Cassazione: obbligare la moglie a tagliare i capelli è violenza privata


Risponde di violenza privata chi impone alla propria consorte un taglio di capelli radicale.
Il marito geloso che taglia i capelli alla moglie contro la sua volontà commette reato di violenza privata. Lo ha detto, di recente, la Cassazione [1] che ha condannato un carabiniere genovese il quale, dopo aver appreso la notizia di un presunto tradimento, ha sfogato la propria ira contro l’acconciatura della (ex) compagna.
A nulla è valsa la ricostruzione avanzata dalla difesa, secondo la quale il passionale militare avrebbe tutt’al più commesso i più lievi reati di minaccia [2] e ingiuria [3] (quest’ultimo configurabile, secondo il codice penale, ogni qualvolta si attuano condotte tali da umiliare l’onore e il decoro della persona offesa).
In particolare, la Suprema Corte ha ribadito che se l’umiliazione della persona avviene attraverso l’uso della forza o ricorrendo a strumenti violenti e intimidatori, come nel caso di specie, non si può parlare di ingiuria, ma del ben più grave delitto di violenza privata poiché la vittima, oltre alle offese, subisce una restrizione della propria libertà morale.
Pienamente condivisibile l’orientamento espresso dalla Corte che dimostra, ancora una volta, di prestare massima sensibilità al grido d’aiuto, più volte ignorato nelle aule di giustizia, delle donne, madri e amanti sempre più spesso “oggetto di reato” [4].
note
[1] Cass. sent. n. 10413/13
[2] Art. 612, c.p.
[3] Art. 594, c.p.
[4] Espressione mutuata dal titolo del libro “La persona oggetto di reato” scritto dall’Avv. Selene Pascasi e dal criminologo Vincenzo Lusa, Ed. Giappichelli, 2011.