La pensione anticipata con quota 100 comporterà una penalizzazione percentuale sull’assegno e sarà sottoposta a limiti di età e contribuzione.
La pensione anticipata quota 100 consentirà di ottenere un assegno “pieno” dall’Inps soltanto per chi avrà compiuto l’età pensionabile, ossia l’età utile al trattamento di vecchiaia. Per gli altri è prevista una penalizzazione percentuale sulla pensione, pari all’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto alla maturazione dell’età pensionabile. In ogni caso, la quota 100 potrà essere ottenuta non prima del compimento dei 62 anni di età e della maturazione di 36 anni di contributi. Gli unici a salvarsi da questi limiti saranno soltanto gli esuberi, per i quali è previsto un prepensionamento con quota 100, che consentirà di anticipare la pensione sino a un massimo di 5 anni e sarà sostenuto dalle aziende e dai fondi di solidarietà. Queste sono le ultime novità emerse, allo stato attuale, dal cosiddetto “cantiere pensioni”: le proposte in merito alla nuova pensione anticipata, ad ogni modo, sono molto numerose, e non si fermano alla quota 100. È stata ipotizzata, ad esempio, la cosiddetta pensione quota 41 e 6 mesi, ossia la possibilità di uscire dal lavoro, per tutti, con 41 anni e 6 mesi di contributi; era stata anche promessa la proroga dell’opzione donna, che consentirebbe alle lavoratrici di uscire dal lavoro a 57 o 58 anni col ricalcolo contributivo dell’assegno, assieme alla proroga delle salvaguardie per gli esodati. Le risorse disponibili, però, sono poche, dunque la priorità dovrebbe andare alla realizzazione della quota 100, che dovrebbe entrare in vigore con la legge di Bilancio 2019. Ma procediamo per ordine e facciamo il punto della situazione sull’ultima proposta, la pensione quota 100 con penalità: come funziona, chi ne ha diritto, come si calcola l’assegno mensile.
Indice
Che cos’è la pensione quota 100?
Ricordiamo innanzitutto che cos’è la pensione quota 100. Per pensione quota 100 si intende una pensione anticipata che il lavoratore può raggiungere quando la somma dell’età e degli anni di contributi accreditati è almeno pari a 100. La pensione quota 100 dovrebbe diventare operativa dal 2019, dato che l’intervento è previsto nella prossima legge di bilancio.
Non c’è, però, una sola proposta che riguarda la quota 100, ma le ipotesi sono molto numerose, e sono finalizzate a rendere questa nuova possibilità di pensionamento compatibile con i limitati fondi disponibili. La maggior parte delle proposte prevede, oltre al requisito della quota almeno pari a 100, requisiti di età e di contribuzione minimi; altre proposte prevedono che questo trattamento possa essere raggiunto soltanto da limitate categorie di lavoratori, come gli esuberi.
In ogni caso, la quota 100 non è vantaggiosa per tutti: conviene sicuramente a chi vanta diversi anni di contributi, mentre non è risolutiva per chi di versamenti ne possiede pochi: affiancherebbe, in ogni caso, la pensione di vecchiaia, quindi sarà sempre possibile pensionarsi con 20 anni di contributi, una volta compiuta l’età pensionabile (pari a 67 anni dal 2019).
Chi possiede molti anni di contributi potrebbe invece continuare a beneficiare della pensione anticipata, il cui requisito contributivo si vorrebbe ridurre a 41 anni e 6 mesi di contributi (ad oggi si può raggiungere con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, dal 2019 il requisito aumenta di 5 mesi).
Quando si raggiunge la quota 100?
La pensione quota 100 si raggiunge quando la quota dell’interessato è pari o superiore a 100. La quota è il risultato della somma dell’età pensionabile del lavoratore e degli anni di contributi posseduti: non si tratta di una novità assoluta, in quanto, prima che entrasse in vigore la legge Fornero, era possibile ottenere la pensione di anzianità (ora abolita e sostituita dalla pensione anticipata) con le quote.
Ad oggi sopravvivono alcune tipologie di pensione di anzianità con le quote: si tratta delle pensioni degli addetti ai lavori usuranti, delle pensioni dei beneficiari delle salvaguardie e del cosiddetto salvacondotto.
Come si calcola la quota?
Quando l’età o le annualità di contribuzione non corrispondono a una cifra esatta, per calcolare la quota i mesi devono essere trasformati in decimi:
- ad esempio, se il lavoratore raggiunge 63 anni e 6 mesi di età, ai fini del calcolo della quota deve indicare 63,5;
- può ottenere la pensione quota 100 se possiede almeno 36 anni e 6 mesi di contributi (perché 100-63,5= 36,5, ossia 36 anni e 6 mesi).
Tuttavia, in base alle proposte più recenti, per pensionarsi con la quota 100 dovrebbe essere stabilita un’età minima e un requisito contributivo minimo.
Quali sono l’età e gli anni di contributi minimi per la quota 100?
L’attuale proposta sulla quota 100 prevede che per ottenere la pensione non basti raggiungere la quota, ma sia necessario anche aver maturato 36 anni di contributi e un’età minima di 62 anni. In parole semplici, anche se il lavoratore raggiunge la quota 100 non si può pensionare se non ha compiuto 62 anni e se non possiede almeno 36 anni di versamenti accreditati.
Altre proposte invece fissano l’età minima per la pensione con quota 100 a 64 anni e la contribuzione minima a 37 anni.
Come funziona la quota 100 con penalità?
Per limitare il numero di domande di pensione con la quota 100, si vorrebbe applicare una penalità nel calcolo dell’assegno: in particolare, si vorrebbe decurtare il trattamento dell’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, pari a 67 anni dal 2019.
In pratica, se il lavoratore si pensiona a 62 anni con la quota 100, gli viene applicata una penalità del 7,5%, se si pensiona a 64 anni del 4,5%.
Come funziona la quota 100 col ricalcolo contributivo?
Per arginare il grande numero di lavoratori che potrebbero pensionarsi con la quota 100 e rendere sostenibile questa nuova possibilità, oltre ai tagli percentuali degli assegni sono stati ipotizzati sia il ricalcolo integralmente contributivo della pensione, sia il ricalcolo contributivo per le annualità dal 1996 in poi (in pratica, il calcolo misto anche per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo sino al 31 dicembre 2011).
Il sistema di calcolo contributivo risulta penalizzante, nella maggioranza dei casi, in quanto a differenza del calcolo retributivo non si basa sugli ultimi redditi o stipendi (di solito i migliori nell’arco della vita lavorativa), ma sui contributi versati. Inoltre, le rivalutazioni dei contributi sono più basse rispetto a quelle applicate ai redditi nel calcolo retributivo.
Per capire meglio le differenze di calcolo della pensione: Come si calcola la pensione.
Come funziona la quota 100 selettiva per gli esuberi?
Un’altra recente proposta, in merito alla quota 100, prevede invece l’accesso alla pensione senza limiti minimi di età e anzianità contributiva, ma riservato soltanto a determinate categorie di lavoratori: si tratta della cosiddetta quota 100 per gli esuberi. La misura sarebbe dedicata, prioritariamente, ai lavoratori in esubero, per la precisione ai dipendenti più anziani che rischiano il licenziamento per riduzione del personale, o che sono già stati licenziati.
In base a quanto reso noto sinora, la quota 100 per gli esuberi si affiancherebbe alla quota 100 con limiti e penalità, e sarebbe sostenuta da appositi fondi di solidarietà.
Il prepensionamento dei lavoratori in esubero con quota 100 consentirebbe un anticipo massimo dell’uscita dal lavoro pari a 5 anni.
I fondi che sosterrebbero gli interventi potrebbero essere sia quelli già attivi in diversi settori, come il fondo credito, assicurazioni, trasporto pubblico o il fondo Tris del settore chimico-farmaceutico, sia dei nuovi fondi specifici; potrebbe essere ad esempio destinato all’intervento Fondimpresa, che attualmente finanzia la formazione continua.
Su questi fondi dovrebbero confluire in parte i contributi previdenziali volontari delle aziende, ed in parte delle risorse pubbliche. In cambio dei contributi, i datori di lavoro beneficerebbero di incentivi fiscali.
Gran parte del costo per la quota 100 degli esuberi sarebbe dunque finanziato dalle aziende, che comunque dovrebbero sostenere oneri più leggeri rispetto a quelli previsti per gli attuali prepensionamenti, come l’assegno straordinario e l’isopensione. Probabilmente la convenienza della quota 100 risulterebbe maggiore anche rispetto all’Ape aziendale, l’anticipo pensionistico volontario pagato dalle aziende.
Non ci saranno, ad ogni modo, penalità per i lavoratori: quanto eventualmente perso, in termini di assegno mensile, a causa dell’uscita dal lavoro prima della maturazione della pensione di vecchiaia dovrebbe essere recuperato grazie a versamenti aggiuntivi dell’azienda, che accrediterebbero, in questo modo, i contributi dovuti sino all’età pensionabile.
Quali sono le altre proposte per la pensione?
Oltre alla quota 100, sono state ipotizzate altre tipologie di pensioni agevolate; quelle di cui si parla più spesso sono:
- la pensione quota 41 e 6 mesi (il termine quota qui è usato impropriamente, in quanto indica solo gli anni di contributi): questa pensione attualmente esiste già, ma è riservata ai soli lavoratori precoci appartenenti a determinate categorie tutelate, che la possono raggiungere con 41 anni di contributi; dovrebbe essere estesa in futuro almeno a tutti lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate;
- la pensione quota 42: si tratta di una riformulazione della quota 41, per la quale sono previsti 42 anni di contributi, che dovrebbe partire dal 2020 e coinvolgere tutti i lavoratori;
- la nuova opzione donna, una pensione anticipata dedicata alle lavoratrici che abbiano raggiunto un minimo di 63 anni di età e 35 anni di contributi; altre proposte parlano di una semplice proroga dell’opzione donna, con la possibilità, per le lavoratrici, di pensionarsi a 57 o 58 anni di età e 35 anni di contributi;
- la nona salvaguardia, che darebbe la possibilità, ai cosiddetti lavoratori salvaguardati, di pensionarsi con le regole precedenti alla Legge Fornero.