Come rafforzare l’autostima nei bambini


Credere in se stessi è il primo passo per poter vincere qualsiasi sfida: per questo è essenziale lavorare sull’autostima fin da quando i bambini sono piccoli.
Il lavoro che scegli, gli amici di cui ti circondi, perfino la persona con cui decidi di passare la vita dipendono molto dalla visione che hai di te stesso/a, da quello che pensi di meritare. Un buon livello di autostima determina le scelte degli individui fin dall’infanzia: chissà quanti da piccoli hanno abbandonato uno sport perché avevano paura di non essere bravi, da giovani non hanno mai rivelato a quella ragazza o a quel ragazzo i loro sentimenti perché non si sentivano “all’altezza”, da adulti non hanno viaggiato perché in un imprecisato momento del loro cammino si sono convinti che non erano fatti per le lingue straniere, cambiando così i loro destini. Come rafforzare l’autostima nei bambini? Questo articolo è rivolto a genitori ed educatori che abbiano voglia di fermarsi a riflettere sull’importanza di un buon lavoro sull’autostima nei piccoli fin dalla più tenera età, attraverso “le 10 A dell’autostima”. Non tanto per poter avere dei campioni in miniatura, ma per poter gettare presto le basi per crescere dei bimbi emotivamente sani, felici, in grado di non avere troppa paura delle sfide e delle avversità, di amare se stessi in modo equilibrato e di pretendere lo stesso amore e rispetto dagli altri.
Indice
Cos’è l’autostima e da cosa viene influenzata?
L’autostima è la valutazione positiva che il soggetto ha delle proprie capacità, la percezione di essere in grado di risolvere problemi in modo autonomo, di “potercela fare”.
Un buon livello di autostima porta indubbiamente un soggetto ad essere indipendente, a cogliere opportunità nuove, ad adattarsi in modo flessibile alle situazioni, contribuendo a formare tutto ciò che, comunemente, viene definito “ottimismo”.
Per la psicologia dell’età evolutiva, infatti, un’ autostima adeguata è il cardine di un buon adattamento socio-emozionale. Essa è influenzata soprattutto dalla famiglia, primo ente formativo dei bambini, successivamente dalla resa scolastica e dal contesto sociale-relazionale.
Quando si sviluppa l’autostima?
L’autostima inizia a svilupparsi fin dalla nascita e nel corso della vita assume significati diversi a seconda degli stadi delle età.
Sotto i due anni si può parlare solo di serenità del bambino, che si sente accudito e al sicuro quando qualcuno lo ama e si prede cura di lui. Dai 2 anni in poi, il piccolo diventa più consapevole della propria forza, sente di essere in grado muoversi e far muovere il corpo e gli oggetti, padroneggiandoli secondo la propria volontà, iniziando a formare quel senso di autoefficacia che crea le basi dell’autostima.
E’ però solo dai 4, 5 anni che il bambino inizia ad avere pensieri più articolati su come dovrebbe essere e come invece è in realtà: il confronto con gli altri permette ai bimbi di capire istintivamente quali sono i loro limiti, dando forza o decostruendo l’immagine ideale che hanno di se stessi.
Dai 6 anni in poi, con la scolarità, il processo di sviluppo della fiducia nelle proprie capacità uscirà dal nucleo della famiglia e continuerà anche sui banchi di scuola, andando avanti per molto tempo fino all’adolescenza, momento particolarmente delicato nel quale avranno un peso determinante anche le relazioni con i pari.
Cosa sono “le 10 A dell’autostima”?
Nonostante l’ampiezza e la delicatezza del tema, quella che viene presentata è una sintesi delle azioni più efficaci da intraprendere per rafforzare l’autostima nei bambini. L’autrice, grande estimatrice delle teorie educative del noto psicologo clinico Thomas Gordon, propone tale sintesi mediante 10 parole chiave che iniziano con la A per facilitare la lettura e la memorizzazione. Eccole di seguito.
Amore (totale e incondizionato)
Questo è in assoluto il punto di partenza di qualsiasi azione verso i bambini: un amore incondizionato. Usa tutta la forza e il tempo che hai per far sempre sentire i bimbi amati ed accettali per quello che sono, con i loro difetti e i loro limiti, senza mai mettere in discussione il sentimento profondo che provi per loro.
Non pesare le forme d’affetto che utilizzi temendo di essere troppo sdolcinato/a: il tempo dei baci, degli abbracci, delle coccole non è infinito, usa al meglio gli anni che hai a disposizione. Non risparmiare nessuna “parola d’amore”: tutte quelle che utilizzerai per raccontare le tue emozioni aiuteranno il/la tuo/a bambino a formare un proprio linguaggio emotivo, aspetto che potrà risultare fondamentale da adulto per aiutarlo a spiegare come sta e ad esternare ciò che prova.
Attenzione
Nell’epoca degli smartphone e dei social questa è forse la componente più urgente: usa il cellulare quando sei solo/a, sbriga i doveri nell’orario lavorativo, ma quando sei con tuo/a figlio/a cerca di essere completamente a sua disposizione. Non perdere il contatto visivo mentre parla, fai domande che dimostrino interesse. Avere il tuo sguardo e sentire che la tua attenzione è completamente focalizzata su di lui/lei lo/la farà sentire estremamente importante, meritevole di stima e affetto, e ti porterà a forgiare la chiave che apre tutte le porte del cuore: un dialogo vero e profondo.
Ascolto
Questa parola è fortemente correlata con la precedente: non c’è attenzione senza ascolto, non c’è vero ascolto senza attenzione, sono interdipendenti. Focalizzarsi su un interlocutore significa aprirgli completamente il tuo cuore, concentrarsi su ciò che sta dicendo in silenzio.
Nulla ci fa sentire importanti e capiti come qualcuno che ci ascolta. Dunque, se il bambino sta provando a spiegarti qualcosa che per lui è importante, dagli ascolto ed attenzione perché ha bisogno di sentire che ti importa di lui e dei suoi sentimenti e non lo giudichi né lo prendi in giro per ciò che prova.
Autorevolezza
Le regole, nell’infanzia, hanno lo stesso ruolo che per alcuni tipi di pianta ha il bastone che i primi tempi le sorregge: solo grazie ad esse ci si sente guidati, protetti, al riparo. Il giusto numero di limiti non tarpa le ali del bambino, ma lo rassicura e lo fa sentire più sicuro di sé. Il problema è che sentiamo spesso parlare dell’importanza delle norme, ma mai abbastanza di quanto sia fondamentale, per gli educatori, dare regole coerenti tra loro, farle rispettare sempre nel tempo e seguirle in prima persona dando il buon esempio. Solo questo rende l’adulto veramente autorevole e in grado di farsi ascoltare. Non scordare mai che i bimbi sono grandi osservatori.
Autodisciplina
Molte volte sgridiamo i bimbi in modo troppo “astratto”. Proviamo ad andare “dritti al sodo”: quale delle azioni del bimbo è quella sbagliata e merita un rimprovero? Puntiamo su quella e lui capirà velocemente perché siamo così seri. “Hai rotto il gioco del tuo amichetto, hai sbagliato”.
E’ essenziale che la sgridata sia breve, considerata la poca capacità di attenzione dei più piccoli, e che venga immediatamente dopo la loro “colpa”: il bimbo vive in un costante qui ed ora..
Autoanalisi
La parola sembra difficile visto che parliamo di bambini piccoli, ma qui viene utilizzata in un senso pratico molto semplice: attraverso un linguaggio appropriato fai sempre riflettere i bambini sulle conseguenze delle loro azioni, facendo in modo che se ne assumano la responsabilità senza dire bugie.
E’ importante che capiscano fin da piccoli che ogni gesto ha delle conseguenze, che quelli corretti sono premiati e a quelli sbagliati corrisponde una sgridata.
Autonomia
Incoraggia il bambino a fare da solo, a fare sempre cose un po’ più difficili di quelle che sa fare, a sperimentare da solo anche se col rischio di sbagliare. Non metterlo sotto una campana di vetro per la paura che si faccia male o che affronti dei fallimenti, ma anzi dategli piccoli compiti di responsabilità che gli facciano capire che ti fidi di lui/lei e della sua capacità di portare a termine un compito. La volontà di proteggerlo ci sarà sempre, ma dovrai sempre bilanciarla con la spinta a farlo esplorare, provare attività nuove, conoscere nuovi amici.
Supportalo essendo per lui dei punto di riferimento costante, ma senza sostituirsi a lui/lei. Il vero aiuto è quello di chi “tifa” per te nonostante i tuoi insuccessi e riesce a farti capire cos’hai sbagliato e cosa puoi fare per migliorare.
Apprezzamento
Hai mai sentito parlare della “profezia che si auto-adempie”? In sociologia è una previsione che diventa reale per il solo fatto di essere stata espressa. Ricorda che questo succede anche con gli esseri umani: se tratterai tuo/a figlio/a come un bambino autonomo e intelligente sarà molto più facile che lo diventi.
Fagli capire sempre che credi in lui, che riponi fiducia nelle sue capacità, incoraggialo. Nulla crea fiducia in se stessi più della fiducia ricevuta. Devi essere il/la primo/a “fan” dei tuoi figli, dei supporter instancabili che, pur non elogiando senza meriti, cercano sempre di sottolineare i loro progressi. Far capire che sei fiero/a di loro e fermamente convinto/a che potranno farcela li porterà a sentirsi apprezzati, amati e a credere in se stessi.
Accettazione delle avversità
Insegna al/alla bambino/a che nessuno è perfetto, che tutti possono sbagliare, incontrare delle difficoltà, avere giornate “no”, ma è proprio vedendo come reagisci con soluzioni nuove alle avversità della vita che gli insegnerai a credere nelle sue forze e nella sua capacità di risollevarsi. “Non è bravo chi non cade ma chi sa rialzarsi”, dice un detto: lascia che il/la bambino/a provi a rialzarsi da solo: i bimbi devono imparare ad affrontare delusioni e sconfitte. Se ce la fanno a risolvere un problema da soli, è normale che la loro autostima cresca, così come il loro desiderio di cimentarsi di nuovo in futuro nella soluzione di altri problemi.
Asilo nido
Molte mamme che devono tornare al lavoro si sentono in colpa a mandare i piccoli al nido, ma bando a qualsiasi senso di colpa: sappi che per i bambini sperimentare figure diverse dalla madre può avere invece effetti positivi. Il nido e la scuola dell’infanzia offrono ai bambini una grande quantità di stimoli che permettono loro di venire a contatto con diversi stili educativi, imparare a destreggiarsi in gruppo, allenare le loro capacità sociali.
Di Laura Bertaglia