

    E tutti i politici e gli “esperti” ci dicono che non è possibile ovviare perché non ci sono risorse economiche?????????????????????????????????????

    Per giunta abbiamo dei media scesi dal 73° al 77° posto l’anno scorso nella classifica per la libertà di stampa e di informazione dei media, anche dietro a paesi del terzo mondo, che permettono di tenere nascoste tante notizie utili.

    Comunque, tutti i morti sopra citati che se sommati e moltiplicati solo per gli ultimi 20 anni farebbero un numero tale che probabilmente nemmeno la mafia che è un cancro sociale è riuscita a fare nei sui 2400 anni di storia.

    Buona riflessione a tutti, sperando che quelli dell’articolo 41 anni di contributi per tutti sappiano fare uso di quanto sopra.

    Ringraziando per l’attenzione

    Giuseppe Vitali

    p.s. sotto quanto citato sopra così non potrete più nemmeno avere l’alibi di dire non sapevo, tralascio i dati ISTAT relativi all’aumento dei morti del 2015, l’11% in più vale a dire 67.000 e quelli degli anni seguenti perché come detto dal Censisi tra gli 11 e 12 milioni di italiani non si curano più sia per le lunghe attese di mesi, sia perché non hanno più nemmeno i soldi per pagare i ticket.

    I suicidi in Italia – Istat

    08 ago 2012 – Tendenze, confronti internazionali e avvertenze per l’uso delle statistiche sui suicidi. … Fra i Paesi Ocse, l’Italia registra uno dei più bassi livelli di mortalità per suicidio. … La propensione alsuicidio è maggiore tra la popolazione maschile, oltre tre volte quella femminile, e cresce all’aumentare dell’età.

    I suicidi in Italia ASCOLTA

    LE STATISTICHE SUI SUICIDI VANNO ANALIZZATE TENENDO PRESENTE ALCUNE IMPORTANTI AVVERTENZE.

    LE STATISTICHE PRODOTTE A LIVELLO INTERNAZIONALE SUI SUICIDI POSSONO SOTTOSTIMARE IL FENOMENO A CAUSA, IN PRIMO LUOGO, DELLA DIFFICOLTÀ A INDIVIDUARE IL SUICIDIO COME CAUSA DI MORTE. IN BASE ALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE, PERÒ, TALE DIFFICOLTÀ NON AGISCE IN MANIERA SELETTIVA SUI DIVERSI GRUPPI DI POPOLAZIONE E, QUINDI, NON COMPROMETTE L’UTILIZZABILITÀ DI QUESTE STATISTICHE, CON LE OPPORTUNE CAUTELE, PER CONFRONTI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO.

    IN SECONDO LUOGO, È ESTREMAMENTE DIFFICILE INDIVIDUARE I MOTIVI CHE INDUCONO IL SINGOLO INDIVIDUO A TOGLIERSI LA VITA, A CAUSA DELLA NATURA MULTIDIMENSIONALE DEL FENOMENO.

    L’ISTAT RILEVA I SUICIDI ATTRAVERSO DUE INDAGINI: UNA DI FONTE SANITARIA SU “DECESSI E CAUSE DI MORTE” (DATI DIFFUSI SU I.STAT), L’ALTRA DI FONTE GIUDIZIARIA SU “SUICIDI E TENTATIVI DI SUICIDIO”. DA UNO STUDIO SULLE DUE FONTI RISULTA CHE L’INDAGINE “DECESSI E CAUSE DI MORTE” HA UNA MIGLIORE COPERTURA DEL FENOMENO: INFATTI, NEGLI ULTIMI ANNI LE STATISTICHE DI FONTE GIUDIZIARIA REGISTRANO IL 20-25% IN MENO DI CASI RISPETTO A QUANTO MISURATO DALLA FONTE SANITARIA.

    PER QUESTO MOTIVO, E PER GLI STRINGENTI REQUISITI DI QUALITÀ RICHIESTI DAI REGOLAMENTI EUROPEI ALL’INDAGINE DI FONTE SANITARIA, D’ORA IN AVANTI L’ISTAT INCLUDERÀ NELLE PROPRIE PUBBLICAZIONI I DATI SUI SUICIDI PROVENIENTI ESCLUSIVAMENTE DALLA RILEVAZIONE SUI “DECESSI E CAUSE DI MORTE”, COME GIÀ AVVIENE NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI.

    FRA I PAESI OCSE, L’ITALIA REGISTRA UNO DEI PIÙ BASSI LIVELLI DI MORTALITÀ PER SUICIDIO. TRA IL 1993 E IL 2009 LA MORTALITÀ È DIMINUITA SIGNIFICATIVAMENTE DA 8,3 A 6,7 SUICIDI OGNI CENTOMILA ABITANTI, CON PICCOLE VARIAZIONI SU LIVELLI STORICAMENTE BASSI NEGLI ULTIMI ANNI.

    LA PROPENSIONE AL SUICIDIO È MAGGIORE TRA LA POPOLAZIONE MASCHILE, OLTRE TRE VOLTE QUELLA FEMMINILE, E CRESCE ALL’AUMENTARE DELL’ETÀ.

    NORD-EST E NORD-OVEST SONO LE RIPARTIZIONI CON I LIVELLI DI MORTALITÀ PER SUICIDIO PIÙ ALTI, IL CENTRO E LE ISOLE OSCILLANO SU VALORI PROSSIMI ALLA MEDIA NAZIONALE, MENTRE IL SUD PRESENTA VALORI NETTAMENTE INFERIORI.

    L’ANALISI PER LIVELLO DI ISTRUZIONE EVIDENZIA UNA MAGGIORE PROPENSIONE AL SUICIDIO TRA LE PERSONE CON TITOLI DI STUDIO MEDIO-BASSI. PER TUTTI I TITOLI DI STUDIO LA CLASSE DI ETÀ PIÙ ANZIANA PRESENTA SEMPRE LIVELLI PIÙ ALTI E LA MAGGIORE PROPENSIONE AL SUICIDIO SI HA FRA LE PERSONE CON UN PIÙ BASSO LIVELLO DI ISTRUZIONE E UN’ETÀ SUPERIORE AI 45 ANNI.

    LE MODALITÀ DI SUICIDIO PREVALENTI SONO: “IMPICCAGIONE E SOFFOCAMENTO” (52,1%) PER GLI UOMINI, “PRECIPITAZIONE” (35,1%) E “IMPICCAGIONE E SOFFOCAMENTO” (33,4%) PER LE DONNE.

    SI RICORDA CHE IL SUICIDIO È UN EVENTO CON UNA FORTE COMPONENTE DI EMULAZIONE ED È NECESSARIA UN’INFORMAZIONE RESPONSABILE DA PARTE DEI MEZZI DI INFORMAZIONE, COME INDICATO NELLE LINEE GUIDA DELL’OMS.

    PER INFORMAZIONI

    RILEVAZIONE SULLE CAUSE DI MORTE
    STEFANO MARCHETTI
    TEL. 0646737396

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