Sovraindebitamento: procedure per superare la crisi


Le procedure contro il sovraindebitamento consentono al debitore di far fronte ai propri debiti sulla base delle sue possibilità patrimoniali
Il fenomeno del sovraindebitamento è una situazione che riguarda moltissimi imprenditori che, a causa della crisi, non sono riusciti a far fronte all’imponente mole di debiti accumulata. Debiti con l’erario, debiti con i fornitori, debiti con Equitalia, debiti con le banche: ci vuole poco e l’esposizione debitoria diventa incontrollabile. In tali circostanze purtroppo non è mancato e non manca chi opta per soluzioni estreme come il suicidio o l’accesso a prestiti usurari. Proprio in questo contesto si è inserita la legge cosiddetta sul sovraindebitamento [1], che ha segnato un importante punto fermo nell’ordinamento per la tutela e la regolamentazione di quella che viene chiamata l’insolvenza civile. L’obiettivo della legge è quello di fornire ad alcune categorie di debitori degli strumenti che gli permettano di ridurre i debiti verso banche, fisco, società finanziarie ed altri creditori in genere in relazione alle loro concrete possibilità patrimoniali. Analizzando nel dettaglio le possibilità introdotte dalla legge “salva suicidi”, si possono individuare tre diverse procedure:
- il piano del consumatore;
- l‘accordo del debitore;
- la liquidazione dei beni.
Dunque, in caso di sovraindebitamento, il primo passo da compiere è verificare se ricorrono i requisiti e i presupposti per ottenere i benefici previsti dalla legge e successivamente la procedura più adeguata per salvare il patrimonio. In tutti e tre i casi la procedura è abbastanza snella: l’istanza formulata dal debitore viene sottoposta alla verifica preliminare da parte del tribunale, in merito al fatto che il programma di esdebitazione non violi norme imperative. Successivamente, con l’ausilio dell‘organismo di composizione della crisi, il tribunale valuta meritevolezza, fattibilità e convenienza della domanda che, se accolta e a determinate condizioni, può condurre all’estinzione del debito originario. Dunque, in tutti i casi è il giudice, una volta analizzata attentamente la posizione, a stabilire se il soggetto merita di beneficiare della procedura di esdebitazione. Nel caso in cui ritenga ammissibile l’istanza del debitore, questo potrà procedere all’esdebitazione. In concreto, dunque, al debitore è concesso stipulare un piano di risanamento delle obbligazioni, ossia un pagamento rateale sulla base di quanto effettivamente lo stesso può permettersi. Ovviamente la possibilità per il debitore di liberarsi dai debiti, non può ledere il rispetto dei diritti dei creditori. In ragione di ciò, vi sono due condizioni imprescindibili per l’accesso alla procedura:
- il debitore deve essere in grado di offrire garanzie ai creditori in ordine all’adempimento del piano proposto;
- lo stato di sovraindebitamento non deve essere causato da comportamento colpevole del debitore.
In ogni caso i costi della procedura sono abbastanza contenuti in quanto limitati al pagamento del contributo unificato di 98 euro e di una marca da bollo da 27 euro nonché al compenso spettante all’organismo di composizione della crisi nominato dal tribunale, anch’esso pagabile nel piano rateale concesso. L’assistenza di un professionista non è obbligatoria e, dunque, è rimessa alla scelta discrezionale dell’istante.
In conclusione si tratta di una legge che offre vantaggi concreti: si rivolge a debitori virtuosi ai quali viene data la possibilità di non perdere tutto, ma tutela anche i diritti dei creditori che possono ottenere un pagamento in termini certi evitando le lungaggini burocratiche di una procedura esecutiva ordinaria.
note
[1] L. n. 3 del 27.01.2012.