Tweet offensivo contro un partito politico: c’è diffamazione?


In un tweet è stato scritto:”Una sinistra che regala 20miliardi alle banche ma abbandona i terremotati (anzi si fotte 35mln di donazioni a loro favore) é l’esempio di coerenza. Senza neanche chiedersi se ci sono le coperture” . Questo tweet inviato costituisce diffamazione, non avendo oggetto un partito politico/deputato /Istituzione, ma una generica sinistra?
L’affermazione riportata non costituisce diffamazione in quanto, per integrarsi detto reato, è necessario che sia offesa la reputazione o il decoro di una o più persone specifiche, non di un partito o di un ente generico.
Perché si possa parlare di diffamazione è necessario che l’identità della persona offesa sia determinata o determinabile. In pratica, perché scatti la responsabilità penale a causa di una frase diffamatoria, è necessario specificare le generalità (nome e cognome) della vittima o, comunque, elementi sufficienti da consentire agli altri di individuarla.
Secondo orientamento granitico della Corte di Cassazione (si veda, tra le altre, Cass. sent. n. 16612/17 del 04 04.2017), se si offende un’intera categoria non c’è diffamazione. Secondo la Cassazione, l’offesa alla reputazione di una persona non configura il delitto di diffamazione nel caso in cui le frasi potenzialmente offensive siano state pronunciate (o scritte, come nel caso di specie) nei confronti di più soggetti appartenenti ad una medesima categoria ma non chiaramente individuabili. È il caso, ad esempio, di un articolo giornalistico ritenuto offensivo della reputazione di alcuni partecipanti ad un’associazione. Se non c’è alcun riferimento a specifici membri dell’associazione, ma si finisce per parlare male dell’associazione in sé, non ci può essere diffamazione.
Nel caso specifico, quindi, il generico riferimento alla sinistra italiana non integra il delitto di diffamazione.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Mariano Acquaviva