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Diritto e Fisco | Editoriale

Diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio

13 Luglio 2018 | Autore:
Diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio

Gli ascendenti possono pretendere di mantenere i rapporti con i nipoti minorenni? Se i genitori si oppongono cosa devono fare?

Si sa che, in caso di separazione o di divorzio, i primi ad essere tutelati dai tribunali sono i figli, specialmente se minorenni. Per questo motivo nascono spesso battaglie tra gli ex coniugi, tra pretese di affidamento e rivendicazioni su quanti giorni poter stare con i figli. Raramente ci si pone, però, un’altra domanda: qual è il diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio? Deve intervenire un giudice per stabilire se i genitori dei due coniugi separati possono (e quando o quanto possono) andare a trovare i bambini? La Corte di Giustizia europea ha dato recentemente alcune indicazioni in merito. Ma già il nostro Codice civile conteneva da tempo un articolo in cui si difende il diritto dei nonni a fare visita ai nipoti quando i loro genitori sono divorziati.

Diritto di visita dei nonni: che cosa dice l’Europa

La Corte di Giustizia europea ha allargato il concetto di «diritto di visita» riconosciuto da un regolamento Ue [1], chiedendo che venga interpretato, in caso di separazione o divorzio, anche a favore dei nonni verso i nipoti. I giudici di Lussemburgo si sono così pronunciati dopo avere esaminato il caso di una cittadina della Bulgaria, nonna di un ragazzo di 16 anni che era andato a vivere in Grecia con il padre dopo il divorzio dei genitori. La donna si era rivolta ai tribunali per ottenere il diritto di visita al nipote in alcuni periodi dell’anno, permesso che le era stato negato. La Cassazione bulgara, però, aveva messo la vicenda nelle mani della Corte di Giustizia Ue.

Ed è da questa sede che è arrivata la conferma sul diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio. Il motivo è semplice: non solo i genitori devono mantenere dei rapporti con i figli ma anche le altre persone la cui relazione può essere positiva per i minori. E tra queste, in primis, ci sono, appunto, i nonni.

Diritto di visita dei nonni: che cosa dice il Codice civile

La decisione della Corte di Giustizia europea è una novità? Non proprio. Almeno nel nostro Paese. Leggendo il Codice civile italiano si scopre, infatti, che dal 2014 è previsto il diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio [2]. Nello specifico, il Codice stabilisce che anche gli ascendenti hanno il diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni. Questo significa, come specifica il Codice civile, che se l’ascendente (cioè il nonno o la nonna) si vede negato questo diritto può ricorrere al tribunale dei minorenni del luogo in cui risiede il minore affinché vengano adottati gli opportuni provvedimenti nell’esclusivo interesse dei ragazzini.

Questo, però, non vuol dire che il nonno o la nonna abbiano automaticamente diritto di visita in qualsiasi caso. Perché, ovviamente, può succedere che il nipote, per qualsiasi motivo, non li voglia incontrare o che il suo rapporto con loro possa essere per lui poco raccomandabile. Sarà il tribunale, in camera di consiglio, a decidere in merito dopo aver sentito il pubblico ministero ed il minore stesso se ha già compiuto i 12 anni o, se di età inferiore, dimostra di avere la capacità di discernere. Viene sentito anche il genitore che avesse fatto richiesta di difendere il diritto di visita dei nonni.

Diritto di visita dei nonni: che cosa dice la giurisprudenza

I giudici si sono espressi in passato, anche prima del 2014 e dell’introduzione, quindi, dell’articolo sopra citato nel Codice civile, sul diritto di visita dei nonni in caso di separazione o divorzio. A livello europeo, ad esempio, la Corte per i diritti umani aveva condannato l’Italia nel 2015 [3] per il mancato rispetto del diritto alla vita privata e familiare di due piemontesi, nonni di una ragazzina che aveva subito degli abusi sessuali da parte del padre, figlio della coppia di anziani. I nonni sono stati allontanati dalla nipote per 12 anni (anche a causa della burocrazia). Risultato: il rapporto tra di loro è saltato definitivamente. Da qui la condanna della Corte Ue all’Italia.

Tornando decisamente indietro nel tempo, nel 1981 la Cassazione [4] è intervenuta sul caso di un uomo rimasto vedovo che aveva vietato al figlio minorenne di frequentare i genitori della moglie. Un divieto che la Suprema Corte ha ritenuto pregiudizievole per il ragazzo, poiché non esistevano dei fondamenti che sconsigliassero un rapporto tra il minore ed i nonni.

Non a caso, anni più tardi, sempre la Cassazione ha stabilito che il divieto di un genitore alla frequentazione dei figli con i nonni (e con gli altri parenti più stretti come zii o cugini) è giustificato solo se ci sono serie e comprovate ragioni che sconsigliano tale rapporto [5].

Di parere avverso il Tribunale per i minorenni di Venezia che, in tempi più recenti [6], ha respinto il ricorso dei nonni materni di una bambina figlia di genitori separati con il quale chiedevano di vedere riconosciuto il proprio diritto di visita alla nipotina in base a quanto stabilito dal Codice civile.

I giudici veneziani, nel respingere il ricorso, hanno precisato un principio che, in realtà, non è in conflitto con quanto sancito dal Codice e dalla Cassazione, e cioè: il diritto di visita degli ascendenti non appartiene ai nonni ma ai nipoti. È nel loro interesse che il rapporto con i parenti può essere mantenuto, anche per decisione di un tribunale, e non viceversa. Il presupposto è sempre lo stesso: occorre tutelare l’interesse del minore, la sua crescita ed il suo equilibrio. Un nonno, pertanto, non può pretendere di avere libero accesso alla casa in cui abita il nipote se il tribunale ritiene per validi motivi che questa frequentazione nuoce l’interesse, la crescita e l’equilibrio del minore. Nel caso di Venezia non c’è stato un impedimento totale o una negazione completa del diritto di visita ma è stato ritenuto che il rapporto già esistente tra i nonni e la nipote quando questa era a casa della madre fosse già sufficiente.

Insiste su questo concetto la Corte d’Appello di Salerno con una sentenza [7] con cui ha rigettato il ricorso di un nonno che, come nel caso di Venezia, reclamava il diritto di visita a una nipote. Un diritto – sostiene, però, la Corte – che resta vincolato all’esigenza della nipote di non subire traumi emozionali derivabili dal rapporto con l’ascendente. In altre parole: se la minore è serena nell’ambiente in cui vive e l’improvviso arrivo di una persona che, per quanto sia il nonno, rompe i suoi equilibri, meglio evitare contatti forzati.


note

[1] Artt. 1 e 2 Reg. CE n. 2201/2003.

[2] Art. 317-bis cod. civ.

[3] Corte Ue Diritti Umani sent. del 20.01.2015.

[4] Cass. sent. n. 1115/1981 del 24.02.1981.

[5] Cass. sent. n. 9606/1998 del 25.09.1998.

[6] Trib. Min. Venezia decreto del 07.11.2016.

[7] Corte Appello Salerno decreto del 04.02.2016.


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