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Ape sociale: proroga al 2020

27 Novembre 2019 | Autore:
Ape sociale: proroga al 2020

Pacchetto previdenza, in arrivo la proroga dell’Ape sociale al 2020: anticipo della pensione di vecchiaia sino a 3 anni e 7 mesi pagato dallo Stato.

L’Ape sociale potrà essere riconosciuta anche a chi matura i requisiti per l’anticipo pensionistico nel 2020: è quanto recentemente annunciato in base al contenuto della Nadef, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), e confermato nel disegno di legge di bilancio. I fondi per la proroga dell’Ape sociale saranno difatti stanziati con la legge di Bilancio 2020.

In particolare, le categorie che fruiranno di questo anticipo dell’uscita dal lavoro saranno le stesse già beneficiarie dei precedenti interventi: disoccupati di lungo corso, caregiver, invalidi e addetti ai lavori gravosi.

L’età a partire dalla quale si potrà beneficiare del prepensionamento, in base a quanto disposto, sarà pari a 63 anni, e non aumentata a 63 anni e 5 mesi, nonostante l’incremento dell’età pensionabile registrato lo scorso anno (cioè nonostante l’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia, che è stata portata a 67 anni per il biennio 2019- 2020).

Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sull’Ape sociale: proroga al 2020, come funziona l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, chi ne ha diritto, come si calcola il trattamento.

Ricordiamo che l’Ape sociale comporta senz’altro importanti vantaggi, in quanto consente al lavoratore di fruire di un assegno che lo accompagnerà sino alla maturazione della pensione di vecchiaia, senza subire penalizzazioni sulla futura pensione (a differenza di quanto avviene con l’anticipo pensionistico volontario, o Ape volontario).

Tuttavia, lo strumento presenta delle criticità: i requisiti richiesti per rientrare nelle categorie beneficiarie sono parecchio stringenti, e gli anni di contribuzione necessari non sono certamente pochi. Inoltre, chi beneficia dell’Ape sociale può lavorare, ma con dei limiti di reddito parecchio severi.

Che cos’è l’Ape sociale?

L’Ape sociale, o anticipo pensionistico a carico dello Stato, è un assegno che ha la funzione di accompagnare il lavoratore dai 63 anni sino all’età pensionabile, cioè all’età per la pensione di vecchiaia.

L’assegno è calcolato allo stesso modo della futura pensione, ma non può superare 1.500 euro mensili. Inoltre, non è compatibile con redditi di lavoro dipendente superiori a 8mila euro annui e redditi di lavoro autonomo superiori a 4800 euro annui.

Chi ha diritto all’Ape sociale?

Possono accedere all’Ape sociale, nello specifico, i lavoratori che, al momento della domanda, abbiano già compiuto 63 anni di età e che siano, o siano stati, iscritti all’assicurazione generale obbligatoria ( che comprende gli iscritti al fondo pensione lavoratori dipendenti e alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi), alle forme sostitutive ed esclusive della stessa, o alla gestione Separata Inps, purché cessino l’attività lavorativa e non siano già titolari di pensione diretta.

I beneficiari dell’Ape sociale devono possedere almeno 30 anni di contributi (contando tutti i periodi non coincidenti maturati presso le gestioni Inps; le donne con figli hanno diritto a uno sconto sul requisito contributivo pari a un anno per ogni figlio, sino a un massimo di due anni) se appartengono a una delle seguenti categorie:

  • lavoratori che risultano disoccupati a seguito di licenziamento, anche collettivo, o di dimissioni per giusta causa, o per effetto di risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria; perché gli appartenenti a questa categoria possano beneficiare dell’Ape sociale, è necessario che abbiano terminato da almeno tre mesi di percepire la prestazione di disoccupazione e che non si siano rioccupati (il trattamento non spetta, dunque, a chi non ha percepito la Naspi o un sussidio analogo); dal 2018, possono accedere all’Ape sociale anche i lavoratori disoccupati:
    • il cui rapporto di lavoro è cessato a seguito di un contratto a termine, se hanno alle spalle almeno 18 mesi di contratti negli ultimi 3 anni (questo requisito potrebbe essere alleggerito);
    • che sono stati rioccupati con un contratto di lavoro subordinato, con i voucher o col contratto di prestazione occasionale o il libretto famiglia per non più di 6 mesi complessivamente;
  • lavoratori che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave, ai sensi della Legge 104;a partire dal 2018, sono inclusi tra gli assistiti che danno luogo al beneficio dell’Ape sociale anche i familiari, parenti o affini, entro il secondo grado; in questo caso, però, è necessario che il coniuge, o l’unito civilmente, e i parenti di primo grado (cioè figli o genitori) conviventi con la persona affetta da handicap in situazione di gravità si trovino in una delle seguenti situazioni:
    • abbiano compiuto i 70 anni di età;
    • risultino anch’essi affetti da patologie invalidanti (occorre fare riferimento alle patologie a carattere permanente che attualmente consentono al lavoratore dipendente di fruire del congedo per gravi motivi familiari; è necessario che la patologia sia documentata e che la documentazione sia inviata alla competente unità operativa, complessa o semplice);
    •  siano deceduti o mancanti (si considera l’assenza naturale o giuridica, ad esempio il divorzio).
  • lavoratori che possiedono un’invalidità uguale o superiore al 74%.

Sono invece necessari 36 anni di contributi (contando tutti i periodi non coincidenti maturati presso le gestioni Inps; anche in questo caso, le donne con figli hanno diritto a uno sconto sul requisito contributivo pari a un anno per ogni figlio, sino a un massimo di due anni) per un’ulteriore categoria beneficiaria dell’Ape sociale, gli addetti ai lavori gravosi: si tratta di coloro che hanno prestato per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni, o per 7 anni nell’ultimo decennio, un’attività lavorativa particolarmente rischiosa o pesante, che deve far parte dell’elenco di professioni di seguito indicato:

  • operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
  • conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; • conciatori di pelli e di pellicce;
  • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
  • conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
  • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • professori di scuola pre-primaria;
  • facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
  • personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.
  • pescatori;
  • lavoratori marittimi;
  • operai agricoli;
  • operai degli impianti siderurgici.

Questi lavoratori possono inoltre avere accesso, così come tutte le categorie di destinatari dell’Ape sociale, alla pensione anticipata precoci con 41 anni di contributi, se possiedono almeno 12 mesi di contributi da effettivo lavoro accreditati prima del compimento del 19° anno di età.

Inoltre gli appartenenti a queste categorie, se non già beneficiari dell’Ape sociale, e se possiedono almeno 30 anni di contributi, hanno diritto al blocco del requisito di età per la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi.

Ape sociale per chi ha contributi esteri

Recentemente, l’Inps ha chiarito che, nel requisito contributivo utile all’Ape sociale, pari come abbiamo visto a 30 o 36 anni, possono essere inclusi i contributi per il lavoro all’estero in Paesi europei o convenzionati con l’Italia, purché il lavoratore ne chieda la totalizzazione.

Viene a cadere, dunque, la precedente indicazione dell’Inps, che escludeva proprio i contributi esteri dal totale della contribuzione utile al diritto all’Ape sociale.

Ape sociale donne 

L’Ape donne, o Ape rosa, è una novità introdotta dalla legge di Bilancio 2018 che consiste nella possibilità di accedere all’Ape sociale, per le donne con figli, con uno sconto di 1 anno di contributi per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni.

L’ape sociale, per chi ha da 2 figli in su, è dunque accessibile:

  • con 28 anni di contributi per le appartenenti alle prime tre categorie di lavoratrici tutelate (disoccupate, caregiver e invalide);
  • con 34 anni di contributi per le addette ai lavori faticosi e rischiosi

Come si calcola l’Ape sociale?

L’Ape sociale è calcolata allo stesso modo della futura pensione, ossia col sistema retributivo (sino al 2011), misto o contributivo. L’importo massimo dell’assegno mensile non può, però, eccedere i 1500 euro.

Nel dettaglio, il valore del sussidio è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso all’Ape sociale, sino al tetto massimo di 1500 euro mensili.

L’Ape sociale, essendo a carico dello Stato, non comporta penalizzazioni. Inoltre, il reddito è tassato come reddito da lavoro dipendente: sull’Ape sociale spetta dunque il bonus Renzi da 80 euro al mese.

Per approfondire: Come si calcola la pensione.

Domanda di Ape sociale 2020

Con la proroga al 2020 dell’Ape sociale, con tutta probabilità sarà possibile presentare le domande di certificazione dei requisiti per la prestazione entro il 15 del mese di marzo 2020, ed una seconda tornata di istanze potrà essere inviata entro la metà di luglio 2020. Le domande potranno essere presentate anche tardivamente, entro il 30 novembre 2020.

Al momento, però, non ci sono certezze: si dovrà dapprima attendere l’approvazione della legge di bilancio 2020, ed in seguito attendere una circolare dell’Inps per l’operatività della misura.



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