Richiesta certificato penale per assunzione


I datori di lavoro sono obbligati a sapere i precedenti di dipendenti o collaboratori che avranno a che fare in modo diretto con i minori. Ecco regole e moduli.
Sei un tipo brillante e vuoi lavorare come animatore turistico in un villaggio? Hai finito la facoltà di Scienze dell’educazione e vorresti fare l’insegnante? Hai preso una patente speciale e vuoi fare domanda per lavorare come autista di uno scuolabus? Bene, forse non saprai che per fare questi ed altri mestieri il tuo datore di lavoro dovrà fare richiesta del certificato penale per assunzione relativo al tuo passato. C’è un obbligo, infatti, per chi deve assumere un dipendente o un collaboratore fisso da destinare ad una mansione che comporti un contatto regolare e diretto con i minori di essere a conoscenza dei trascorsi del lavoratore attraverso il suo certificato penale del casellario giudiziale. Il datore di lavoro, in sostanza, deve sapere se la persona che sta per assumere ha avuto qualche condanna per reati come prostituzione minorile, turismo sessuale, pornografica minorile o virtuale o adescamento di minori. Così ha disposto il Ministero della Giustizia con un provvedimento mirato a combattere gli abusi sessuali sui minori. Chi non rispetta questo vincolo rischia una sanzione da 10.000 a 15.000 euro.
Fare richiesta del certificato penale per assunzione non è né complicato né costoso, come vedremo tra poco. È, comunque, obbligatorio solo quando viene instaurato un rapporto di lavoro subordinato o autonomo. Significa che per i volontari che non percepiscono un compenso per la loro attività, il certificato non è necessario.
Ci sono dei casi in cui l’assunzione è possibile grazie ad un’autocertificazione firmata dal dipendente.
Vediamo, allora, in che cosa consiste la richiesta del certificato penale per assunzione e quando e per quali tipologie di lavoratori è obbligatoria.
Indice
Certificato penale per assunzione: che cos’è
Il certificato penale del casellario giudiziario per assunzione è un documento rilasciato dalla Procura della Repubblica che attesta l’eventuale presenza di condanne definitive o di provvedimenti di natura civile o amministrativa a carico del futuro dipendente o collaboratore destinato ad avere un contatto regolare e diretto con i minori. Nello specifico, il certificato riporta le condanne per reati come:
- prostituzione minorile;
- pornografica minorile;
- detenzione di materiale pornografico;
- pornografia virtuale;
- turismo sessuale con minori;
- adescamento di minori.
Il documento attesta anche eventuali:
- restrizioni (o sanzioni interdittive che dir si voglia) all’esercizio di attività a contatto diretto e regolare con minori;
- interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado;
- interdizione perpetua da ogni ufficio o servizio in enti o strutture pubbliche o private frequentate soprattutto da minori;
- divieto di avere un contatto abituale con minori.
Esistono tre tipi di certificato penale del casellario:
- generale: contiene tutte le eventuali condanne o limitazioni in qualsiasi ambito;
- civile: riporta soltanto le limitazioni in ambito civile;
- penale: contiene solo i precedenti penali di un soggetto.
Per motivi di privacy, il certificato non potrà contenere informazioni diverse da quelle che riguardano i reati sopra citati. Significa che il datore di lavoro non potrà vedere eventuali condanne per altri reati (come il furto o la rapina se non a danno dei bambini).
Differenza tra certificato penale e carichi pendenti
Non bisogna confondere il certificato penale, cioè il casellario giudiziario, con quello dei carichi pendenti. Il primo, come detto, riporta le condanne penale subite. Il secondo, invece, contiene i processi penali ancora aperti in attesa di condanna.
La Cassazione ha ribadito l’assoluto divieto di chiedere il certificato di carichi pendenti di una persona, in quanto si ratterebbe di un’interferenza sulla presunzione di innocenza di un cittadino fino alla condanna definitiva [1]. Insomma, sapere che una persona è sotto processo in attesa di sentenza potrebbe ingiustamente condizionare la sua vita ed un suo eventuale impiego.
Pertanto, un datore di lavoro non potrà mai chiederti un certificato di carichi pendenti quando, al termine di un colloquio di lavoro, ha intenzione di assumerti.
Certificato penale per assunzione: chi può richiederlo?
Sono obbligati a fare richiesta del certificato penale per assunzione i datori di lavoro che instaurano un rapporto subordinato o di collaborazione con un soggetto (dipendente o autonomo) per un’attività che comporti un contatto regolare e diretto con i minori. Significa che sono esclusi da questo vincolo i volontari o chi non percepisce alcun compenso per l’attività svolta.
L’obbligo di richiesta di certificato penale per assunzione riguarda, soprattutto, chiunque abbia intenzione di avviare un rapporto di lavoro che comporta il contatto regolare e diretto con i minorenni. Quindi si parla di insegnanti, istruttori o allenatori sportivi per bambini e ragazzi, bidelli, animatori turistici, autisti di scuolabus, addetti alle mense scolastiche, pediatri, ecc.
Sono esclusi dall’obbligo i lavoratori domestici.
Mentre sull’impiegato statale c’è l’assoluto bisogno di avere una certezza sull’onestà e la correttezza di chi partecipa ad un bando di concorso, visto che svolgerà un’attività pubblica, nel settore privato ci sono maggiori limiti per chiedere un casellario giudiziario. Vincoli imposti dallo Statuto dei lavoratori [2]. Ci sono soltanto due eccezioni. La prima, quella che abbiamo citato, cioè il caso in cui il lavoratore da assumere abbia a che fare con i minori. La seconda, il caso in cui il futuro dipendente debba ricoprire una funzione tale per cui il contratto collettivo prevede la possibilità di richiedere il certificato penale. Pensa, ad esempio, a chi lavora allo sportello bancario ed ha a che fare quotidianamente con una cassa piena di soldi.
Il datore di lavoro che, al di fuori da questi casi, chiede un certificato penale per l’assunzione sta violando la privacy del lavoratore.
Non solo: secondo il tribunale di Milano, chi ha una condanna non definitiva non è tenuto a comunicare ad un’azienda i suoi precedenti penali. Il datore di lavoro, pertanto, non può licenziarlo o chiedergli un risarcimento nel caso in cui venga a sapere successivamente che il dipendente assunto ha a che fare con la giustizia.
Certificato penale per assunzione: come si fa
Il datore di lavoro privato, munito di documento di identità, deve presentare ad una qualsiasi Procura della Repubblica la richiesta di certificato penale per assunzione utilizzando il modello 3BIS che puoi scaricare qui. La richiesta può essere fatta di persona oppure per posta (in questo caso, allegando copia del documento di identità).
Il costo del certificato è:
- 7,74 euro di marca per diritti se il documento è richiesto con urgenza;
- 3,87 euro di marca per diritti se il documento è richiesto senza urgenza.
Se la richiesta viene fatta da una pubblica amministrazione o dal gestore di un pubblico servizio, dovrà essere effettuata utilizzando il modello 6A che puoi scaricare qui. Il certificato, in questo caso, è gratuito.
Il documento verrà consegnato dal casellario al datore di lavoro.
Il certificato ha una validità di 6 mesi ma la richiesta non va ripetuta alla scadenza e non va presentata per le persone già assunte all’entrata in vigore dell’obbligo, cioè prima del 6 aprile del 2014 (nel caso ti venisse il dubbio di essere stato fuori legge per anni).
La richiesta prevede, comunque, il consenso del lavoratore, il quale dovrà compilare l’apposito modulo.
Una volta fatta la richiesta, il lavoratore può iniziare con la sua attività presso una pubblica amministrazione o da un gestore di un pubblico servizio anche solo mediante l’acquisizione di una sua autocertificazione da far valere a chi controlla il regolare rapporto di lavoro. Se il datore è un privato, servirà una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
note
[1] Cass. sent. 19012/2018 del 17.07.2018.