Tasse e imposte: detrazioni sull’Irpef per chi ha redditi bassi e soglia della no tax area.
Hai da poco iniziato a lavorare. Oddio, parlare di lavoro è esagerato. Si tratta solo di qualche incarico occasionale che ricevi qua e là e che ti consente quantomeno di mantenerti. Ma da qui a parlare di indipendenza economica ce ne vuole. Sino ad oggi non hai mai emesso alcun documento fiscale per non dover pagare le tasse su quei pochi soldi che ricevi. Non evasione, a tuo modo di vedere, ma spirito di sopravvivenza. Tuttavia, il fatto di restare sommerso non ti fa vivere bene e il timore di un accertamento fiscale sul conto corrente ti porta a chiedere quante tasse pagheresti se iniziassi a fare la dichiarazione dei redditi. La tua speranza è che, per chi come te guadagna poco, non sia dovuta alcuna imposta. Pertanto, ti chiedi: chi non paga l’Irpef? Un interrogativo più che legittimo il tuo, atteso che l’Irpef è l’imposta diretta per eccellenza, quella cioè che non grava sui consumi (come invece l’imposta sulla casa o il bollo auto), ma sul reddito a prescindere da come lo impiegherai e da cosa acquisterai con esso. In pratica, a dover pagare l’Irpef siamo tutti, o quasi. In generale, paga l’Irpef chiunque ha un guadagno.
In questo articolo cercheremo di spiegarti chi non è tenuto a versare le tasse e, pertanto, non paga l’Irpef. Ma attenzione: la materia è in forte evoluzione. Con le nuove promesse governative infatti sarà bene tenere occhio ai nostri prossimi articoli per capire se, nei prossimi mesi (o anni) cambierà qualcosa, soprattutto con la legge delega di riforma del sistema fiscale.
Indice
Come funziona l’Irpef?
L’Irpef si applica su tutti i redditi secondo un criterio di progressività crescente; sono esclusi dalla tassazione i redditi esenti per legge (l’esenzione deve essere stabilita dalla legge, non può essere applicata per analogia). Leggi quali sono gli scaglioni Irpef, e le corrispondenti aliquote, per tutte le fasce di redditi.
Per i redditi imponibili, la legge prevede delle detrazioni d’imposta in favore dei soggetti che non superano una certa soglia di reddito. Il risultato pratico comporta che, per questi contribuenti, l’imposta si abbatte completamente e scende a zero. Quindi, non ci sarà Irpef da pagare. Vediamo quali sono le detrazioni.
Detrazioni d’imposta per i redditi di lavoro dipendente
Sono riconosciute delle detrazioni d’imposta ed, eventualmente, un ulteriore credito d’imposta, ai contribuenti titolari di:
- redditi di lavoro dipendente, escluse le pensioni;
- compensi dei soci lavoratori delle cooperative;
- indennità e compensi percepiti a carico di terzi dai prestatori di lavoro dipendente per incarichi svolti in relazione a tale qualità;
- borse di studio e assegni di formazione professionale;
- compensi percepiti per rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
- remunerazioni dei sacerdoti;
- prestazioni pensionistiche erogate da forme di previdenza complementare;
- compensi percepiti dai lavoratori socialmente utili.
Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi dei redditi sopraelencati, spetta una detrazione dall’Irpef lorda, rapportata al periodo di lavoro nell’anno, pari a:
- 1.880 euro, se il reddito complessivo non supera 15.000 euro. La detrazione non può essere inferiore a 690 euro (1.380 euro per i rapporti di lavoro a tempo determinato);
- 1.910 euro, aumentata del prodotto tra 1.190 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 28.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 13.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 28.000 euro;
- 1.910 euro, se il reddito complessivo è superiore a 28.000 euro ma non a 50.000 euro; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22.000 euro (l’importo si incrementa di 65 euro per i redditi da 25.000 euro a 35.000 euro).
Siccome nel primo scaglione Irpef – che riguarda i contribuenti con reddito compreso fra zero e 15mila euro – esiste una no tax area per i redditi fino a 8.174 euro annui, il lavoratore dipendente che li ha percepiti non paga l’Irpef.
Detrazioni d’imposta per i redditi di lavoro dipendente derivanti da pensioni
Simile meccanismo è previsto per i pensionati.
Per i contribuenti titolari di pensioni a prescindere dall’età, spetta una detrazione dall’imposta lorda, rapportata al periodo di pensione nell’anno, pari a:
- 1.955 euro, se il reddito complessivo non supera 8.500 euro. La detrazione non può essere inferiore a 713 euro;
- 700 euro, aumentata del prodotto fra 1.255 euro euro e l’importo corrispondente al rapporto fra 28.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 19.500 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 8.500 euro ma non a 28.000 euro;
- 700 euro, se il reddito complessivo è superiore a 28.000 euro ma non a 50.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22.000 euro.
Le detrazioni non sono cumulabili con quelle previste per i redditi di lavoro dipendente e assimilati.
Anche in questo caso quindi possiamo dire che non paga Irpef il pensionato che percepisce fino a 8.500 euro all’anno.
Detrazioni d’imposta per i redditi di lavoro autonomo
Veniamo ora ai lavoratori autonomi, titolari di reddito d’impresa e professionisti. Anche per questi sono previste delle detrazioni ma in tal caso più basse rispetto ai dipendenti e pensionati. In particolare, le detrazioni riguardano:
- i redditi di lavoro autonomo;
- i redditi di impresa in contabilità semplificata;
- i redditi derivanti da attività commerciali non esercitate abitualmente;
- i redditi derivanti da attività di lavoro autonomo non esercitate abitualmente o dall’assunzione di obblighi di fare, non fare o permettere;
- i compensi per l’attività libero professionale intramuraria del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale;
- le indennità, i gettoni di presenza e gli altri compensi corrisposti dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni per l’esercizio di pubbliche funzioni;
- le indennità percepite dai membri del Parlamento nazionale e del Parlamento europeo, dai giudici della Corte Costituzionale, dai sindaci, dai consiglieri comunali, provinciali e regionali e da altri titolari di cariche elettive, nonché dal Presidente della Repubblica;
- le rendite vitalizie e le rendite a tempo determinato, costituite a titolo oneroso, diverse da quelle aventi funzione previdenziale;
- gli altri assegni periodici, comunque denominati, alla cui produzione non concorrono attualmente né capitale né lavoro, esclusi gli assegni periodici ricevuti dal coniuge separato o divorziato.
Ai titolari di tali redditi sono riconosciute detrazioni Irpef pari a:
- 1.265 euro, se il reddito complessivo non supera 5.500 euro;
- 1.104 euro, se il reddito complessivo è superiore a 5.500 euro ma non a 50.000 euro (fino a 28.000 euro la detrazione base è di 500 euro aumentata del prodotto fra 765 euro e l’importo corrispondente al rapporto fra 28.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 22.500 euro).
Questo significa che i soggetti appena elencati non pagano Irpef se percepiscono fino a 5.500 euro annui per via dell’abbattimento determinato dalle detrazioni.
Redditi su cui non si applica mai l’Irpef
A parte ciò che abbiamo appena detto, esistono dei redditi su cui non si applica mai l’Irpef. L’elenco è lungo e lo abbiamo riportato nell’articolo Chi non paga le tasse. Qui riporteremo solo i più importanti:
- gli assegni periodici destinati al mantenimento dei figli spettanti al coniuge in conseguenza di separazione, divorzio o di annullamento del matrimonio, per come liquidati dal tribunale;
- l’assegno al coniuge separato o divorziato in un’unica soluzione (anche detto «assegno una tantum»), mentre invece sono soggetti a tassazione quelli versati mensilmente;
- gli assegni familiari e l’assegno per il nucleo familiare, nonché, con gli stessi limiti e alle medesime condizioni, gli emolumenti per carichi di famiglia comunque denominati, erogati nei casi consentiti dalla legge;
- la maggiorazione sociale dei trattamenti pensionistici;
- le borse di studio;
- gli onorari corrisposti ai componenti dei seggi elettorali per consultazioni politiche, amministrative, europee, e per i referendum;
- i fringe benefit se complessivamente di importo non superiore a 258,23 euro nel periodo d’imposta;
- i risarcimenti esclusi quelli liquidati per la perdita di reddito (cosiddetto «lucro cessante»): ad esempio il risarcimento del danno biologico, morale e in generale ogni risarcimento del danno non patrimoniale;
- redditi percepiti da sportivi dilettanti e da cori e bande musicali dilettantistiche;
- l’assegno di maternità per la donna non lavoratrice;
- le pensioni sociali;
- l’assegno sociale;
- la carta acquisti anche detta «social card»;
- la somma una tantum corrisposta ai familiari superstiti del lavoratore deceduto a causa di infortunio sul lavoro;
- le pensioni, le indennità (comprese quelle di accompagnamento) e gli assegni erogati dal Ministero dell’Interno: a) ai sordi; b) ai ciechi civili; c) agli invalidi civili;
- le pensioni di guerra;
- il bonus di 80 euro al mese;
- il cosiddetto bonus cultura.