In quali casi il datore di lavoro è obbligato a concedere il tempo parziale: malattia, Legge 104, maternità facoltativa, opzione part-time per la pensione.
Hai problemi di salute, dei figli piccoli, sei anziano, oppure hai la necessità di assistere un familiare? Forse non sai che, oltre a congedi e permessi, puoi aver diritto al part time, cioè alla riduzione dell’orario di lavoro. La normativa italiana, difatti, tutela particolari situazioni e offre la possibilità, grazie al diritto al tempo parziale, di conciliare le esigenze familiari e personali con l’attività lavorativa. In particolare, in alcune ipotesi il lavoratore ha diritto alla priorità, rispetto agli altri dipendenti, nella conversione del contratto di lavoro in part time, mentre in altri casi ha proprio diritto alla riduzione dell’orario lavorativo, riduzione alla quale il datore di lavoro non può opporsi. Ma procediamo per ordine e vediamo, nel dettaglio, quando spetta il part time.
Indice
- 1 Che cos’è il part time?
- 2 Che cos’è il part time orizzontale, verticale o misto?
- 3 Il datore di lavoro è obbligato a concedere il part time?
- 4 Posso chiedere il part time al posto del congedo parentale?
- 5 Posso chiedere il part time per assistere un figlio o un familiare malato o disabile?
- 6 Posso chiedere il part time se ho subito violenza di genere?
- 7 Quando posso chiedere il part time agevolato vicino alla pensione?
- 8 Posso chiedere il part time per malattia?
- 9 Il datore di lavoro può rifiutare il part time per malattia?
Che cos’è il part time?
Il contratto part time è un contratto di lavoro subordinato il cui orario, anziché coincidere con quello ordinario (solitamente 40 ore, se non stabilito in misura minore dal contratto collettivo), o full time, risulta ridotto.
I lavoratori con contratto part time hanno comunque gli stessi diritti dei dipendenti a tempo pieno, ma in proporzione alla quantità di lavoro prestata: pertanto, il fatto che la retribuzione di un lavoratore a tempo parziale risulti ridotta, rispetto a quella di un lavoratore full time, non è una discriminazione, in quanto la paga è rapportata alle ore di attività.
La riduzione dell’orario è espressa in percentuale: ad esempio, se il contratto collettivo applicato dall’azienda prevede 40 ore quale orario normale e il dipendente ne lavora 20, l’orario corrisponde al 50%.
Che cos’è il part time orizzontale, verticale o misto?
Il contratto part time, a seconda della modalità di collocazione dell’orario di lavoro, può essere di tre tipi: orizzontale, verticale e misto.
Nel part time orizzontale l’attività è prestata in tutte le giornate lavorative, ma per un numero minore di ore (ad esempio, anziché 8 ore dal lunedì al venerdì, 4 ore negli stessi giorni).
Nel part time verticale l’attività giornaliera è prestata con orario pieno, ma solo in alcune giornate, settimane o mesi. Il part time misto, invece, contiene le caratteristiche di entrambe le tipologie.
Il datore di lavoro è obbligato a concedere il part time?
Il datore di lavoro, in generale, non ha l’obbligo di concedere la riduzione dell’orario al dipendente che ne fa richiesta, così come, dall’altra parte, non può convertire unilateralmente, senza il consenso del lavoratore, il rapporto da full time a part time: in ipotesi particolari, però, è tenuto ad acconsentire alla richiesta del lavoratore, mentre in altri casi, pur non esistendo un vero e proprio diritto in capo al dipendente, esiste una priorità nella trasformazione del contratto.
Posso chiedere il part time al posto del congedo parentale?
La lavoratrice madre o il lavoratore padre possono chiedere, per una sola volta, al posto del congedo parentale, o maternità facoltativa, oppure nei limiti del congedo ancora spettante (se è stato fruito solo in parte), la trasformazione del contratto da tempo pieno a tempo parziale, se la riduzione dell’orario di lavoro non supera il 50% (ad esempio, non può scendere sotto le 20 ore se l’orario ordinario è pari a 40 ore).
Il datore di lavoro non può opporsi alla richiesta, ma è tenuto a effettuare la trasformazione del contratto entro 15 giorni dalla ricezione della domanda.
Posso chiedere il part time per assistere un figlio o un familiare malato o disabile?
Il dipendente ha diritto di priorità (rispetto ad altri lavoratori della stessa azienda) nella conversione del contratto da tempo pieno a tempo parziale nel caso in cui:
- assista il coniuge, un figlio o un genitore con patologie oncologiche o gravi patologie cronico degenerative;
- assista un convivente con handicap grave secondo la Legge 104, invalido al 100% e con necessità di ausilio continuo perché incapace di compiere gli atti quotidiani della vita;
- abbia un figlio convivente di non oltre 13 anni di età o un figlio convivente portatore di handicap.
In ogni caso chi assiste un familiare con handicap grave ai sensi della Legge 104 ha diritto:
Posso chiedere il part time se ho subito violenza di genere?
Hanno diritto alla trasformazione del contratto da tempo pieno a parziale anche le lavoratrici inserite in un percorso di protezione relativo alla violenza di genere, ma solo se esistono posti disponibili in organico. Il rapporto part time deve essere nuovamente trasformato in tempo pieno dietro richiesta della lavoratrice. In ogni caso, la lavoratrice che ha subito violenza ha diritto a un particolare congedo di 3 mesi, anche frazionabile.
Quando posso chiedere il part time agevolato vicino alla pensione?
I lavoratori che raggiungono il diritto alla pensione di vecchiaia entro il 2018 possono fruire del part time agevolato: questo contratto a tempo parziale dà diritto al pagamento dei contributi in misura piena e ad un premio in busta paga che compensa la riduzione dello stipendio Per approfondimenti, si veda: Bonus part time pensione.
La possibilità di fruire del part time agevolato per i lavoratori vicini alla pensione deve essere concordata con l’azienda e successivamente autorizzata dall’Ispettorato territoriale del lavoro e dall’Inps.
Posso chiedere il part time per malattia?
Per i lavoratori che hanno gravi malattie, la legge assicura il diritto alla trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.
Attenzione, non si tratta di una facoltà, soggetta alla valutazione del datore di lavoro, ma di un vero e proprio diritto, accordato a chi ha gravi malattie oncologiche o cronico-degenerative (cioè destinate a peggiorare nel tempo) dalla legge Biagi [1], successivamente confermato dal Jobs Act [2]. Pertanto, anche se le esigenze dell’azienda contrastano con quelle del lavoratore malato, il datore di lavoro non può comunque negare la conversione del contratto, ma può soltanto concordare con lui la collocazione delle ore di attività.
Il diritto al part time per malattia è assicurato dalla legge ai seguenti lavoratori, dipendenti del settore privato o del pubblico impiego, con capacità lavorativa ridotta:
- affetti da malattie oncologiche, per i quali residui una ridotta capacità lavorativa;
- affetti da malattie cronico-degenerative: si tratta delle cosiddette patologie «ingravescenti», cioè di malattie destinate ad aggravarsi progressivamente e gradualmente nel corso del tempo, per le quali il miglioramento è praticamente impossibile; tra le più conosciute malattie cronico-degenerative ricordiamo il morbo di Parkinson e l’Alzheimer, la sclerosi multipla e l’Aids.
Ovviamente, perché il lavoratore possa chiedere la trasformazione dell’orario da tempo pieno a tempo parziale, è necessario che residui una minima capacità lavorativa; in caso contrario non avrà possibilità di prestare servizio.
Il datore di lavoro può rifiutare il part time per malattia?
Il datore di lavoro non può rifiutare la conversione del contratto da tempo pieno a tempo parziale, perché si tratta di un diritto del lavoratore, non di una semplice facoltà o di un interesse tutelato.
Il datore di lavoro può, comunque, accordarsi col dipendente sulla collocazione oraria della prestazione lavorativa. Deve in ogni caso tener presente che le esigenze del malato, come quella di assentarsi per effettuare terapie salvavita (si pensi alla chemioterapia), prevalgono sulle esigenze produttive, organizzative e tecniche dell’azienda.
note
[1] D.lgs. n.276/2003.
[2] D.lgs. 81/2015.