Pensione 2019: come cambiano gli importi


Rivalutazione degli assegni, nuovo meccanismo di perequazione, coefficienti di trasformazione più bassi: come si calcola l’importo della pensione nel 2019.
Nuovo aumento delle pensioni nel 2019, grazie alla perequazione, cioè al nuovo adeguamento delle pensioni all’inflazione (o meglio all’indice Istat Foi, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati). Grazie alle perequazioni, nel dettaglio, tutte le prestazioni riconosciute dall’Inps aumenteranno sino a un massimo dell’1,1%, in base all’importo dell’assegno.
A crescere saranno non solo le pensioni dirette (di vecchiaia, di anzianità e anticipata), ma anche l’assegno e la pensione d’invalidità , l’assegno sociale e la pensione di reversibilità. Tra l’altro, le prestazioni che sono soggette a limiti di cumulo con gli altri redditi, come la reversibilità e la pensione d’invalidità, subiranno delle riduzioni più basse.
Per le pensioni più alte, poi, cambia il meccanismo di rivalutazione del trattamento, con un adeguamento al costo della vita che va dal 100% al 40% dell’inflazione, secondo l’importo dell’assegno, e non più dal 100% al 45%. Sugli assegni più alti, però, sarà operato il cosiddetto taglio delle pensioni d’oro, che comporterà l’applicazione di un contributo di solidarietà sino al 40%.
Per quanto riguarda le pensioni ancora da calcolare, invece, relativamente al calcolo contributivo le novità sono due, una positiva e una negativa: da una parte, la maggiore rivalutazione dei contributi accantonati, superiore all’1,3%. Dall’altra, il calo dei coefficienti di trasformazione, che trasformano i contributi accantonati in pensione.
Ma procediamo per ordine, e vediamo, in merito alla pensione 2019: come cambiano gli importi.
Indice
Che cos’è la rivalutazione della pensione?
La rivalutazione, o perequazione della pensione, consiste nell’adeguamento dell’importo del trattamento all’inflazione. Dall’entrata in vigore della legge Fornero [1] l’adeguamento della pensione in misura pari al 100% dell’inflazione è stato applicato soltanto ai trattamenti d’importo sino a 3 volte il minimo, ossia sino a 1.522,26 euro mensili.
Come si rivaluta la pensione dal 2019?
Le pensioni che superano di 3 volte il trattamento minimo subiscono una riduzione della rivalutazione, che dal 2019 cambia, rispetto agli adeguamenti applicati in precedenza. Nel dettaglio:
- per le pensioni fino a 3 volte il minimo, l’adeguamento è pari al 100%;
- per le pensioni oltre 3 e fino a 4 volte il minimo è del 97%;
- per le pensioni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo è del 77%;
- per le pensioni oltre 5 e fino a 6 volte il minimo è del 52%;
- per le pensioni oltre 6 e fino a 8 volte il minimo è del 47%;
- per le pensioni oltre 8 e fino a 9 volte il minimo è del 45%;
- per le pensioni oltre 9 volte il minimo è del 40%.
In pratica, con questo sistema, chi possiede una pensione pari a 1.600 euro dal 2019 beneficia dell’applicazione di una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione sui primi 1530 euro (3 volte il minimo nel 2019), mentre per l’importo che supera 3 volte il trattamento minimo ottiene una rivalutazione pari al 97% dell’inflazione.
Questi nuovi adeguamenti non sono stati applicati da subito dall’Inps, a causa dell’approvazione tardiva della nuova normativa: l’applicazione parte, assieme al conguaglio relativo ai primi mesi dell’anno, solo da giugno 2019 (ne abbiamo parlato in: Pensioni, doppio taglio da giugno).
Provvisoriamente, difatti:
- le fasce di importo fino a 3 volte il trattamento minimo sono state rivalutate in misura pari al 100% dell’inflazione;
- per le fasce d’importo tra 3 e 5 volte il minimo si è applicato il 90% dell’inflazione;
- per le fasce d’importo superiore a 5 volte il minimo si è applicato il 75% dell’inflazione.
Aumento pensioni 2019
Le pensioni riconosciute dall’Inps nel 2019 aumentano in questo modo, a partire dal mese di giugno:
- pensioni fino a 3 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari all’1,1%;
- pensioni di importo da 3 a 4 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari all’1,067%;
- pensioni di importo da 4 a 5 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,847%;
- pensioni di importo da 5 a 6 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,572%;
- pensioni di importo da 6 a 8 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,517%;
- pensioni di importo da 8 a 9 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,495%;
- pensioni di importo oltre 9 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,44%.
Taglio pensioni d’oro
Le pensioni più elevate, d’importo superiore a 100mila euro annui (circa 5mila euro netti al mese), subiscono, sempre a partire da giugno, un taglio fisso in misura percentuale per 5 anni, con l’applicazione di un contributo di solidarietà.
Nello specifico, il taglio delle pensioni d’oro funziona in questo modo:
- pensione tra 100 e 130mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro;
- pensione tra 130 e 200mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro;
- pensione tra 200 e 350mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro;
- pensione tra 350 e 500mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro, taglio dell’assegno pari al 35% per la parte eccedente i 350mila euro;
- pensione oltre i 500mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro, taglio dell’assegno pari al 35% per la parte eccedente i 350mila euro, taglio del 40% dell’assegno per la parte eccedente i 500mila euro.
Ad essere tagliate, a partire da giugno 2019, sono solo le pensioni calcolate con almeno una quota retributiva: le prestazioni calcolate col sistema integralmente contributivo non sono tagliate. Nessun taglio anche per le pensioni liquidate in regime di cumulo [1], sia retributive che contributive, per le pensioni erogate in funzione dell’invalidità (assegno ordinario di invalidità, pensione di inabilità e di privilegio), le pensioni indirette e di reversibilità e quelle corrisposte alle vittime del dovere o di azioni terroristiche.
La pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, invece, non è esclusa dalla decurtazione.
Rivalutazione dei contributi accantonati
Per quanto riguarda le pensioni, o le quote delle pensioni, da calcolare col sistema contributivo, cresce la rivalutazione dei contributi accantonati presso l’Inps: il ministero del Lavoro ha difatti comunicato ufficialmente il tasso di capitalizzazione, cioè il valore da utilizzare per rivalutare i contributi relativi alle pensioni che avranno decorrenza a partire dal 1° gennaio 2019.
Il tasso di capitalizzazione corrisponde all’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo (Pil) degli ultimi 5 anni.
Il tasso ufficiale indicato dall’Istat, che si applica ai montanti contributivi (cioè alla somma dei contributi) accantonati al 31 dicembre 2017, è pari a 1,013478: in pratica, i lavoratori che si pensionano nel 2019 devono rivalutare il montante contributivo accreditato al 31 dicembre 2017 dell’1,3478%.
I lavoratori che si pensionano nel 2019 non devono, invece, rivalutare i contributi versati nel 2018, cioè nell’ultimo anno di lavoro prima di accedere alla pensione.
La rivalutazione per chi si pensiona nel 2019, pari all’1,3478%, pur rappresentando un miglioramento è ancora parecchio distante dai valori dei primi anni duemila, precedenti alla crisi, quando si registravano incrementi annui del 4-5%.
Coefficienti di trasformazione 2019
Diminuiscono, invece, per le pensioni aventi decorrenza dal 2019, i coefficienti di trasformazione: si tratta delle cifre, espresse in misura percentuale, che trasformano il montante contributivo, cioè la somma dei contributi accantonati e rivalutati, in pensione.
I coefficienti di trasformazione crescono al crescere dell’età pensionabile: in pratica, l’innalzamento dell’età pensionabile determina l’aumento dei coefficienti di trasformazione, che aumentano con l’età; ecco allora perché, in concomitanza con l’aumento dell’età pensionabile, sono sempre diminuiti i coefficienti. Nel 2019 è previsto un aumento dei requisiti per la pensione in misura pari a 5 mesi.
Vediamo, nella seguente tabella, quali sono gli attuali coefficienti di trasformazione, quali saranno i coefficienti operativi dal 2019 e come sono diminuiti nel tempo, in proporzione agli adeguamenti alla speranza di vita media.
Età | Coefficienti di trasformazione vigente sino al 2015 | Coefficienti di trasformazione dal 2016 al 2018 | Coefficienti di trasformazione dal 2019 |
57 | 4,304% | 4,246% | 4,2% |
58 | 4,416% | 4,354% | 4,304% |
59 | 4,535 % | 4,468% | 4,414% |
60 | 4,661% | 4,589% | 4,532% |
61 | 4,796 % | 4,719% | 4,657% |
62 | 4,94 % | 4,856% | 4,79% |
63 | 5,094 % | 5,002% | 4,932% |
64 | 5,259 % | 5,159% | 5,083% |
65 | 5,435 % | 5,326% | 5,245% |
66 | 5,624 % | 5,506% | 5,419% |
67 | 5,826 % | 5,700% | 5,604% |
68 | 6,046 % | 5,910% | 5,804% |
69 | 6,283 % | 6,135% | 6,021& |
70 | 6,541 % | 6,378% | 6,257% |
note
[1] Inps circ. 62/2019.
Per la mia pensione VO 115 53 44 09 INPS pari a 4 volte il minimo cioè circa 2090,00 euro mensili non riesco a trovare una tabella con gli importi mensili del 2019. come me sono almeno 5 milioni di pensionati non esperti di burocrazia. Grazie per una risposta. [email protected] siamo un gruppo di 42 pensionati in Casa di riposo a Chivasso. Grazie ancora
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Sono pensionata con reversibilita vedova a 52 anni percepisco 507 euro .42 al mese e con questa cifra nessuno mi fa prestiti dato la mia giovane età avevo intenzione di aprire un piccolissimo agriturismo non ho figli mi basterebbero qualche euro in più x poter accedere al prestito mediante cessione del quinto ho voglia di tirarmi su le maniche riuscirò ad accedere a 780 euro ?grazie
Se Lei non paga affitto e mutuo, ed è l’unica componente del suo nucleo familiare, non spetta alcuna integrazione col reddito di cittadinanza. La quota base di integrazione al reddito per un single senza mutuo e affitto è 500 euro al mese: il suo reddito, dato dalla pensione di reversibilità, supera già questa cifra, quindi non è integrabile.
In ogni caso, anche con integrazione a 780 euro, il reddito di cittadinanza non può essere assoggettato a cessione del quinto, perché è una prestazione di assistenza.
Qui un approfondimento sulla cessione del quinto della pensione
https://www.laleggepertutti.it/239706_cessione-quinto-pensione
Mia madre percepisce una pensione di reversibilità di 130 euro mensili. Mio padre mancato 5 anni fa.
Come fa a vivere con una pensione così piccola? Le aumenteranno almeno 500 euro nel 2019?
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perchè quando si scrive degli importi percepiti della pensione non si specifica, quasi mai, se sono al lordo o netti ???