Finanziamenti alle PMI: il fondo di garanzia dopo il decreto del Fare


Le banche saranno garantite dallo Stato e le imprese potranno accedere più facilmente ai finanziamenti.
Il decreto del Fare, approvato lo scorso 15 giugno 2013 dall’esecutivo Letta ha rinvigorito lo strumento del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese per dare maggiore slancio alla nostra economia.
In sintesi, il Fondo è finalizzato a sostenere lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, concedendo una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti richiesti direttamente alle banche private e da queste ultime erogati.
Lo Stato quindi non darà un incentivo a fondo perduto ma un servizio che consiste nella garanzia del rimborso del finanziamento ottenuto dall’impresa in caso di insolvenza. In questo modo, si spera che le PMI possano ottenere finanziamenti che, altrimenti, non sarebbero stati loro erogati.
In pratica, l’impresa che ha bisogno di un finanziamento e che intende richiederlo, contando sulla garanzia dello Stato, deve farne richiesta alla banca erogatrice e muoversi nell’ambito di una procedura di affidamento. Si tratta di una “istruttoria” per la valutazione del merito creditizio del soggetto economico. Essa viene svolta a tutela dello Stato dato che, con l’intervento del Fondo, il finanziamento (sebbene solo per la quota garantita) è a rischio zero per la banca.
Il Fondo può operare non solo con la garanzia diretta, ma anche con la cosiddetta controgaranzia. In tal caso, il Ministero dello Sviluppo Economico interviene non con una garanzia diretta a favore dell’impresa (che si indebita), ma con una garanzia congiunta a quella che già autonomamente può essere fornita da un Confidi tradizionale.
In tal caso è il Confidi a garantire il finanziamento concesso dall’istituto di credito e a garantirsi, a sua volta, attraverso il Fondo di Garanzia.
Possono accedere ai benefici in commento solo le imprese economicamente sane, per come indicate dai regolamenti dell’UE e dalla legge stessa.
Il problema che, in proposito, potrebbe verificarsi è che è molto facile che un’impresa sia economicamente sana, ma – specie in questo periodo – risulti tale anche dal punto di vista della dinamica entrate/uscite, almeno nel breve periodo. In molti avrebbero bisogno di un consolidamento delle cosiddette passività a breve, ossia in tutti i casi di discrasia tra le uscite (immediate) e le entrate (non immediate).