Cosa si intende per cavillo legale sia nella lingua italiana, che nei processi e nei contratti. Spesso si chiama cavillo solo ciò che non si conosce.
Se hai una visione della legge quale arte degli azzeccagarbugli, di chi cioè cerca di confondere le carte affinché, dall’incertezza, possa trarne qualche beneficio, sono sicuro che avrai già usato, almeno una volta nella tua vita, la parola «cavilli legali». Ma cosa sono i cavilli legali? Esattamente cosa si intende con questo termine così inflazionato quando si deve parlare di avvocati, giudici e processi? Il cavillo è, nell’accezione comune, un argomento molto sottile, ingegnoso. Trovare un cavillo è come “spaccare un capello in due”. Usare cavilli pur di aver ragione è un modo per dire di mettersi alla ricerca di norme perdute, dimenticate e magari obsolete solo al fine di confondere il giudice e distoglierlo dalla soluzione più semplice e immediata. In verità, spesso succede che a usare il termine “cavillo” è chi scopre in un secondo momento dell’esistenza di una norma di cui non era al corrente e, in questo modo, tende a giustificare la propria ignoranza.
In questo articolo cercheremo di capire, dunque, cosa sono i cavilli legali e quando questi possono davvero giungere ad alterare la decisione sui fatti in causa.
Indice
Cavillo: cosa significa in italiano?
Se vuoi sapere cosa sono i cavilli, la prima cosa che farai è interrogare il vocabolario della lingua italiana. Sulla Treccani, il cavillo è riportato come il ragionamento sottile, ma anche sbagliato, apparentemente vero e con cui si cerca di trarre in inganno o di alterare o di interpretare in modo fuorviante fatti e parole. Il cavillo è quindi un pretesto. La nostra grammatica quindi attribuisce alla parola cavillo un’accezione dispregiativa, mistificatrice, tendenziosa. Quando invece, nel gergo comune, si parla di cavilli legali spesso ci si riferisce alle “eccezioni” alla regola, quelle così sottili che sfuggono al ragionamento comune o che non sono conosciute dalla maggior parte delle persone.
Cavillo legale: le norme del diritto sostanziale
Per capire cosa sono i cavilli legali bisogna anche comprendere come funzionano le leggi. C’è sempre una norma, generale e astratta, che regola una determinata materia. Accanto a questa, e non necessariamente nella stessa legge, possono esistere (e spesso esistono) svariate eccezioni. Nel linguaggio giuridico si parla, più precisamente, di «norma generale» e «norme speciali», laddove le seconde derogano sempre alla prima se sono con essa incompatibili. Cerchiamo di fare un esempio. Come tutti sanno, il testamento è una scrittura privata. Ebbene, di recente il falso in scrittura privata è stato depenalizzato. Qualcuno ha così pensato che manomettere un testamento non sia più un reato. Senonché, a ben vedere, esiste una norma speciale (l’articolo 491 del codice penale) secondo cui la falsificazione del testamento è un delitto. Per cui la Cassazione ha detto che, trovandoci di fronte a un rapporto tra norma generale e norma speciale, si applica quest’ultima (solo ovviamente con riferimento alle scritture private qualificabili come testamenti).
Abbiamo fatto un esempio dove il rapporto tra il generale e lo speciale è facilmente intuibile. Tuttavia le norme speciali sono spesso nascoste: a volte si trovano in testi legislativi molto vecchi, ma ancora in vigore; altre volte sono il frutto di interpretazioni particolarmente fini e capziose, ma comunque convincenti e con un loro fondamento. Ebbene, nel linguaggio comune, il cavillo legale è proprio il ricorso a tali “risorse”. Risorse che, in verità, quando si ha a che fare con un legislatore disordinato, poco chiaro e a volte impreparato come il nostro, sono facili da trovare disseminate qua e là. Il diritto è un campo minato di cavilli. Tanto più si entra nello specifico, tanto più si trovano eccezioni. Chiaramente, in questo senso, si parla di cavillo che non conosce la norma speciale e gli appare solo un modo per non ottenere giustizia. Ma non è così: è la legge stessa che impone l’applicazione delle norme speciali rispetto a quelle generali. E se la legge esiste va comunque rispettata.
Cavillo legale: le norme processuali e formali
Quando si dice «ho perso una causa per un cavillo legale» si intende riferirsi a una norma poco conosciuta o a un ragionamento sottile. Ma il cavillo è considerato anche la norma di tipo processuale che comporta la sconfitta per una questione di forma e non di sostanza. Facciamo un esempio. Immaginiamo una persona che debba fare una causa a dei parenti per questioni ereditarie. Uno di questi è emigrato all’estero e non è più reperibile. Per notificargli la notizia del giudizio però questi non usa le forme corrette. Così il giudice, dopo avergli dato un termine per completare le comunicazioni, verificando che queste non sono state fatte nel modo corretto, rigetta la sua domanda. In questo caso, come dicono i giuristi, “forma diventa sostanza” e sperde la causa per quello che, agli occhi di un “non esperto” può sembrare un cavillo.
Cavillo legale: le clausole dei contratti
Spesso si parla di cavilli anche quando si ha a che fare con i contratti. Ad esempio, le condizioni generali contenute in un modulo sono spesso riportate con caratteri piccoli e la loro formulazione è assai generica, tanto da poter significare “tutto e il contrario di tutto”. Tant’è che, in sede di interpretazione, le società proponenti finiscono sempre per interpretare tali clausole a proprio favore. Per fortuna, in questi casi, soccorre una norma del codice civile secondo cui, quando il contenuto di un contratto è poco chiaro, prevale l’interpretazione a favore di chi non lo ha redatto e se l’è visto presentare già bell’e pronto.
C’è poi un’altra questione che può interessare chi ha a che fare con la firma di una scrittura privata: quella delle cosiddette clausole vessatorie, quelle cioè che impongono particolari oneri a carico di una parte.