Contributi minimi addio. E ancora stop all’obbligo di iscrizione, alla cancellazione dall’albo, riformulazione del sistema pensionistico. Tutti i dettagli.
La professione forense, come le altre libere professioni, patisce tempi duri, si sa.
Troppi costi e poche entrate in cassa. Un nuovo ddl all’esame della Camera potrebbe riformare la disciplina ed allegerire oneri da molto tempo criticati dagli avvocati.
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Le critiche al contributo cassa forense
Il contributo alla Cassa Forense è un contributo previdenziale, a favore, quindi, della classe. Così dovrebbe essere, se non fosse che la quota richiesta come “minimo”, in realtà è decisamente sproporzionato a detta della classe forense, rispetto al reddito percepito.
Ciò che più si critica è che l’iscrizione sia obbligatoria, con l’ulteriore vincolo di dover svolgere la professione in modo continuativa, annullando, a detta del settore, la facoltà di scelta. L’obbligo di esercizio continuativo e prevalente dell’attività fa si che ad oggi gli avvocati rischiano la cancellazione dall’albo laddove il loro lavoro non è solo ed esclusivamente quello forense.
Se a ciò si aggiunge poi l’obbligo assicurativo, la professione di avvocato diventa decisamente difficile da portare avanti, specie per i giovani avvocati che tentano di entrare nell’affollato mercato della professione forense.
La proposta di modifica ai contributi cassa forense
La proposta avanzata in parlamento prevede:
- l’introduzione di un divieto espresso per la Cassa Forense di richiedere il versamento di contributi minimi obbligatori da parte degli avvocati e la conseguente riorganizzazione del sistema contributivo attraverso un regolamento dettagliato delle aliquote applicabili ai singoli casi, che tengano conto, dunque, della situazione reddituale dei professionisti;
- previsione di aliquote eventualmente ridotte, o addirittura l’esenzione dalle stesse, per il periodo di tempo in cui i soggetti riversino in particolari situazioni, tassative e ben determinate nel regolamento.
- sistema pensionistico improntato al principio contributivo e riconosciuto a tutti gli iscritti alla Cassa;
- la cancellazione dell’obbligo di iscrizione alla Cassa;
- abrogazione della disposizione in virtù della quale la professione debba essere svolta in maniera effettiva, prevalente, abituale e continuativa pena la cancellazione dall’albo.
Eliminazione del divieto di patti quota lite
Tra le proposte del ddl in esame sembrerebbe esserci anche l’eliminazione del divieto dei patti quota lite, l’accordo tra professionista e cliente in virtù del quale il compenso del primo viene calcolato in percentuale rispetto al risultato ottenuto dal suo assistito. Un compenso, insomma, legato al raggiungimento degli obiettivi perseguiti.