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Diritto e Fisco | Editoriale

Pensioni 2019: nuovo calcolo, importi più bassi

14 Giugno 2018 | Autore:
Pensioni 2019: nuovo calcolo, importi più bassi

Cambiano i coefficienti di trasformazione che convertono la somma dei contributi in pensione: assegni più poveri dal 2019.

Calcolo contributivo della pensione ancora più povero dal 1° gennaio 2019: a partire da questa data, infatti, dovranno essere utilizzati i nuovi coefficienti di trasformazione, che servono a “trasformare” in pensione il montante contributivo, cioè la somma dei contributi. Per diminuire l’impatto dell’aumento dei requisiti per la pensione sui coefficienti di trasformazione, che diventano più alti al crescere dell’età pensionabile, questi coefficienti sono stati abbassati da un nuovo decreto del ministero del lavoro [1]. Chi può già andare in pensione, dunque, è bene che lo faccia nel 2018, per non perdere l’applicazione dei coefficienti più vantaggiosi. L’impatto sarà maggiore per chi è soggetto al calcolo integralmente contributivo della pensione, moderato per chi ha diritto al calcolo misto e più leggero per chi ha diritto al calcolo retributivo sino al 2011. Ma procediamo per ordine e vediamo che cosa cambia per le pensioni 2019: nuovo calcolo, importi più bassi.

Come si calcola la pensione

Per capire l’impatto dei nuovi coefficienti di trasformazione, dobbiamo prima capire quali sono i sistemi di calcolo della pensione.

Questi sono tre:

  • il calcolo retributivo, che si basa sui redditi più alti, o migliori (a seconda della gestione previdenziale di appartenenza);
  • il calcolo contributivo, che si basa sui contributi accreditati e sull’età pensionabile,
  • ed il calcolo misto, che comprende entrambi i sistemi.

Chi possiede almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 ha diritto al calcolo retributivo sino al 2011, poi al calcolo contributivo. Chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 ha diritto al calcolo retributivo sino al 1995, poi al calcolo contributivo (può però optare per il calcolo integralmente contributivo). Chi non possiede contributi al 31 dicembre 1995 ha diritto al solo calcolo contributivo.

Come funziona il calcolo contributivo della pensione

Il calcolo contributivo non si basa sugli ultimi stipendi o retribuzioni percepite come il sistema retributivo, ma sui contributi effettivamente versati nel corso dell’attività lavorativa, rivalutati e trasformati in rendita da un coefficiente che aumenta all’aumentare dell’età pensionabile.

Il calcolo contributivo si divide in due quote:

  • la quota A, sino al 31 dicembre 1995 (valida solo per chi ha optato per il calcolo interamente contributivo, oppure per il computo o per la totalizzazione);
  • la quota B, dal 1° gennaio 1996 in poi.

Per ricavare l’assegno di pensione corrispondente alla Quota B, bisogna:

  • accantonare, per ogni anno, il 33% della retribuzione lorda corrisposta dal 1996 (il 33% è l’aliquota valida per la generalità dei lavoratori dipendenti), oppure l’aliquota contributiva prevista dall’Inps per le altre categorie di lavoratori;
  • rivalutare i contributi accantonati ogni anno, in base alla media mobile quinquennale della crescita della ricchezza nazionale, ovvero all’incremento del Pil nominale, che comprende anche il tasso di inflazione che si registra anno per anno;
  • sommare i contributi rivalutati, ottenendo così il montante contributivo;
  • moltiplicare il montante contributivo per il coefficiente di trasformazione, una cifra espressa in percentuale che varia in base all’età, ottenendo così la quota B di pensione.

Per determinare la Quota A della pensione, in caso di opzione per il sistema contributivo, computo o totalizzazione, il procedimento è più complicato.

Il complesso meccanismo dovrebbe risultare più semplice spiegato in questo modo:

  • si prendono le 10 retribuzioni annue precedenti il 1996 (o le retribuzioni 1993-1995 per i dipendenti pubblici);
  • si applica l’aliquota contributiva pensionistica riferita all’epoca del versamento (quella del 1995, ad esempio, era pari al 27,12% per la generalità dei dipendenti);
  • si rivalutano i contributi così ottenuti, sulla base della media quinquennale del Pil nominale;
  • si ricava una media annua di contribuzione (capitalizzata) dividendo il totale della somma complessivamente accantonata per 10 (o per 3, per i dipendenti pubblici);
  • si moltiplica il risultato ottenuto per il numero complessivo degli anni di anzianità, valutati però ponderandoli con il rapporto tra l’aliquota contributiva vigente in ciascun anno e la media delle aliquote contributive vigenti nei 10 (o 3) anni precedenti quello in cui viene esercitata l’opzione;
  • si ottiene, così, il montante contributivo della quota A, che deve essere moltiplicato per il coefficiente di trasformazione per trasformarsi in quota A di pensione.

Si possono, in alternativa, sommare i due montanti contributivi, della Quota A e della Quota B, per giungere al montante contributivo totale, che viene poi trasformato in rendita dal coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età pensionabile.

Il procedimento può cambiare a seconda della particolare gestione previdenziale in cui si possiedono i contributi.

Come funzionano i coefficienti di trasformazione

Una volta compreso come funziona il calcolo contributivo della pensione, è facile capire a che cosa servono e come vanno applicati i coefficienti di trasformazione.

Questi convertono in assegno di pensione il montante contributivo rivalutato. Per cui se, ad esempio, il lavoratore ha un montante contributivo di 200mila euro, ed il coefficiente è pari a 5, la pensione dovrà essere calcolata in questo modo: 200.000 x 5%=10.000

Per ottenere la pensione lorda mensile, dovrò dividere l’importo ottenuto per 13, quindi 10.000:13=769,23.

Coefficienti di trasformazione 2019

Compresi bene questi passaggi, appare evidente che, più è basso il coefficiente di trasformazione, più si abbassa la pensione. L’innalzamento dell’età pensionabile determina l’aumento dei coefficienti di trasformazione, che aumentano con l’età: ecco allora perché, in concomitanza con l’aumento dell’età pensionabile, è stato deciso di diminuire i coefficienti.

Ma quali sono i nuovi coefficienti di trasformazione 2019 e di quanto si abbassano?

Vediamolo subito nella seguente tabella, che ci mostra anche come sono peggiorati i coefficienti nel tempo.

Età
Coefficienti di trasformazione vigente sino al 2015
Coefficienti di trasformazione dal 2016 al 2018
Coefficienti di trasformazione dal 2019
57 4,304% 4,246% 4,2%
58 4,416% 4,354% 4,304%
59 4,535 % 4,468% 4,414%
60 4,661% 4,589% 4,532%
61 4,796 % 4,719% 4,657%
62 4,94 % 4,856% 4,79%
63 5,094 % 5,002% 4,932%
64 5,259 % 5,159% 5,083%
65 5,435 % 5,326% 5,245%
66 5,624 % 5,506% 5,419%
67 5,826 % 5,700% 5,604%
68 6,046 % 5,910% 5,804%
69 6,283 % 6,135% 6,021&
70 6,541 % 6,378% 6,257%

Come calcolare il coefficiente di trasformazione

Quando l’età, alla data del pensionamento, non corrisponde ad un anno esatto (ad esempio, 57 anni e 7 mesi), devono essere aggiunte al coefficiente le relative frazioni di anno.

Ad esempio, per calcolare il coefficiente di trasformazione di un lavoratore con decorrenza della pensione a 58 anni e 8 mesi di età, dovremmo svolgere le seguenti operazioni:

  • 4,414 (coefficiente vigente per chi si pensiona a 59 anni dal 2018) – 4,304 (coefficiente vigente per chi si pensiona a 58 anni)= 0,11.
  • dobbiamo poi dividere il risultato per 12 mesi, ottenendo 0,0091666 circa. Moltiplicheremo il nuovo risultato per 8 mesi, ed otterremo 0,073, arrotondando;
  • a questo punto, dobbiamo sommare questa cifra al coefficiente per chi si pensiona a 58 anni, arrivando così al coefficiente corretto per chi si pensiona a 58 anni ed 8 mesi, cioè 4,377;
  • per trasformare il montante contributivo in pensione, come già osservato, dobbiamo applicare questo coefficiente, come percentuale, al montante rivalutato: dividendo il risultato per 13, si arriva alla pensione mensile.

È chiaro che, più basso è il coefficiente, più esigua sarà la pensione: dalla tabella, si osserva che i coefficienti di trasformazione del 2019 sono notevolmente ridotti, rispetto a quelli del 2018, con corrispondenti riduzioni dell’assegno, e disparità di trattamento anche elevate da un anno all’altro.

Le differenze sono tanto più alte quanto più si eleva l’età pensionabile; l’assegno, poi, risulterà tanto più ridotto, rispetto all’ipotetico assegno a cui si avrebbe diritto con i vecchi coefficienti, quanto più è alto il montante contributivo su cui applicare il coefficiente di trasformazione.

Per chi può scegliere, meglio allora collocare la decorrenza della pensione prima del 31 dicembre 2018, diversamente si risulterà penalizzati, pur avendo lavorato periodi in più.


note

[1] D.M. 15.05.2018


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1 Commento

  1. Mi sembra di capire che dopo la riforma Dini del 1995, in linea di principio, il sistema contributivo è un accumulo di capitali che slega il lavoratore da obblighi di solidarietà, come lo era invece il sistema retributivo dove tre persone lavoravano e con il loro 33% di contributi pagavano una pensione. E’ così o mi sbaglio?

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