Bancarotta per l’imprenditore che svende i beni per fronteggiare la crisi


Bancarotta per distrazione se l’imprenditore dissipa i beni aziendali con conseguente fallimento della azienda: e ciò a prescindere dalle sue finalità.
Svendere la merce dell’azienda, anche se per far fronte alla incombente crisi, può essere un grosso rischio per l’imprenditore: se infatti l’azienda dovesse fallire dopo non molto tempo dal dissipamento dei beni è molto probabile che scatti una condanna per bancarotta.
Lo ha detto la Cassazione in una recente sentenza [1]. Secondo la Corte è punibile penalmente qualunque condotta di dissipazione dei beni aziendali che conduce la società al fallimento: e ciò a prescindere dalle finalità per le quali agisca l’imprenditore.
Nel caso di specie, la ditta fallita aveva annotato ricavi per circa 190 milioni di lire, a fronte di un decremento di magazzino per quasi 900 milioni, il che avrebbe potuto spiegarsi solo ipotizzando che l’impresa avesse praticato prezzi di vendita addirittura inferiori dell’80% rispetto a quelli di acquisto: tesi che – oltre a non trovare riscontri probatori significativi, ben potendo uno scontrino per importo modesto nascondere piuttosto introiti maggiori – era sconfessata dallo stesso consulente contabile, secondo cui la valutazione delle rimanenze era comunque fatta sul parametro del valore di acquisto dei beni.
note
[1] Cass. n. 6342 del 10.02.2014.
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