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Diritto e Fisco | Editoriale

Come si calcola il costo aziendale di un dipendente?

11 Luglio 2018
Come si calcola il costo aziendale di un dipendente?

RAL, contributi previdenziali e assistenziali, TFR, tredicesima e quattordicesima: ecco quanto costa un lavoratore assunto al proprio datore di lavoro.

Assumere un dipendente è un costo che non tutti possono permettersi. Ecco perché, spesso, si fa ricorso alle collaborazioni esterne o ad altre forme contrattuali che tuttavia, alla fine, aumentano il precariato. Ed è anche questa la ragione per cui il livello occupazione è ancora oggi molto basso nel nostro Paese. Dietro infatti alla semplice busta paga ci sono una serie di ulteriori voci che l’azienda deve sostenere, primi tra tutti i contributi previdenziali. Si aggiunge poi la tredicesima, la quattordicesima, il Tfr, spesso anche il costo di un consulente del lavoro che compili le buste paga. Senza contare che, a volte, il datore deve corrispondere lo stipendio senza potersi valere dell’opera del prestatore, cosa che succede durante le ferie, i permessi retribuiti, la malattia. Alla fine, il dipendente prende quasi la metà di quanto spende il datore (anche se sul calcolo può influire l’aliquota Irpef applicata al caso concreto). Ma come si calcola il costo aziendale di un dipendente? In questo articolo cercheremo di fornire alcune spiegazioni in merito ai sistemi per valutare l’incidenza di un lavoratore sul bilancio dell’impresa.

RAL: retribuzione annua lorda

Per calcolare il costo aziendale di un lavoratore dipendente occorre partire dalla cosiddetta RAL, ossia la retribuzione annua lorda pattuita con il dipendente anche alla luce di quanto previsto nei contratti collettivi nazionali di lavoro per quella determinata categoria di dipendenti.

La RAL comprende il complesso degli emolumenti percepiti dal lavoratore in occasione del rapporto di lavoro, al lordo delle ritenute fiscali, previdenziali ed assistenziali.

Infatti sulla retribuzione annua lorda erogata dal datore di lavoro, il dipendente deve pagare le tasse (ossia l’Irpef – imposta sul reddito delle persone fisiche) ma anche i contributi previdenziali ed assistenziali.

Se è vero, infatti, che la parte più consistente dei contributi viene pagata dal datore di lavoro è pur vero che una parte è posta  a carico del lavoratore.

Contributi previdenziali e assistenziali

La RAL erogata al dipendente non esaurisce tuttavia il costo che l’azienda deve sostenere con riferimento al singolo lavoratore in quanto il costo aziendale di un dipendente è superiore alla RAL erogata al dipendente stesso.

In aggiunta alla RAL, infatti, il datore di lavoro deve versare i contributi previdenziali ed assistenziali agli enti preposti (nel lavoro privato, di solito, INPS ed INAIL). In buona sostanza si tratta degli importi che andranno un giorno a costruire la pensione del lavoratore. Questi importi, che nel lavoro autonomo sono versati direttamente dall’interessato (anche se in parte scaricati sul cliente), nel lavoro dipendente sono a carico del datore di lavoro.

Oltre alla previdenza c’è anche l’assicurazione obbligatoria per gli infortuni. I contributi assistenziali sono dovuti dal datore di lavoro all’INAIL e vanno ad incrementare il costo del dipendente.

Il TFR

Un ulteriore elemento che incide sul costo aziendale di un dipendente è il TFR ossia il trattamento di fine rapporto. Il TFR maturato viene liquidato direttamente dal datore di lavoro. L’ammontare del TFR spettante al lavoratore è uguale alla somma, per ciascun anno di servizio, della retribuzione utile divisa per 13,5.

Si tratta di una disposizione inderogabile da parte di qualsiasi fonte, sia in senso migliorativo che peggiorativo per il lavoratore.

La quota di retribuzione annuale così determinata deve essere accantonata e rivalutata al 31 dicembre di ciascun anno.

Tredicesima e quattordicesima

L’anno è composto da 12 mesi. Ma per i lavoratori dipendenti i mesi sono 14, almeno quelli retribuiti. Così l’azienda deve pagare anche la cosiddetta tredicesima e quattordicesima (sempre che il CCNL applicato al rapporto di lavoro prevede anche queste ulteriori mensilità), importi che fanno lievitare il costo aziendale del lavoratore.

Come calcolare il costo aziendale di un dipendente

Per calcolare il costo aziendale del dipendente occorre sommare le seguenti voci:

  • la RAL (retribuzione annua lorda) e i ratei relativi alle cosiddette retribuzioni differite come il TFR, la tredicesima e la quattordicesima (laddove il CCNL applicato al rapporto di lavoro prevede anche queste ulteriori mensilità). Nonché le indennità sostitutive delle ferie e dei permessi non goduti;
  • i contributi previdenziali a carico dell’azienda che devono essere versati all’INPS e che corrispondono, in linea di massima, al 33% della RAL;
  • i contributi assistenziali a carico dell’azienda che devono essere versati all’INAIL e che corrispondono, in linea di massima, al 11 per mille della RAL;
  • la rivalutazione annuale del TFR maturato;
  • ulteriori oneri legati alle specificità del rapporto di lavoro o ad accordi sindacali aziendali o nazionali (ad es. contributi per la previdenza complementare, per fondi sanitari, erogazione di buoni pasto).

È dunque evidente che il costo aziendale del dipendente è sensibilmente maggiore della RAL erogata al dipendente stesso e che sussiste una vistosa distanza tra il costo aziendale del lavoratore ed il netto che il dipendente percepirà in busta il quale è, a sua volta, molto inferiore anche alla RAL dalla quale vanno, infatti, sottratte le ritenute fiscali e previdenziali.



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3 Commenti

  1. Finalmente un bell’articolo esaustivo sul tema! Una domanda: ma quando si parla del taglio del cuneo fiscale non significa taglio dei contributi del dipendente? Quindi che senso ha? I contributi a carico del lavoratore non sono il 10% e il datore del 23? la mia soluzione sarebbe quella di poter gestire autonomamente il tutto. il datore offre 50k € lordi (dovrebbe essere ~20% più se si calcolano in proporzione anche i valori dei contributi a carico del datore: RAL + contributi = somma maggiore), poi il dipendente potrà o vorrà versare quanto vuole! Bisogna fare una riforma cancellando l’obbligatorietà del versamento dei contributi.

    1. Non puoi perché faresti crollare tutto l’attuale sistema pensionistico e nessun pensionato attuale prenderebbe più la pensione.
      Io sono d’accordo con te, sarebbe fantastico ma non è fattibile.
      Ciò che bisogna fare è abbattere i costi per le aziende in modo da incrementare le nuove assunzioni e quindi avere più contribuenti facendoli contribuire meno in modo da poter mantenere il sistema stabile.
      Ciaoooo…

  2. non sono d’accordo. ll problema non è che nonci sarebbero i soldi cioè la liquidità per pagare gli attuali pensionati, il problema è che il welfare sociale è come una piramide, chi sta sotto non si becca nulla, chi sta sopra, può permettersi di non lavorare, investire tanti soldi volendo senza lavorare, e permettersi così una pensione abbondante, a scapito degli altri. quindi il problema non è che se non si versano i contributi non ci sarebbero risorse per i pensionati, il problema lo stanno creando chi versa troppi contributi paradossalmente.
    Il sistema previdenziali penso che sia nato per volontà di eliminare lo stato di indigenza delle persona una volta sopravvenuta la vecchiaia, invece è diventato una gara, una caccia, a chi versa di più e a chi arraffa prima.
    Il sistema sociale con un sistema contributivo del genera crea povertà, non garantisce a tutti un welfare in età avanzata.
    Bisogna creare casse separata. Non ci dovrebbe essere commistione tra casse previdenziali che hanno poco a che vedere tra loro.
    Impostare un tetto massimo di contribuzione, perché se ci pensate non è giusto che uno persona possa versare tanti contributi: se Tu vuoi versare tanti contributi, li versi su un Tuo fondo privato, qui non centra nulla l’Inps con la smani personale di vedere crescere il proprio fondo Inps.
    L’Inps deve tornare ad essere un Ente che garantisce servizi sociali e previdenziali, un welfare sociale di base, che non deve subire il depauperamento di risorse a causa di un sistema contributivo iniquo e ingiusto, che permette di avere una pensione senza lavorare paradossalmente.
    Solo allora si potrebbero alleggerire i costi in busta paga, senza bisogno di ricorrere a finanziarie fasulle, a fondi, incentivi che servono ai più per avere un tornaconto personale.

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