La maledizione della mediazione: dopo quella civile, a rischio anche quella tributaria, ora sotto il vaglio della Corte Costituzionale.
La Commissione tributaria provinciale di Perugia si scaglia contro la mediazione fiscale e paventa il sospetto di incostituzionalità. Quattro le accuse contro il nuovo meccanismo deflattivo delle liti presso le Commessioni tributarie:
1) manca la terzietà: a giudicare è infatti un organo dell’amministrazione e non un giudice.
2) viene limitato il diritto di difesa: vi è infatti l’impossibilità di presentare subito il ricorso al giudice e di chiedere la sospensiva dell’atto impugnato, posto che l’iter della mediazione è obbligatorio. La causa alla Commissione Tributaria, infatti, può essere intrapresa solo dopo che siano decorsi 90 giorni dalla istanza di mediazione e non sia stato comunicato l’accoglimento del reclamo o della proposta di mediazione. Tale tempistica però non è sincronizzata con gli accertamenti fiscali che diventano esecutivi già dopo 60 giorni dal mancato pagamento. Con la conseguenza che, negli ultimi 30 giorni da quando si è depositata l’istanza di mediazione, si può subire il rischio di una esecuzione forzata!
3) è discriminatoria l’applicazione della mediazione alle sole contestazioni dell’Agenzia delle Entrate
4) è discriminatoria inoltre l’applicazione alle sole cause fino alla soglia di 20mila euro.
Questi quattro punti stilati dai giudici tributari perugini rappresentano un atto d’accusa che chiama in causa la Corte costituzionale .
Ora la Consulta dovrà decidere sulla legittimità della procedura obbligatoria entrata in vigore poco meno di un anno fa e che ha già evitato 12mila liti.
Si materializza una sorta di maledizione della mediazione. Lo scorso novembre, infatti, “per eccesso di delega” era stata bocciata quella civile.
note
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Articolo di Marco Mobili e Giovanni Parente – II Sole 24 Ore dell’11.03.13 – pag. 7