Come calcolare la ritenuta d’acconto? Piccola guida per capirci di più
L’argomento “ritenuta d’acconto” rappresenta uno spauracchio per tutti quei professionisti i cui compensi vengono pagati mediante fattura. Si tratta di un argomento in realtà molto complesso, Iniziamo pertanto col chiarire in cosa consista, quando vada applicata e quali sono i metodi per calcolarla.
Indice
Che cos’è la ritenuta d’acconto?
La ritenuta d’acconto è una trattenuta che viene applicata alle somme di denaro percepite ad esempio da un professionista o da un fornitore. Attualmente esistono diverse forme di ritenuta d’acconto ma quelle più utilizzate sono:
- la ritenuta a titolo di acconto: che prevede una ritenuta del 20% da parte di chi riceve la prestazione
- la ritenuta a titolo di imposta: che prevede che ai fini della tassazione sul totale si versi solo l’aliquota al 20%.
Come facilmente intuibile, nel primo caso la ritenuta d’acconto costituisce un’anticipazione delle imposte che si andranno a pagare successivamente. Nel secondo caso, invece, la ritenuta viene applicata a titolo di imposta vera e propria. Facciamo l’esempio del professionista: nell’emissione della fattura con l’applicazione della ritenuta, il professionista dovrà sottrarre dall’importo della fattura una ritenuta a titolo di acconto sulle imposte, con conseguente ricezione del netto tra quanto fatturato e la trattenuta suddetta.
Tipologie di ritenuta d’acconto
A rendere ancora più complesso l’argomento è in realtà anche la circostanza per cui nel nostro ordinamento non esiste una sola forma di ritenuta, bensì diverse tipologie. Infatti, oltre alle ritenute d’acconto sui compensi per i liberi professionisti, esistono anche le ritenute sui redditi di capitale, ovvero un’applicazione della ritenuta a titolo di acconto o di imposta sui proventi che derivano da un investimento finanziario. Ed esistono altresì le ritenute sui redditi da lavoro dipendente, ben più conosciute, considerando che riguardano tutti i lavoratori dipendenti che nella busta paga hanno le ritenute a titolo di Irpef.
Quali sono i soggetti che applicano la ritenuta?
Sono obbligati alla ritenuta d’acconto i soggetti che sono indicati dalla legge come sostituti d’imposta [1]. Essi sono le società di capitali residenti in Italia, i lavoratori autonomi e le persone fisiche imprenditori, i professionisti, i condomini, le associazioni prive di personalità giuridica o enti pubblici e privati, i liquidatori o i curatori fallimentari.
Su cosa si applica la ritenuta d’acconto?
La ritenuta di acconto deve essere indicata nel documento che certifica l’avvenuta prestazione professionale, ossia nella fattura o nella ricevuta. La ritenuta di acconto si calcola sulla base imponibile della fattura, comprensiva di onorari o compensi, di spese riaddebitate al cliente, di indennità e rivalsa nel caso di professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps. Sono esclusi dal calcolo della base imponibile, invece, i contributi previdenziali.
Come si calcola la ritenuta d’acconto?
Una volta quantificata la base imponibile su cui calcolare la ritenuta di acconto deve essere individuata la corretta aliquota da applicare. In concreto, poi, calcolare la ritenuta d’acconto è semplice. Non bisogna far altro che calcolare la ritenuta conteggiando il 20% sul 100% del reddito imponibile incassato per i professionisti residenti nel territorio dello Stato, oppure una ritenuta del 30% nel caso in cui il professionista sia un soggetto residente all’estero.
note
[1] art. 23, comma 1, DPR n. 600/73.
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