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Pensione quota 100: quanto si perde?

19 Gennaio 2019 | Autore:
Pensione quota 100: quanto si perde?

Di quanto viene tagliata la pensione per chi decide di uscire dal lavoro in anticipo con la quota 100?

Chi va in pensione prima con quota 100 può perdere sino a 500 euro: questo è il recente annuncio del presidente Inps Tito Boeri, che ha messo in allarme tutti gli aspiranti pensionati che sarebbero voluti uscire con quota 100. Ma è effettivamente così? Chi esce con quota 100 perde 500 euro al mese?

L’affermazione del Presidente non deve essere intesa in senso assoluto: chi si colloca a riposo prima, è vero, può perdere anche 500 euro al mese di pensione, ma soltanto se l’uscita dal lavoro è anticipata di diversi anni (nel caso di specie, si parla di un anticipo pari a 5 anni, dai 62 anni ai 67, età per la pensione di vecchiaia dal 2019), e se il lavoratore percepisce un reddito o uno stipendio molto alto.

Peraltro, potrebbe risultare fuorviante paragonare l’età di uscita dal lavoro con la pensione quota 100 con l’età pensionabile, cioè con l’età per la pensione di vecchiaia: considerando che chi esce con quota 100 deve possedere, per forza, almeno 38 anni di contributi, e che la maggior parte dei lavoratori che potrebbero uscire con le nuove regole ne possiede di più, sarebbe stato opportuno paragonare la pensione quota 100 anche alla pensione anticipata, che si ottiene con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, e con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini.

Ma facciamo il punto della situazione, e cerchiamo di capire con la pensione quota 100 quanto si perde?

Come funziona la pensione quota 100?

La pensione quota 100 si ottiene quando il risultato della somma dell’età pensionabile dell’interessato e degli anni di contributi posseduti è almeno pari a 100.

Oltre alla quota pari a 100, è richiesta un’età minima pari a 62 anni ed una contribuzione minima (in base alle ultime notizie, raggiungibile anche attraverso il cumulo dei contributi) pari a 38 anni di versamenti.

La quota 100 partirà da aprile 2019, come previsto nel decreto pensioni; la decorrenza della pensione sarà differita, perché torneranno le finestre di attesa per l’uscita.

Il calcolo della pensione quota 100 prevede penalità?

Per arginare il grande numero di lavoratori che potrebbero pensionarsi con la quota 100 e rendere sostenibile questa nuova possibilità, in un primo momento era stato ipotizzato sia il ricalcolo contributivo delle annualità di pensione dal 1996 in poi (in pratica, il calcolo misto anche per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo sino al 31 dicembre 2011), sia il ricalcolo contributivo integrale. Erano state ipotizzate anche penalizzazioni percentuali, per ogni anno mancante all’età pensionabile.

In base a quanto disposto nel decreto pensioni, la quota 100 sarà calcolata come qualsiasi altro trattamento pensionistico, senza penalizzazioni e senza il ricalcolo misto  o il ricalcolo integralmente contributivo.

Il calcolo della pensione sarà dunque:

  • retributivo sino al 31 dicembre 2011, poi contributivo, per chi possiede oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • retributivo sino al 31 dicembre 1995, poi contributivo, per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • integralmente contributivo per chi non possiede contributi al 31 dicembre 1995.

Per capire meglio le differenze di calcolo della pensione: Come si calcola la pensione.

Quanto ci rimette chi anticipa la pensione?

Appurato che per la quota 100 non sono previsti tagli, decurtazioni e ricalcoli, come mai chi si pensiona con quota 100 perde parte dell’assegno?

In realtà, la perdita è calcolata in termini di mancato guadagno: anche se per il tipo di pensione richiesta non sono previste penalizzazioni nel calcolo, difatti, uscire dal lavoro prima comporta comunque un minor versamento di contributi, e nell’utilizzo di un coefficiente di trasformazione più basso (si tratta della cifra che trasforma la somma dei contributi rivalutati in pensione, che cresce al crescere dell’età), che si traduce in un assegno minore. La penalizzazione, però, dipende dal sistema di calcolo utilizzato, e può essere minima se la maggior parte delle annualità è calcolata con il sistema retributivo.

La riduzione della pensione, dunque, dipende sia dalla tipologia di calcolo che si utilizza, sia da l’anticipo rispetto all’età pensionabile. Ma vediamo subito alcuni esempi pratici, per capire meglio quanto perde chi esce prima.

Quanto si perde con la quota 100: esempio calcolo retributivo

Ecco quanto potrebbe perdere (o guadagnare) un dipendente che esce 5 anni prima con quota 100, con riguardo alla sola quota assoggettata al calcolo retributivo:

  • il lavoratore, pensionandosi oggi con quota 100, ha una retribuzione media pensionabile pari a 20mila euro annui, e 20 anni di contributi assoggettati al calcolo retributivo (ipotizziamo che gli altri anni di versamenti posseduti siano assoggettati al calcolo contributivo), con un’aliquota di rendimento del 2% annuo; ottiene dunque una quota retributiva di pensione annua pari a 8mila euro (20.000 x 20 x 2%);
  • il lavoratore decide di attendere la pensione di vecchiaia; chiede, però, un part time, e la sua retribuzione media pensionabile scende a 15mila euro annui; gli anni della quota retributiva restano sempre 20, e l’aliquota del 2% non cambia; restando al lavoro ottiene dunque una quota retributiva di pensione annua pari a 6mila euro, e perde 2mila euro all’anno;
  • ipotizziamo, invece, che dalla permanenza al lavoro derivi una promozione, che determini l’innalzamento della retribuzione media pensionabile a 25mila euro annui; gli anni della quota retributiva restano sempre 20, e l’aliquota del 2% non cambia; restando al lavoro ottiene una quota retributiva di pensione annua pari a 10mila euro, e guadagna 2mila euro all’anno.

Quanto si perde con la pensione anticipata nella quota contributiva di pensione

È più semplice calcolare a quanto ammonta la perdita nel calcolo contributivo della pensione. Procediamo subito con un esempio pratico, riguardo alla quota della pensione calcolata col sistema contributivo:

  • il lavoratore ha uno stipendio lordo (imponibile contributivo Inps) pari a 30mila euro;
  • ogni anno, sono accreditati ai fini della pensione 9.900 euro di contributi (in quanto l’aliquota contributiva per la generalità dei dipendenti è il 33%);
  • se il lavoratore decide di pensionarsi 5 anni prima, perde 49.500 euro di contributi (per comodità, non stiamo considerando la rivalutazione dei contributi);
  • ipotizzando che il lavoratore si pensioni a 62 anni, questi 49.500 euro di contributi si traducono in 2.773,98 euro annui in meno di pensione, ossia in circa 213 euro al mese di pensione in meno: moltiplicando il montante contributivo di 49.500 per il coefficiente di trasformazione per chi si pensiona a 67 anni, difatti (5,604% dal 2019), otteniamo 2.773,98 euro, la pensione annua persa a causa del mancato trattenimento in servizio, che si traduce in 213,38 euro al mese (2.773,98 : 13 mensilità);
  • se consideriamo anche la perdita relativa all’applicazione di un coefficiente di trasformazione più basso, la decurtazione della pensione è ancora più evidente: ipotizzando che il montante contributivo già cumulato dal lavoratore sia pari a 200mila euro, questa parte di montante si traduce in una pensione pari a:
  • 9580 euro annui, per chi si pensiona a 62 anni, col coefficiente di trasformazione del 4,79% (200.000 x 4,79%), pari a 736,92 euro al mese;
  • 11.208 euro annui, per chi si pensiona a 67 anni, col coefficiente di trasformazione del 5,604% (200.000 x 5,604%), pari a 862,15 euro al mese;
  • il lavoratore che si pensiona 5 anni prima perde dunque, nella quota contributiva, un totale di 338,61 euro mensili (la differenza dovuta all’applicazione del diverso coefficiente di trasformazione, più la differenza dovuta al minor versamento di contributi.

La penalizzazione è più bassa, nel caso in cui il lavoratore maturi i requisiti per la pensione anticipata ordinaria prima dei requisiti per la pensione di vecchiaia; risulta una decurtazione minore anche per chi ha redditi o stipendio esigui.

Quota 100: le stime ufficiali su quanto si perde

L’ultima stima proposta sulle eventuali perdite con quota 100 è al momento quella dell’ufficio parlamentare di Bilancio, basata su un campione statistico approssimativo.

Secondo gli esperti, scegliere quota 100 può costare dal 5,6%, nel caso in cui l’uscita dal lavoro si anticipi di un anno, fino al 34,7% in caso di uscita 6 anni prima.

Bisogna però considerare che con quota 100 la pensione è incamerata per qualche anno in più, rispetto a quanto avviene per gli altri pensionati che escono dal lavoro solo all’età per la pensione di vecchiaia: andare in pensione prima significa dunque “prendere di più” dall’Inps.

In base agli studi effettuati, la perdita reale, considerando anche le somme percepite in più, si attesterebbe in media dallo 0,22% di chi si pensiona nel 2019 anziché aspettare il 2020, sino all’8,65% per chi nel 2019 anticipa di 6 anni la pensione.



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