Come funziona il ricorso in Cassazione e quando si può fare? Cosa significa che è giudice di legittimità? Come decide la Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione è il massimo organo giurisdizionale in Italia: al di sopra della Suprema Corte non c’è nulla. Questo significa che, una volta giunti davanti alla Cassazione, non c’è possibilità di adire un altro giudice per far valere le proprie ragioni. La Suprema Corte, pertanto, è organo di ultimo grado (non necessariamente di terzo, come vedremo nel corso di questo articolo) e, se vieni condannato anche in questa sede, il processo può dirsi concluso definitivamente (salvo le ipotesi di revisione e di ricorso alla Corte di Strasburgo). Ricorrere in Cassazione, però, non è una passeggiata: ciò è dovuto innanzitutto al fatto che la Cassazione non è mai giudice di primo grado e, pertanto, non potrai adire direttamente la Suprema Corte senza passare prima per gli altri gradi di giudizio; in secondo luogo, la Suprema Corte giudica solamente sui profili di legittimità della sentenza impugnata, essendole precluso un esame sul merito; in terzo luogo, l’impugnazione davanti a tale giurisdizione viene definita “a critica vincolata”, nel senso che non ti è possibile impugnare la sentenza a te sfavorevole se non per i motivi tassativamente previsti dalla legge. Infine, la Corte è particolare anche nella decisioni in quanto, se accoglie il ricorso, è possibile che si rinvii al giudice precedente perché torni sui suoi passi e riveda la propria decisione. Insomma: la Cassazione funziona in modo particolare, come d’altronde testimoniato anche dal fatto che essa, pur avendo un’unica sede (a Roma in piazza Cavour), estende la sua giurisdizione sull’intero territorio nazionale. La Cassazione è unica in tutto ciò che le riguarda, insomma. Ti sei mai chiesto come funziona la Cassazione, cioè quando è possibile fare ricorso e come si svolge il giudizio? Se la risposta a questa domanda è positiva, allora penso che questo articolo ti interesserà, in quanto parlerò, in modo semplice e chiaro, del ricorso in Cassazione, delle sue particolarità e delle decisioni assunte da questo particolare organo. Se hai dieci minuti di tempo, ti suggerisco di investirli proseguendo nella lettura: ti spiegherò come funziona la Cassazione.
Indice
Cos’è la Corte di Cassazione?
Per comprendere come funziona la Cassazione devo necessariamente spiegarti che tipo di giudice è e quali sono le sue caratteristiche. Come anticipato, la Corte di Cassazione è giudice di ultimo grado, nel senso che contro una sua decisione non è possibile proporre ulteriore impugnazione. Per meglio farti comprendere il concetto, puoi immaginare che la giustizia italiana sia come una piramide al cui vertice si trova, per l’appunto, la Suprema Corte.
Di solito, la Cassazione è giudice di terzo grado, nel senso che si perviene ad essa dopo un primo e un secondo grado di giudizio, rispettivamente tenutisi innanzi al Tribunale (o al Giudice di pace) e alla Corte di Appello (o al Tribunale, se in primo grado la competenza era del Giudice di pace). In realtà, non è sempre così: la legge consente alle parti, qualora esse siano d’accordo, di “saltare” il secondo grado di giudizio e di andare direttamente in Cassazione: si parla, a tal proposito, di ricorso per saltum.
In alcuni casi previsti dalla legge, poi, la Cassazione è giudice di secondo e ultimo grado poiché non è possibile impugnare altrimenti il provvedimento: è il caso, ad esempio, delle decisioni che sono di competenza esclusiva diretta della Corte d’Appello, oppure delle sentenze del tribunale pronunciate secondo equità su richiesta concorde delle parti.
Cassazione: cosa significa che è giudice di legittimità?
Stiamo già cominciando a vedere piano piano come funziona la Cassazione. Alle informazioni che finora ti ho dato dovrai aggiungerne altre. Ad esempio, è noto che la Corte di Cassazione sia giudice di legittimità e non di merito. Cosa significa? Come funziona la Cassazione in quanto giudice di legittimità? Te lo spiego subito. La legge vieta alla Suprema Corte di entrare nel merito della vicenda sottopostale, nel senso che, nel momento in cui verifica la regolarità della sentenza impugnata, non può mettere in discussione la ricostruzione storica dei fatti così come compiuta dal giudice precedente. L’unica cosa che può fare la Corte di Cassazione è verificare la conformità a legge della decisione contestata.
Ti faccio un esempio. Mettiamo il caso che tu venga condannato, sia in primo che in secondo grado, a pagare il risarcimento dei danni a favore della controparte sulla scorta delle dichiarazioni rese da un testimone che ti avrebbe visto urtare il veicolo del danneggiato mentre eri alla guida della tua auto. Ti difendi asserendo di non aver commesso alcun sinistro: la prova testimoniale, però, ti incastra. Ebbene, in un’ipotesi come questa, non potresti impugnare la sentenza e chiedere alla Cassazione di non dare retta alla testimonianza: questo perché il giudizio circa la credibilità dei fatti narrati dal teste è di merito, non di legittimità.
Ecco come funziona la Cassazione: il suo compito è quello di verificare che la legge non sia stata violata. Così, nel caso della testimonianza, la Suprema Corte potrà al massimo verificare se l’escussione è avvenuta secondo le disposizioni del codice: ad esempio, esiste una norma che vieta di testimoniare coloro che hanno un interesse concreto alla causa e che, pertanto, avrebbero potuto partecipare in qualità di parte [1]. Se la testimonianza ha violato questa disposizione perché è stato sentito il cointestatario dell’auto, allora la Cassazione potrà invalidare la testimonianza per contrasto con la legge.
Ricorso Cassazione: come funziona?
Vediamo ora come funziona il ricorso in Cassazione. Devi sapere che l’impugnazione davanti alla Suprema Corte è definita “a critica vincolata”. Cosa significa? Vuol dire che non ogni doglianza è ammessa in Cassazione, ma solamente quelle tassativamente previste dalla legge. In parole ancora più semplici, puoi impugnare la sentenza a te sfavorevole solamente per le ragioni previste dalla legge, cioè solo per determinati vizi e, in particolare:
- per motivi attinenti alla giurisdizione;
- per violazione delle norme sulla competenza;
- per violazione o falsa applicazione di norme di legge e dei contratti e accordi collettivi nazionali di lavoro;
- per nullità della sentenza o del procedimento;
- per omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti [2].
I motivi che legittimano il ricorso in Cassazione quando ad essere impugnata è una sentenza penale sono sostanzialmente analoghi, in quanto riguardano anch’essi i motivi di giurisdizione (cioè, i casi in cui il giudice non aveva il potere di decidere, in quanto la controversia spettava a un giudice di altra giurisdizione o, addirittura, a potere diverso da quello giurisdizionale); l’inosservanza o l’erronea applicazione della legge, ivi comprese le norme processuali stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza; la mancata assunzione di una prova decisiva di cui era stata fatta richiesta; la mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione [3].
Ricorso Cassazione: chi può farlo?
Per continuare il nostro percorso su come funziona la Cassazione, devo ora dirti chi può presentare ricorso; sembra una domanda scontata ma non lo è. Come ogni altro mezzo di impugnazione, si può andare in Cassazione solamente in presenza di questi due requisiti: legittimazione e interesse a impugnare. È legittimato a proporre ricorso solamente la parte processuale che sia costituita nel grado precedente; ne ha interesse, invece, colui che è risultato soccombente. In pratica, potrai fare ricorso in Cassazione solamente se la sentenza pronunciata dal giudice ti dia torto, in tutto o in parte; non avrebbe senso, infatti, impugnare una decisione favorevole. Prendi il caso dell’imputato che venga assolto: non avrebbe interesse a ricorrere contro il provvedimento a sé favorevole.
Oltre a queste limitazioni, inerenti sempre a come funziona la Cassazione, devi sapere che il ricorso per Cassazione può essere preparato solamente da un avvocato che sia abilitato al patrocinio innanzi alle magistrature superiori. Cosa significa? Vuol dire che l’avvocato al quale dovrai rivolgerti deve essere un cassazionista, cioè un legale abilitato a stare innanzi alla Suprema Corte. Approfondiamo questo aspetto.
Avvocato cassazionista: come si diventa?
Come appena detto, la Cassazione funziona in modo particolare anche per gli avvocati: non tutti sono ammessi dinanzi alla Suprema Corte, ma solamente coloro che abbiano acquistato la qualifica di cassazionista. Se una volta divenire avvocato cassazionista era solamente questione di tempo (era sufficiente essere iscritti all’albo dal almeno dodici anni e presentare relativa domanda), oggi le cose sono cambiate.
Per diventare cassazionista, un avvocato deve:
- essere iscritto all’albo da almeno cinque anni;
- superare un esame;
- svolgere un periodo di pratica presso un avvocato che eserciti abitualmente il patrocinio davanti alla Corte di Cassazione.
In alternativa, può diventare cassazionista l’avvocato che:
- è iscritto all’albo da almeno otto anni;
- ha con successo la Scuola Superiore dell’Avvocatura, istituita presso il Consiglio Nazionale Forense;
- ha superato l’esame di verifica finale.
Cassazione: come funziona la decisione?
Completiamo il nostro discorso su come funziona la Cassazione parlando delle sentenze con cui essa si pronuncia. La Corte di Cassazione può decidere sostanzialmente in tre modi: dichiarando inammissibile il ricorso; rigettandolo oppure accogliendolo.
La Cassazione pronuncia sentenza di inammissibilità quando il provvedimento impugnato è conforme ai principi asseriti in passato dalla Corte stessa, oppure quando l’impugnazione non sia fatta per uno dei motivi che abbiamo visto sopra (difetto di giurisdizione, incompetenza, violazione di norme, ecc.) o non abbia rispettato le norme procedurali.
La Cassazione decide per il rigetto del ricorso quando ritiene infondata l’impugnazione, confermando così la decisione contestata. In pratica, il ricorso non è inammissibile, poiché rispetta i motivi di impugnazione stabiliti dalla legge, solamente che esso si presenta ingiustificato, nel senso che le doglianze non sono legittime. In pratica, quando la Cassazione rigetta il ricorso dà ragione al giudice che ha emesso la sentenza impugnata.
Al contrario, la Cassazione accoglie il ricorso quando ritiene fondate le ragioni esposte. In questa evenienza, la Suprema Corte può annullare (cioè “cassare”: di qui il nome stesso della corte) in tutto o in parte la sentenza, rinviando al giudice di merito per decidere secondo il principio che essa esporrà [4]. In altre parole, se la Corte ritiene fondato il ricorso, provvederà a cancellare quella parte di sentenza che ritiene ingiusta e ad esprimere le condizioni cui dovrà attenersi il giudice del rinvio per decidere nuovamente proprio su quel punto. Il giudice del rinvio è un giudice diverso da quello che ha emesso la sentenza impugnata, ma di pari grado: ad esempio, se la sentenza contro cui si è fatto ricorso in cassazione è resa dalla corte di appello, giudice del rinvio sarà un’altra corte di appello scelta dalla cassazione. Il giudice del rinvio dovrà decidere nuovamente sulla controversia, ma questa volta attenendosi a quanto stabilito dalla corte di cassazione.
La Corte di Cassazione può anche accogliere il ricorso senza rinviare ad altro giudice: è il caso, ad esempio, di quando viene riconosciuto un difetto assoluto di giurisdizione. Allo stesso modo provvede in ogni altro caso in cui ritiene che la causa non poteva essere proposta o il processo proseguito [5].
note
[1] Art. 246 cod. proc. civ.
[2] Art. 360 cod. proc. civ.
[3] Art. 606 cod. proc. pen.
[4] Art. 383 cod. proc. civ.
[5] Art. 382 cod. proc. civ.
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