Prove nel processo e sistemi per ottenere la separazione con addebito e il divorzio dal coniuge infedele o sospettato di adulterio.
«Avvocato, mia moglie di tradisce ma non ne ho le prove». Dinanzi a un’affermazione del genere, un legale non può che rispedire il cliente a casa e raccomandargli di raccogliere quantomeno degli indizi dell’infedeltà coniugale. Questo perché, salvo ci si voglia separare senza intavolare battaglie sull’addebito, chi assume di avere un coniuge infedele deve anche sobbarcarsi il compito di dimostrarlo. Il giudice non può credere alle affermazioni delle parti sulla base della semplice parola o su sospetti. Né bastano le deduzioni logiche che, ai più, sembrerebbero scontate, come il fatto che la moglie torni sempre tardi la notte o che il marito abbia una macchia di rossetto sulla camicia. Gli indizi, per diventare prove, devono essere «gravi, precisi e tra loro concordanti». Detto ciò, come si fa a scoprire un tradimento? Quali sono le prove ammesse dalla legge e quali possono essere prodotte davanti al giudice? Di tanto parleremo in questo articolo.
Indice
Perché è necessario scoprire un tradimento?
Prima però di spiegare come scoprire un tradimento ci sia concesso di spendere poche parole sulle ragioni per cui, una volta avuto il sospetto dell’altrui infedeltà, si voglia anche raggiungere la prova certa di ciò, per portarla al giudice. In altre parole è davvero necessario dimostrare un tradimento e perché lo si fa? Certo, c’è una questione ideologica, per “sconfessare” davanti alla collettività il fedifrago. Ma non solo. Lo scopriremo qui di seguito.
Quando un coniuge viene scoperto avere una relazione adulterina – sia essa occasionale o stabile – si macchia di un illecito di natura civile: il tradimento non è un reato ma un atto contrario al matrimonio. Questo consente all’altro coniuge di chiedere la separazione e poi il divorzio. Non che, senza tradimento, questi non avrebbe potuto comunque ottenere lo stesso risultato (ci si può separare anche solo perché è venuto meno l’amore), ma quando la separazione avviene a causa di un comportamento colpevole di uno dei due coniugi, quest’ultimo subisce quello che si chiama «addebito»: vuol dire che a lui viene imputata la responsabilità per la rottura del legame. Ebbene: quali sono le sanzioni che conseguono all’addebito e, quindi, tra l’altro al tradimento? Nessuna. Non si paga una multa, non si va in galera, non si versa alcun risarcimento del danno [1], non si perde neanche l’affidamento dei figli. Ma allora perché ci si “ammazza” così tanto per ottenere l’addebito? Perché l’unica conseguenza è che chi subisce l’addebito non può più chiedere il mantenimento all’ex anche se ha un reddito più basso [2].
Un esempio aiuterà a capirsi immediatamente. Immaginiamo un uomo con uno stipendio di 2mila euro al mese e la moglie disoccupata. Se i due decidono di separarsi perché non si amano più, l’uomo verserà alla moglie un mantenimento variabile tra i 500 e i 700 euro al mese. Se i due dovessero separarsi perché lei scopre il tradimento di lui, le cose non cambiano: lui è ugualmente tenuto al mantenimento, non come sanzione del tradimento ma per avere un reddito superiore. Il tradimento quindi non ha avuto alcuna influenza sulle condizioni di separazione. Se invece, è lei a tradire il marito, benché disoccupata non potrà mai chiedere un mantenimento. Tutto ciò a cui potrebbe aver diritto sono gli alimenti (misura ben inferiore al mantenimento e solo se dimostra di essere nella più assoluta incapacità di sopravvivere).
Detto ciò, dimostrare al giudice un tradimento potrebbe essere del tutto inutile se il coniuge tradito è anche colui che ha un reddito più basso, poiché questi avrà sempre diritto al mantenimento.
Fra l’altro, è vero che il tradimento fa scattare l’addebito (ossia la responsabilità) per la rottura dell’unione, ma è anche necessario che esso sia stato l’effettiva causa dell’intollerabilità della convivenza e non, piuttosto, la conseguenza di una crisi irreversibile già in atto (in tal caso, nessuna sanzione deriverebbe per il coniuge fedifrago). Per cui, è lecito tradire la moglie se con questa i rapporti sono già in crisi irreversibile.
Quali metodi per scoprire un tradimento tramite il cellulare?
Sai che il 70% dei tradimenti viene scoperto per causa di un cellulare? Da quando sono stati inventati gli sms, i messaggini e le chat private (anche quelle su Messenger di Facebook), la tecnologia è diventata la “prova provata” del tradimento, anche se – come vedremo a breve – non sempre per i giudici i “bit” hanno valore di prova.
Ci sono diversi metodi usati dalle coppie per scoprire un tradimento. C’è chi usa i registratori lasciati aperti a casa e addirittura ora esiste l’orologio sveglia con telecamera nascosta. Ma i metodi più inflazionati per scoprire un tradimento sono quelli tramite il cellulare. Ecco i più importanti (maggiori info su Come scoprire un tradimento con lo smartphone).
Condividi la tua posizione
Se il tuo lui o la tua lei ti dice di essere a una riunione o in giro per lavoro, chiedigli di condividere la sua posizione tramite WhatsApp o qualsiasi altro strumento dello smartphone. Potrai scoprire se dice il vero o il falso.
Mandami una foto
Quand’anche la posizione non dice nulla di che, c’è sempre la prova fotografica. «Sono a cena con i colleghi di lavoro». Cosa di meglio di un selfie per vedere se dice la verità o mente? E per chi pensa di inviare una foto preconfezionata o fatta qualche minuto prima, c’è il video o la conferenza telefonica che non lascia scampo.
La cronologia delle telefonate
A meno che si cancelli costantemente le chiamate in uscita più scottanti – ma bisogna avere una memoria di ferro – la cronologia delle telefonate può dire molto. Anche se la prova è molto “labile”.
I preferiti delle chat sono sempre in cima
Il tuo cellulare, qualsiasi esso sia, registra i contatti preferiti, quelli cioè con cui parli più spesso. Lo sapevi? Sì: se vai su WhatsApp e inizi una chat, l’app ti suggerisce i contatti con cui hai scambiato messaggi più di frequente. Su WhatsApp si può vedere infatti la classifica dei contatti con cui chattiamo di più. Basta aprire la classifica nella pagina “utilizzo dati”, e vedere chi si trova nelle prime posizioni. Quindi, se anche hai provveduto a cancellare tutte le conversazioni precedenti, sappi che WhatsApp si ricorda anche del tuo cestino della spazzatura. Stesso discorso per Messanger: quando vai sulla nota app di messaggistica collegata a Facebook, appaiono i contatti frequenti. Alcuni cellulari (come Samsung) hanno questa funzione anche per quanto riguarda le chiamate.
Archiviare non significa cancellare
Spesso le conversazioni su WhatsApp non vengono cancellate ma semplicemente archiviate. Il successivo messaggio richiama tutta la cronologia, e anche le frasi più compromettenti.
Dal cestino si recupera tutto
Chi si scatta un selfie per mandarlo all’amante, deve sapere che molti cellulari contengono una cartella con le foto cancellate. Cartella che rimane visibile a tutti fino a definitivo svuotamento, che però deve avvenire manualmente.
Quali prove portare al giudice per dimostrare il tradimento?
Una volta che hai la certezza di essere stato tradito/a devi portare le prove al giudice. E qui viene il bello perché tanto il codice civile quanto quello di procedura civile sono stati scritti quando non esistevano gli smarphone e anche le macchine fotografiche erano totalmente diverse da quelle che esistono oggi. Nè il legislatore si è premurato di aggiornare le norme. Così le prove che possono inchiodare il coniuge fedifrago possono essere o le lettere all’amante (perché la carta è sempre una prova documentale) o le testimonianze. Ma se ormai nessuno scrive più come ai tempi di Giulietta e Romeo, i pettegoli sono sempre esistiti (e mai tramonteranno). Per cui la prova testimoniale resta sempre fondamentale. E tra le testimonianze, oltre agli amici, c’è anche quella del detective. Proprio sull’investigatore privato la giurisprudenza ha speso numerose pagine. Il report dello 007, in sé, non ha alcun valore di prova se è contestato dalla controparte (verosimile che lo faccia immediatamente), ma se questi ha scattato la foto agli amanti è perché li ha visti e, quindi, è anche il testimone chiave.
La mail semplice, trovata sul pc o sul telefonino, è una prova? In teoria no. Ma ormai i giudici si stanno adeguando ai tempi e sempre più sentenze hanno riconosciuto alla posta elettronica il valore di indizio sufficiente a dimostrare la colpevolezza (si pensi che alcuni giudici ritengono che anche il licenziamento si possa inviare con email). Stesso discorso per gli sms che, se anche non possono essere archiviati, possono essere fotografati o fatti leggere a un amico che poi possa testimoniare di aver visto il testo hot.
Il punto però è un altro: come procurarsi sms ed email senza violare l’altrui privacy? Qui i giudici si scontrano. Secondo alcuni le prove acquisite illegittimamente – ossia violando la riservatezza altrui (come l’account email o appropriandosi del cellulare del coniuge) – non hanno valore nel processo [3]. Altri invece sposano l’interpretazione opposta [4]. A confermare il fatto che i dati ottenuti attraverso la lesione della altrui privacy sono ugualmente utilizzabili in processo, se serve per far valere un proprio diritto, sono anche due sentenze di recente pubblicazione e che, per certi versi, possono destare una certa preoccupazione. La prima è del Tribunale di Torino e risale a due anni fa [5]: secondo il giudice piemontese ben si può violare l’altrui account di posta elettronica, frugare e sgraffignare tra le email ricevute, crearne una copia e produrle poi in causa a prova del tradimento del coniuge. Dello stesso tenore, poi, una più recente pronuncia, questa volta della Corte di Appello di Trento [6] secondo cui è consentito chiamare in causa, come testimone, il soggetto che, di nascosto, abbia letto gli sms compromettenti arrivati sul cellulare del fedifrago.
Secondo altri giudici, tra conviventi la riservatezza è compressa ed è ben possibile che l’uno ficchi il naso negli affari dell’altro se quest’ultimo ha lasciato lo smartphone sul tavolo, sul divano e, comunque, non nascosto nel cassetto o con la password.
Certo, una frase come «Se non mi fai vedere il cellulare ti lascio» potrebbe integrare gli estremi della violenza e configurare un altro tipo di illecito. Ma chi mai andrà a denunciare un fatto del genere?
Veniamo alla tanto amata fotografia. In sé e per sé una foto non è una prova documentale; lo diventa però solo se non viene contestata dalla controparte. La contestazione non può essere semplice e generica: in buona sostanza, la parte contro cui è prodotta una fotografia che lo ritrae mentre si incontra con un’altra persona in un luogo nascosto non può limitarsi ad affermare “Contesto questa foto”, senza però motivarne le ragioni. Al contrario, deve fornire al giudice delle valide giustificazioni per supportare tale contestazione. Un esempio potrebbe consistere nell’insinuare il dubbio che il fatto si riferisca ad episodi risalenti ad epoca diversa da quelli in contestazione, o a una situazione inscenata artificialmente per gioco o scherzo, ecc. In presenza però di una contestazione valida, la riproduzione meccanica (per esempio la foto) perde il suo valore di prova, ma potrebbe sempre riacquistarlo se supportata da ulteriori elementi di prova. Il caso tipico è quello di un testimone che asserisca di aver assistito personalmente ai fatti riprodotti in uno scatto. In tal modo è la stessa testimonianza a costituire l’elemento necessario al giudice per confermare il fatto e conferirgli il valore di prova. Con una recente sentenza, il Tribunale di Milano ha chiarito che la fotografia che ritrae uno dei due coniugi nell’atto di un tradimento, se da quest’ultimo non contestata in punto di fatto, fa piena prova senza bisogno del conforto di ulteriori indagini o prove testimoniali.
Secondo la Cassazione [7], non commette reato il marito che fornisce al giudice un file con le immagini della propria moglie durante un rapporto sessuale con il suo amante per ottenere un taglio dell’assegno di mantenimento. Anche foto, filmati e registrazioni di un tradimento sono prove valide. Questo perché è vero che la legge punisce l’illecito trattamento di dati altrui, ma solo quando si tratta di conseguirne un ingiusto profitto, cosa che non ricorre quando si agisce per tutelare un proprio diritto in tribunale, come nell’ipotesi di una causa di separazione o divorzio. Leggi anche Le Chat con l’amante sono prove valide?
note
[1] Salvo in rarissimi casi in cui il tradimento ha avuto l’effetto di mortificare la reputazione e l’onore, dal punto di vista sociale, dell’altro coniuge, per le modalità plateali con cui è stato posto in essere.
[2] In realtà c’è anche un’altra conseguenza, ma la indichiamo in nota per non spezzare il discorso: chi subisce l’addebito non può ereditare i beni del coniuge se questi dovesse morire nel periodo che va tra la separazione e il divorzio. Dopo il divorzio non si ereditano mai – con o senza addebito – i beni dell’ex coniuge.
[3] Trib. Santa Maria Capua Vetere, sent. del 13.06.2013.
[4] Trib. Torino, ord. del 8.05.2013.
[5] Trib. Torino, ord. dell’8.05.2013.
[6] C. App. Trento sent. n. 249/2015.
[7] Cass. sent. n. 35553/17.