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Reddito di avviamento al lavoro da 750 euro al mese

28 Marzo 2018 | Autore:
Reddito di avviamento al lavoro da 750 euro al mese

Allo studio una nuova proposta di aiuto per i disoccupati: dal reddito di cittadinanza al reddito di avviamento al lavoro.

In attesa del reddito di cittadinanza, arrivano nuove proposte di sostegno a chi si trova in stato di povertà ed ai cittadini privi di occupazione: in particolare, negli ultimi giorni si è parlato molto del reddito di avviamento al lavoro, proposto dalla Lega e messo a punto dal neosenatore Armando Siri.

Nel dettaglio, il   reddito di avviamento al lavoro dovrebbe consistere in un sussidio mensile pari a 750 euro, quindi di importo molto simile al reddito di cittadinanza, che dovrebbe invece ammontare a 780 euro mensili.

C’è, però, una differenza fondamentale: mentre il reddito di cittadinanza dovrebbe essere, almeno nella sua attuale formulazione, un sostegno totalmente a carico dello Stato, e destinato alla generalità dei cittadini con un reddito inferiore a 780 euro mensili, il reddito di avviamento al lavoro dovrebbe invece essere solo parzialmente a carico dello Stato. L’assegno mensile sarebbe infatti riconosciuto grazie a un prestito bancario, con un importo a carico dello Stato, per un massimo di 3 anni: un funzionamento molto simile, dunque, a quello dell’Ape volontario, con la differenza che il reddito di avviamento al lavoro sarebbe destinato ai disoccupati e agli inoccupati, cioè a chi si accinge a compiere i primi passi nel mondo del lavoro, e non a coloro che sono vicini alla pensione.

Ma procediamo per ordine e cerchiamo di capire, in base a quanto reso noto sinora, come funzionerà il reddito di avviamento al lavoro da 750 euro al mese.

Come funziona il reddito di avviamento al lavoro

In base all’attuale proposta, il reddito di avviamento al lavoro consisterà in un assegno mensile pari a 750 euro, erogato per un massimo di tre anni. Questa prestazione sarà riconosciuta grazie a un finanziamento, a tasso zero, erogato dalle Poste e dal sistema bancario, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Una parte del capitale erogato sarà a carico dello Stato, pari:

  • al 50% per il primo anno in cui è riconosciuto il reddito;
  • al 30% per il secondo anno;
  • nessun importo sarà invece riconosciuto per il terzo anno di erogazione del prestito.

Durante il periodo in cui ha diritto al reddito di avviamento al lavoro da 750 euro al mese, il cittadino non avrà alcun obbligo di rimborsare il prestito.

L’obbligo di restituire il finanziamento sorgerà, invece, una volta che l’interessato troverà lavoro e raggiungerà l’autonomia finanziaria (da solo oppure accettando un’offerta di lavoro tramite i centri per l’impiego).

Il finanziamento potrà essere restituito in un massimo di 20 anni; la restituzione delle rate del prestito avverrà attraverso una trattenuta sul reddito percepito, entro una percentuale massima da definire. In base alle proiezioni effettuate dagli ideatori della proposta, comunque, la restituzione del prestito dovrebbe essere facilmente sostenibile: chi utilizzerà il beneficio integralmente per tre anni, ad esempio, pagherà una rata di circa 75 euro al mese.

Chi avrà diritto al reddito di avviamento al lavoro

Il reddito di avviamento al lavoro interessa la stessa platea dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, ossia coloro che percepiscono meno di 9.360 euro l’anno. Una priorità sarà assicurata ai disoccupati ed agli inoccupati.

Ricerca di lavoro per il diritto al reddito di avviamento

Per ottenere il reddito di avviamento al lavoro da 750 euro al mese, sarà indispensabile che l’interessato sia inserito in un percorso di politica attiva del lavoro. Nello specifico, in cambio del sostegno si pretende dal cittadino l’obbligo di iscriversi ai centri per l’impiego e di accettare la prima offerta di lavoro.

Revoca del reddito di avviamento al lavoro

Se l’offerta di lavoro viene rifiutata si perde il diritto al reddito. Da questo punto di vista, il reddito di avviamento al lavoro è molto simile al reddito di cittadinanza previsto dal Movimento 5 stelle, anch’esso condizionato alla partecipazione attiva dell’interessato alla ricerca di lavoro. Il reddito di cittadinanza, tuttavia, nella sua formulazione attuale, si perde dopo che si rifiutano 3 proposte di lavoro.

Sia per il reddito di cittadinanza, che per il reddito di avviamento al lavoro, per quanto riguarda la ricerca dell’occupazione da parte dei beneficiari, il punto di partenza è costituito dalla riforma dei centri per l’impiego.

Ad oggi, in effetti, i centri per l’impiego, così come sono strutturati, non garantiscono un reale incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, e non sono strutturati per supportare i disoccupati in percorsi di formazione e riqualificazione.

Quanto costa il reddito di avviamento

Essendo erogato sotto forma di prestito, anche se parzialmente a carico dello Stato, il reddito di avviamento al lavoro comporta dei costi molto minori, in termini di fondi pubblici, rispetto al reddito di cittadinanza. In particolare, si parla di 11,5 miliardi complessivi di spesa: 7 il primo anno e 4,5 il secondo. Oltre due miliardi sarebbero destinati a un’incisiva riforma dei centri per l’impiego. Per diluire l’impatto in termini di gettito la Lega ipotizza il recupero del contributo pubblico sotto forma di credito d’imposta in 20 anni per 575 milioni l’anno.

I costi a carico del cittadino, tuttavia, devono essere attentamente valutati, anche se dalle stime prospettate gli oneri legati alla restituzione del finanziamento sembrerebbero pienamente sostenibili: il rischio, soprattutto nel caso in cui il sistema di politiche attive del lavoro non sia ben strutturato, è che il cittadino si ritrovi indebitato ed in una situazione ancora peggiore di quella di partenza.



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