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Controlli fiscali su conto corrente: a quanti anni prima si può risalire?

5 Agosto 2018
Controlli fiscali su conto corrente: a quanti anni prima si può risalire?

Accertamenti bancari dell’Agenzia delle Entrate: fino a quanti anni prima può essere effettuato il controllo?

Nell’ipotesi in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse mettere le mani sul tuo conto corrente per verificare che tutto sia in regola, ti sei chiesto fino a quali anni prima potrebbe risalire? Di certo, anche la lotta all’evasione fiscale deve fare i conti con il decorso del tempo: non si può certo andare a rigirare negli affari dei contribuenti di molti anni fa. Il cittadino potrebbe infatti aver perso memoria o traccia delle prove della propria innocenza e sarebbe posto nella impossibilità di difendersi. Dunque anche gli accertamenti bancari trovano un limite di tempo oltre il quale non possono spingersi. Ma qual è questo limite? In altri termini, in caso di controlli fiscali sul conto corrente, fino a quanti anni prima si può risalire? Quali anni possono essere scandagliati dall’Agenzia delle Entrate e quali invece si possono dire definitivamente “al sicuro”? È di tanto che ci occuperemo qui di seguito.

Perché può essere pericoloso un controllo fiscale sul conto corrente

Non bisogna necessariamente avere degli “scheletri nell’armadio” per sentire la necessità di tutelarsi dal fisco. Spesso si agisce, pur nella piena legalità, in modo equivoco o senza le opportune precauzioni (spesso frutto di poca conoscenza delle regole tributarie) e, proprio perciò, si può rischiare un accertamento fiscale. In questi casi è difficile trovare le prove per difendersi. Risultato: si può essere costretti a pagare tasse e sanzioni quando invece non spetterebbero. Vuoi un esempio? Immagina di aver raccolto in casa un discreto gruzzolo di contanti, frutto dei regali ricevuti da amici e parenti in occasione di alcune ricorrenze (compleanno, laurea, matrimonio, anniversario). A questa somma si sono aggiunti poi altri guadagni come vincite al fantacalcio, scommesse di gioco e premi sportivi. Insomma, hai raggiunto quasi quattromila euro e ora è arrivato il momento di depositare i soldi sul conto corrente tutti in una volta. Ma questa è una scelta sbagliata: difatti un domani l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiederti da dove hai preso questa disponibilità liquida e se non riesci a fornire le prove – prove che devono essere necessariamente documentali – rischi l’accertamento.

Immagina invece di aver dato a un amico in prestito una casa per le vacanze, senza concordare alcun corrispettivo visti i rapporti di amicizia. Lui però, alla fine della stagione, ti ha riconosciuto una somma di denaro a titolo di contributi per la luce consumata, per le pulizie necessarie a rimettere a posto l’appartamento e, comunque, in segno di riconoscenza. Si tratta di una somma in contanti che hai depositato sul tuo conto corrente. Anche questa è una situazione che potrebbe far scattare l’allarme all’Ufficio delle Entrate, capace di conoscere le movimentazioni sul tuo conto corrente (bonifici, prelievi, versamenti) grazie all’Anagrafe dei conti correnti. Ebbene, cosa fare per tutelarsi da un controllo fiscale?

Come abbiamo detto, il decorso del tempo è la difesa migliore perché non richiede ricorsi né giudici. È lo stesso fisco che sa, in partenza, di non potersi spingere oltre un certo periodo di tempo. E questo tempo è di cinque anni. I cinque anni che possono essere oggetto di accertamento fiscale sul conto corrente decorrono dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Leggi l’articolo Evasione fiscale: entro quanto tempo l’accertamento.

In verità per le evasioni anteriori al 1° gennaio 2016 il termine è più breve ed è pari a quattro anni.

Invece, rischi molto di più se non hai mai presentato la dichiarazione dei redditi. In questo caso, infatti, il termine per l’ufficio del fisco per accertare l’evasione è:

  • di cinque anni per i periodi di imposta anteriori al 1° gennaio 2016;
  • di sette anni per quelli successivi.

Termini per i controlli sui conti correnti

Vediamo più nel dettaglio quali sono i termini di accertamento.

L’avviso di accertamento – a prescindere da come scaturito, quindi anche a seguito di indagini bancarie sul conto corrente – va notificato, a pena di decadenza, entro il 31.12 del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (settimo anno se si tratta di dichiarazione omessa).

Sino all’annualità 2015 (dichiarazioni trasmesse nel 2016), l’accertamento va notificato, a pena di decadenza, entro il quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, quinto se si tratta di dichiarazione omessa.

Sempre fino all’anno 2015 (dichiarazioni da presentare nel 2016), è in vigore il raddoppio dei termini per violazioni penali.

Riduzioni dei termini sono previste in caso di regime premiale per i soggetti congrui e coerenti con gli studi di settore e con gli indici sintetici di affidabilità fiscale (in corso di istituzione).

Cosa fare in caso di controllo fuori termine sul conto corrente

Chiaramente, il fatto che gli accertamenti fiscali sul conto corrente dopo cinque anni siano “fuori termine” non esclude che qualche dirigente possa sbagliarsi ed estendere l’indagine anche a periodi per i quali non si può più eseguire controlli. In tal caso spetterà al contribuente far rilevare la decadenza dal potere di accertamento. Lo potrà fare sia in via di autotutela, scrivendo direttamente al responsabile del procedimento e chiedendo che dall’accertamento vengano “depennate” le annualità anteriori oppure rivolgendosi direttamente al giudice, tramite un ricorso. L’accertamento fiscale sul conto corrente che dovesse coinvolgere annualità ormai intoccabili è infatti impugnabile entro 60 giorni davanti alla Commissione Tributaria Provinciale.

Controlli sul conto: quando sono fuori termine

In sintesi, se hai commesso una leggerezza nel ricevere un bonifico o effettuare un versamento sul conto corrente di cui non hai i documenti che dimostrano la regolarità del tuo operato, rischi un controllo del conto solo nei primi cinque a decorrere da quello successivo all’operazione. Dopo tale termine puoi tornare a dormire sonni tranquilli perché qualsiasi accertamento sarebbe ormai tardivo.



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