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Pagamenti in contanti: come difendersi dal fisco

20 Agosto 2018
Pagamenti in contanti: come difendersi dal fisco

I pagamenti in contanti sono a rischio di segnalazione tutte le volte in cui è necessario fornire i propri dati. Da oggi, inoltre, bisogna prestare molta attenzione a prelievi e versamenti di denaro sul conto corrente. Ecco i dettagli.

L’Italia è la patria dei contanti. I “pagamenti tracciabili”, rispetto alla media europea, sono davvero pochi. Al contrario, l’80 % della spesa avviene attraverso il denaro “liquido”. Gli italiani, infatti, preferiscono pagare cash. I motivi sono tanti: c’è chi ritiene che sia più “comodo” l’uso del contante; altri (specie anziani e pensionati) non hanno molta “confidenza” e dimestichezza con i pagamenti elettronici. Talvolta sono i negozi a non essere forniti degli strumenti a ciò necessari: il Pos (Point of sale) e le correlative commissioni sono spesso antieconomiche per i commercianti. Quante volte, nei negozi o altrove, ci siamo sentiti dire: «Si accettano solo contanti: niente bancomat o carte di credito»? Quante volte, ciascuno di noi, si è visto costretto a “prelevare” o a “fare bancomat” per paura di restare privo di liquidità? Ora, a volerla dire proprio tutta, forse la paura più rilevante è un’altra e si chiama fisco. I pagamenti cash, si sa, non sono tracciabili e proprio per questo molti sono portati a credere che pagare in contanti sia un ottimo metodo per scampare il pericolo di un accertamento fiscale. Chi la pensa così farà bene a leggere questo articolo. È bene sapere, infatti, che l’occhio del fisco ha mille risorse e può tenere sotto controllo anche i pagamenti in contanti. 

Sul punto, inoltre, c’è di nuovo che d’ora in poi sia i prelievi che i versamenti di contanti sul conto corrente superiori a 3mila euro saranno monitorati e segnalati in automatico alla Banca d’Italia. È bene, dunque, prestare molta attenzione nell’uso dei contanti. Ed in questo articolo vi spiegheremo perché.

Pagamento in contanti: limite dei 3mila euro

Come noto, non è possibile effettuare pagamenti in contanti per importi superiori ai 3 mila euro: dai 3mila euro in su, infatti, scatta l’obbligo di utilizzare metodi di pagamento tracciabili a mezzo di assegni bancari, bancomat, assegno circolare, carta di credito o bonifico. I pagamenti tracciabili si chiamano così proprio perché facilmente rilevabili dal fisco. Ed infatti, se si acquista qualsiasi cosa con pagamenti tracciabili è più facile entrare nell’occhio del fisco. Se, invece, si usano i contanti, non essendo questi ultimi tracciabili, sarà più difficile associare l’acquisto al contribuente che lo ha fatto.

Pagamento in contanti: come difendersi dal fisco

Il fisco, tramite le entrate e le uscite, tiene sotto controllo il tenore di vita dei contribuenti e quando le uscite diventano troppe rispetto alle entrate scattano gli accertamenti fiscali. Il ragionamento alla base di tutto è il seguente: ognuno di noi può spendere quanto guadagna. Se, al contrario, gli acquisti sono superiori alle entrate di almeno il 20%, le possibilità che non si stia cercando di evadere le tasse si contano sulla punta delle prime tre dita di una mano: o hai vinto al gioco, o hai ricevuto donazioni (e in entrambi i casi va dimostrato) o stai ricevendo pagamenti in nero.

Il mezzo attraverso il quale il fisco esegue questi controlli è il redditometro: per evitare un accertamento fiscale le spese devono essere coerenti con la dichiarazione dei redditi di ognuno, altrimenti l’Agenzia delle Entrate potrebbe insospettirsi e far scattare un controllo. 

Pagamenti in contanti: quali sono controllati dal fisco

Alla luce di quanto detto sopra, molti credono di poter dormire sonni tranquilli continuando a pagare cash le spese tendenzialmente fuori dalla propria portata. Molti contribuenti continuano, così, a spendere contanti in acquisti che invece potrebbero rivelarsi rischiosi. Per scoprire come difendersi dal fisco in caso di pagamenti in contanti è fondamentale capire quali sono gli acquisti che, seppur pagati cash, potrebbero creare problemi con il fisco. È il caso di chi compra un biglietto aereo per un viaggio effettivamente fuori dal proprio budget. È bene ricordare, infatti, che per salire a bordo di un aereo è necessario fornire il proprio codice fiscale anche se il biglietto è stato acquistato cash. Ebbene, i propri dati altro non sono che la prova, la “traccia” appunto, che un pagamento è avvenuto. Dunque, ogni volta che, facendo un acquisto in contanti si fornisce il proprio codice fiscale, ad esempio per avere una fattura da portare in detrazione, quell’acquisto non passerà inosservato agli occhi del fisco. Certo, per difendersi dal fisco in caso di pagamenti in contanti si potrà utilizzare l’escamotage di non fornire i propri dati al momento dell’acquisto di un bene. Ma non sempre è possibile non rivelare i propri dati. Si pensi al pagamento dell’affitto, ai mutui o, per quanto concerne le spese meno ingenti, alle ricariche telefoniche, alle utenze domestiche (bollette di luce e gas).

In definitiva, tutti gli acquisti cash accompagnati dalla “spendita” dei propri dati sono a rischio di accertamento fiscale se eccedenti le concrete  possibilità del contribuente. Nei casi descritti, quindi, anche i pagamenti in contanti diventano “tracciabili”.

Contanti: prelievi e versamenti subito segnalati

Sul punto, inoltre, è bene sapere che d’ora in poi, i prelevamenti e i versamenti oltre soglia (3mila euro) saranno segnalati immediatamente.

Più nel dettaglio, è importante sapere che da adesso in poi prelievi e versamenti di contanti sul conto corrente superiori a 3mila euro saranno monitorati automaticamente. Quindi, se fino a ieri eri libero di prelevare e versare sul tuo conto qualsiasi somma, anche di piccolo importo, con la consapevolezza che solo sui versamenti l’Agenzia delle Entrate poteva esercitare il proprio controllo e chiederti chiarimenti sulla provenienza, ora le cose si complicano: se depositi o prelevi più di 3mila euro dal tuo conto corrente verrai segnalato immediatamente alla Banca d’Italia. In particolare, prelievi e versamenti verranno segnalati in automatico all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia.

C’è di nuovo, dunque, che sia i prelievi che i versamenti di contanti sul conto corrente superiori a 3mila euro saranno da oggi monitorati. A introdurre la novità è stato un recente decreto legislativo [1] che verrà attuato proprio in questi giorni. Il monitoraggio automatico operato dalla task force di Bankitalia non ha però scopi fiscali, non serve cioè per eseguire controlli contro l’evasione – verifica che già compie l’anagrafe dei conti correnti in uso all’Agenzia delle Entrate – ma ha una finalità di contrasto alla commissione di reati come il riciclaggio, l’usura e l’abusivismo finanziario. Da oggi, quindi, il funzionario di banca avrà due poteri. Il primo è quello tradizionale: in presenza di operazioni poco cristalline (per importi o modalità di esecuzione), può attivare la procedura di Sos, ossia la segnalazione di operazione sospetta. A ciò si aggiunge l’obbligo di segnalazione di prelievi e versamenti superiori a 3mila euro, segnalazione che andrà fatta sempre all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia.


note

Autore immagine: Pixabay.com


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