Creare una famiglia non è solo una scelta di vita, ma è anche una scelta giuridica che crea vincoli d obblighi reciproci in base alla legge.
Nel corso del tempo il concetto di famiglia si è notevolmente evoluto. In passato, la famiglia era solo l’unione coniugale tra coniugi eterosessuali e con figli. Nel tempo questo concetto ha abbracciato anche altre forme di convivenza. In ogni caso, ciò che resta sempre valido, è che la creazione di una famiglia fa nascere dei diritti e degli obblighi reciproci in capo ai componenti della famiglia stessa che sono stabiliti direttamente dalla legge. Famiglia: quali sono i valori e i doveri? Creare una famiglia non è solo un fatto privato che riguarda una scelta individuale delle persone ma è anche un fatto giuridico, che fa nascere obblighi e doveri di legge. Non stupisce, infatti, che ci sia una specifica branca del diritto che si chiama diritto di famiglia e che stabilisce per l’appunto le regole di legge relative alla famiglia.
Indice
Che cos’è la famiglia?
Prima di chiedersi quali sono i diritti e i doveri reciproci dei componenti della famiglia è bene chiarire che cosa si intende con il termine famiglia.
La domanda può apparire scontata ma in realtà questo concetto si è evoluto nel tempo e la definizione di famiglia è anche oggetto di scontro politico ed ideologico tra chi difende un’idea di famiglia tradizionale, basata sul matrimonio e sulla eterosessualità e chi, invece, vuole allargare l’idea di famiglia ad altre tipologie di convivenza, anche omosessuale.
E’ utile, allora, capire cosa dicono i giudici con riferimento alla nozione di famiglia.
Il concetto di famiglia, secondo l’ordinamento italiano, oggi include non solo la famiglia fondata sul matrimonio tra le persone di sesso diverso ma anche le unioni di fatto tra individui, di sesso diverso o dello stesso sesso, ossia le cosiddette convivenze more uxorio.
Si tratta di famiglie che vivono insieme e fanno tutto ciò che fa una qualsiasi famiglia con la particolarità che la coppia non è sposata ma solo convivente.
L’allargamento della famiglia anche alle convivenze è stata di recente affermata in una rilevante sentenza dal Consiglio di Stato [1] in una controversia relativa al rinnovo del permesso di soggiorno ad una donna straniera che aveva una relazione stabile con un italiano ma che non era civilmente sposata con lui. Nell’equiparare la situazione della donna a quella di una moglie sposata, il Consiglio di Stato ha richiamato la posizione della Corte Europea dei diritti dell’uomo.
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), infatti, ha ripetutamente stabilito che il concetto di “vita privata e familiare” non riguarda solo le coppie unite in matrimonio ma include anche le coppie di fatto, conviventi more uxorio, siano esse di sesso diverso o dello stesso sesso.
Sulla base di questo ragionamento, la CEDU ritiene che, nella materia immigratoria, la legislazione degli stati membri non può negare all’individuo il diritto a vivere liberamente una condizione di coppia, intesa come vita familiare, solo perché non sposato ma solo convivente.
Oltre alle autorevoli sentenze della CEDU, le cosiddette “coppie di fatto” hanno avuto, per la prima volta, un riconoscimento legislativo ufficiale da parte dello Stato italiano nel 2016 [2].
Nella prima legge italiana sulle coppie di fatto, in particolare, viene chiaramente affermato che per l’accertamento della stabile convivenza si deve fare riferimento alla iscrizione presso l’anagrafe come famiglia anagrafica.
Il Consiglio di Stato, nella sentenza richiamata, mette insieme i pronunciamenti della CEDU con la Legge del 2016 sulle coppie di fatto per fornire una interpretazione evolutiva del concetto di famiglia e andare oltre la definizione tradizionale.
Quali sono i doveri in una famiglia?
E’ fondamentale chiarire cos’è una famiglia poiché, riconoscendo una determinata formazione sociale come famiglia, è possibile estendergli le norme ed i principi relativi al diritto di famiglia, ivi compresi i doveri e diritti reciproci dei coniugi e dei componenti della famiglia stessa. Vediamo quali sono questi doveri.
I principali doveri e principi che devono sempre accompagnare l’azione dei membri della famiglia sono:
- fedeltà;
- assistenza morale e materiale;
- condivisione dell’abitazione;
- condivisione dei bisogni fondamentali della famiglia.
Quelli appena elencati, in verità, sono solo alcuni dei diritti-doveri che i coniugi (e, in base all’evoluzione della famiglia, anche i conviventi) devono rispettare durane la loro vita coniugale insieme.
Innanzitutto va chiarito che il diritto di famiglia italiano riconosce un principio di assoluta parità giuridica dei coniugi: questo significa che uomo e donna e, in generale, i partner di una relazione famigliare, sono messi sullo stesso piano, sono uguali nei diritti e nei doveri e devono rispettare i medesimi principi.
Vediamo in dettaglio gli impegni che la coppia si assume quando si sposa.
Obbligo di fedeltà
Questo obbligo può sembrare anch’esso figlio di una visione antica o tradizionalista dei rapporti sentimentali fatto sta che è ancora presente nel diritto di famiglia italiano il cosiddetto obbligo di fedeltà.
In base a questo obbligo ancora oggi la eventuale relazione sentimentale extraconiugale (e cioè il tradimento), se incide in maniera rilevante e significativa sul rapporto di fiducia e stima reciproca tra i partner, viene considerata violazione dell’obbligo di fedeltà.
In passato l’adulterio femminile era addirittura reato punibile e lo stesso il concubinato maschile. A partire dal 1968 la punizione penale del tradimento è venuta meno ma l’adulterio resta una sorta di inadempimento contrattuale, una violazione degli obblighi che devono essere rispettati dai coniugi.
Per questo il tradimento è un motivo per la richiesta di separazione e suo addebito, regolato dal Codice civile.
Obbligo di vivere sotto lo stesso tetto
La convivenza, o coabitazione è stata sempre considerata come una caratteristica immancabile per la famiglia. Per questo lalegge prevede che i coniugi devono scegliere insieme l’abitazione dove andranno a vivere e che sarà individuata come “casa familiare”.
Coabitare è un obbligo che scaturisce dalla relazione coniugale. Da ciò discende che l’allontanamento dal tetto coniugale senza “giusta causa” fa decadere il dovere di coabitazione che è collegato anche agli obblighi di assistenza e collaborazione familiare.
L’abbandono del tetto coniugale può addirittura assumere i caratteri di un vero e proprio reato. Chi viola questo obbligo, se una volta che si allontana di casa in modo definitivo smette anche di dare assistenza morale, materiale ed economica al coniuge o ai figli minori, è perseguibile con pene che possono arrivare alla multa o anche al carcere.
E’ però evidente che possono esserci dei casi in cui uno dei coniugi si allontana dal tetto coniugale non in segno di “abbandono” ma per ragioni oggettive come, ad esempio, per motivi di lavoro, di studio, per assistere propri famigliari in situazione di bisogno etc. In questo caso non si ha una violazione dell’obbligo di coabitazione in quanto sussiste una valida giustificazione al momentaneo allontanamento.
Ne discende che ogni situazione dovrà essere verificata caso per caso.
Obbligo di condivisione dei bisogni familiari
Uno dei valori fondamentali che sorreggono la famiglia è quello della solidarietà. Diventando famiglia è come se i coniugi e gli altri membri si privassero di un pizzico del proprio io per diventare noi.
Da questo deriva l’obbligo di entrambi gli sposi (o partner dell’unione civile) di contribuire alle necessità del nucleo familiare, in base alle sostanze e alla capacità di lavoro, anche domestico, di ciascuno.
Ciò significa che i bisogni della famiglia devono essere posti a carico di entrambi in maniera proporzionale alle proprie possibilità. Ne discende che se un coniuge ha uno stipendio più alto dovrà contribuire in modo maggiore; se un coniuge non lavora dovrà mettere a disposizione almeno il proprio lavoro domestico, e via dicendo.
Questo obbligo, a ben vedere, non viene meno nemmeno in caso di separazione o divorzio.
Anche in questo caso, infatti, i coniugi devono farsi carico dei bisogni di familiari in proporzione alle proprie possibilità. Sarà il giudice o l’accordo delle parti a decidere cosa significa questo in termini economici. Di solito il coniuge che viene considerato economicamente più forte è tenuto a dare un contributo al coniuge più deboli ed ai figli. Inoltre si prevede come devono essere ripartite le spese relative ai figli.
Chi non paga gli alimenti alla propria famiglia rischia di commettere un reato penale.
Obbligo di determinare insieme le scelte di vita
Nel concreto svolgimento della vita famigliare sono molti i momenti in cui gli sposi si trovano a dover prendere delle decisioni che si basano su principi, valori, convinzioni, modi di vedere le cose, etc.
Questo accade molto spesso con riferimento all’educazione dei figli.
In questi momenti la stella polare da seguire è la condivisione: marito e moglie devono scegliere di comune accordo i principi di vita e i valori sui quali basare e dare sviluppo alla propria famiglia.
Per quanto riguarda le l individuali, al contrario, i coniugi conservano la propria autonomia.
Se la diversità di vedute è talmente profonda che i coniugi non riescono a trovare una decisione comune, sarà possibile per la coppia rivolgersi al giudice tutelare, che cercherà di aiutare la famiglia a mettersi d’accordo e prendere la migliore decisione che metta al centro il bene della famiglia.
Doveri verso i figli
Anche la cura dei figli deve essere messa a carico di entrambi i genitori e anche in questo ambito dovrebbe regnare la condivisione.
Entrambi i genitori, infatti, hanno l’obbligo di mantenere, istruire ed educare i propri figli in base alla volontà di questi, alle loro inclinazioni e attitudini.
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note
[1] Cons. Stato sez. III sent. n. 5040 del 31.10.2017.
[2] L. n. 76 del 2016.