Come si calcolano i chilowatt di un’auto?


Chilowatt, cavalli vapore, HP e cavalli fiscali: come orientarsi? Sapere quanti chilowatt ha un’autovettura serve per conoscere la potenza del veicolo e per calcolare quanto pagare di bollo auto.
Se possiedi un autoveicolo probabilmente conosci già il numero dei cavalli vapore (CV) ma non sai quanti chilowatt ha ed in che modo reperire questo dato. Il numero dei chilowatt è essenziale per conoscere la potenza del motore e per calcolare l’importo della tassa auto. Ci occorre quindi sapere cos’è e dove trovarlo. Sapere la sola cilindrata non basta: a parità di essa i cavalli ed anche i chilowatt cambiano. Il numero dei cavalli può essere fuorviante, perché il numero dei chilowatt è sempre inferiore rispetto a quello dei corrispondenti cavalli. Inoltre, attualmente sia il Fisco sia il Codice della strada “ragionano” in termini di chilowatt e non più di cavalli; i cavalli rimangono utili solo a livello commerciale, perché siamo abituati ad esprimere la potenza del motore in questi termini e così le case automobilistiche continuano a proporci questo dato. I chilowatt esprimono la potenza del motore dell’autovettura. Un tempo questo dato era misurato in cavalli vapore (CV, o in inglese HP): quando la macchina sostituì le carrozze, i carri e gli altri veicoli trainati da animali, era utile sapere a quanti cavalli corrispondeva la forza del motore. Ben presto, però, i cavalli sono stati chiamati “cavalli fiscali”, perché il dato è stato preso dal Fisco come base per il calcolo del bollo auto, cioè della tassa automobilistica che colpisce il proprietario o possessore di ogni autoveicolo. Così il numero dei cavalli è divenuto estremamente importante a fini pratici: non serviva più soltanto per sapere quanto è potente il motore dell’auto, ma anche e soprattutto per calcolare l’importo della tassa auto. Negli ultimi anni, però, i cavalli sono stati definitivamente sostituiti dai chilowatt ed è questo il dato “ufficiale” preso a base sia dal Fisco sia dal Codice della strada. Ma come si calcolano i chilowatt di un’auto? Il rapporto tra le due misure, come vedremo, è abbastanza semplice e si basa su una facile formula matematica che è possibile utilizzare senza particolari nozioni e strumenti: ci basta conoscere i dati di partenza riportati sulla carta di circolazione.
Indice
Cavalli motore: dai cavalli vapore ai watt e chilowatt
Nel Settecento, con la rivoluzione industriale, nacquero le macchine a vapore. Esse a poco a poco sostituirono le attività manuali ed anche quelle svolte dagli animali, come i cavalli.
Per indicare a quanti cavalli corrispondeva la forza del motore di quella macchina nacque una nuova unità di misura chiamata “cavallo vapore“. Così si poteva stabilire un rapporto tra la vecchia forza animale e la nuova forza motrice meccanica: ad esempio, una macchina di dieci cavalli vapore esprimeva la forza di dieci cavalli.
Per convenzione, fu stabilito che un cavallo vapore corrispondeva all’energia necessaria a sollevare un peso di 75 chili all’altezza di un metro nel tempo di un secondo. L’informazione della potenza espressa in cavalli vapore serviva a stabilire il valore del macchinario sia dal punto di vista tecnico sia per l’aspetto commerciale.
Nell’Ottocento questa unità di misura divenne ancora più utile perché si diffusero i motori a combustione interna di derivati dal petrolio (motori a benzina o a miscela e motori diesel): nacquero così le autovetture e gli altri moderni mezzi di trasporto che già nei primi decenni del Novecento avevano messo in minoranza le carrozze e gli altri mezzi trainati da cavalli o altri animali.
Diventava così ancor più necessario avere un’unità di misura che esprimesse, in un solo numero sintetico, la potenza effettiva del motore e quindi del veicolo. Il cavallo vapore si prestava bene a questo scopo.
Il dato della cilindrata del veicolo (cioè il volume dei cilindri: ad esempio un’autovettura a sei cilindri ciascuno dei quali con capacità pari a 1/3 di litro avrà 2.000 cc di cilindrata) non era sufficiente a calcolare in modo preciso la potenza del motore, che dipendeva da altre variabili come il tipo di alimentazione e il meccanismo di trasmissione.
Sappiamo tutti, infatti, che i vari modelli di autovetture in commercio a parità di cilindrata, poniamo di 1.600 cc, hanno un numero di cavalli ben diverso: ad esempio 95, 120 o 150.
Anche il cavallo vapore, però, aveva i suoi limiti, perché nell’Europa continentale si usava il sistema di calcolo CV mentre nella Gran Bretagna e nei Paesi anglosassoni il metodo HP (l’abbreviazione dei corrispondenti termini in inglese, horse power): utilizzando l’uno o l’altro i risultati erano differenti.
La differenza era leggera (1 CV equivaleva a 0,98 HP circa), ma comportava continui problemi di conversione e soprattutto impediva che il cavallo vapore potesse essere un’unità di misura valida e riconosciuta a livello internazionale.
Fino a quando i mercati delle auto erano prevalentemente nazionali, questo inconveniente non costituiva un grosso ostacolo, ma in tempi più recenti, con la globalizzazione del mercato automobilistico e la presenza anche in Italia di tutte le marche mondiali, era impossibile proseguire con una misurazione duplice e ormai antiquata.
Si ricorse, così, al chilowatt, un’apposita unità di misura che prende il nome dallo scienziato fisico del Settecento James Watt. Questi per primo, sin dal momento dell’introduzione delle macchine a vapore, aveva espresso la formula che misurava in termini elettrici la potenza: come ricorda bene chi ha frequentato le scuole medie superiori, un watt è il risultato della moltiplicazione tra 1 volt ed ampere.
Questa unità di misurazione ha il vantaggio di essere precisa ed univoca, perché è in grado di misurare la potenza di ogni tipo di lavoro fisico eseguito da qualsiasi tipo di motore o di macchina in genere. E’ noto, ad esempio, l’utilizzo del KW in ambito elettrico e dell’energia per stabilire i consumi degli elettrodomestici o la potenza degli impianti.
Il chilowatt che stiamo esaminando non è altro che un multiplo del watt e precisamente equivale a mille watt (mentre un megawatt rappresenta un milione di watt ed un gigawatt un miliardo di watt).
Cavalli vapore e chilowatt: quale rapporto c’è?
A tutt’oggi il numero dei cavalli di un autoveicolo continua ad essere utilizzato nella pratica commerciale: la maggior parte di noi lo conosce bene, perché è un dato ben pubblicizzato dalle case automobilistiche e dalle concessionarie di vendita.
Quasi tutti sanno quanti cavalli ha la propria autovettura, ma non sanno dire a quanti chilowatt corrispondono, e neppure se e come è possibile calcolare questa corrispondenza. La buona notizia è che non occorre essere laureati in matematica o in fisica e neppure in ingegneria per stabilire il rapporto esatto che esiste tra i cavalli vapore di un tempo ed i chilowatt attuali.
Infatti, il rapporto tra cavalli e chilowatt è semplicissimo da calcolare ed anche da ricordare. La formula “magica” è una facile equivalenza: un chilowatt equivale a 1,36 cavalli. Per la precisione, 1 kW è uguale a 1,35962 CV ma l’arrotondamento degli ultimi decimali non comporta significative differenze e quindi può essere trascurato ai fini pratici.
Quindi, se conosciamo quanti cavalli ha la nostra autovettura possiamo facilmente ricavare il numero dei chilowatt corrispondenti, dividendo il numero dei cavalli per 1,36. Ad esempio, se possediamo un’auto che ha 136 cavalli, essa avrà anche 100 chilowatt di potenza; se la nostra auto ha 75 cavalli, essi corrispondono a poco più di 55 chilowatt (precisamente 55,14).
E’ anche possibile effettuare il calcolo inverso, se conosciamo il numero dei chilowatt e da esso vogliamo risalire al numero dei cavalli. In questo caso la formula da utilizzare sarà la moltiplicazione del numero dei chilowatt per 1,36.
A questo punto, per prevenire ogni errore ci basta tenere presente un “trucco” molto semplice: il numero dei chilowatt è e deve sempre essere minore del numero dei corrispondenti cavalli.
Dividendo il numero dei cavalli per 1,36 otterremo i chilowatt; moltiplicando i chilowatt per 1,36 avremo come risultato i cavalli. Infatti un cavallo “vale” 0,735 chilowatt, cioè poco meno di tre quarti di chilowatt equivalgono ad un cavallo.
Su internet ci sono molti convertitori tra cavalli e chilowatt, ma ora conosciamo la formula che abbiamo esposto e ci basta una semplice calcolatrice per passare dall’una all’altra unità di misura.
Per calcolare l’importo del bollo auto, i servizi automobilistici a partire dall’ACI mettono a disposizione, gratuitamente, il servizio che consente di ottenere l’importo dovuto semplicemente inserendo la targa del veicolo. Infatti, come vedremo nel paragrafo successivo, la targa è associata alla carta di circolazione che a sua volta contiene proprio i chilowatt del motore dell’auto.
Tutto quel che abbiamo esposto ci aiuta anche a prevenire inutili spaventi: ad esempio se abbiamo un’autovettura di 200 cavalli, non saremo oltre la soglia del “superbollo” (che è pari a 185 chilowatt, pagando 20 euro di tassa in più per ogni chilowatt oltre soglia) perché il nostro veicolo a fini fiscali varrà “soltanto” 147 chilowatt (cioè 200 diviso 1,36). In realtà i 185 chilowatt a partire dai quali il bollo è maggiorato corrispondono a circa 250 cavalli: una potenza notevole che può essere raggiunta solo da modelli particolari di auto.
Come utilizzare i dati del libretto di circolazione
Il libretto di circolazione è la “carta di identità” del nostro autoveicolo e lo legittima a circolare. Tra le informazioni che esso contiene (data di immatricolazione, numero del telaio, targa, marca, modello, categoria, omologazione, dati del proprietario, ecc) c’è anche proprio quello che ci serve, cioè il numero dei chilowatt.
Dove possiamo individuarla nel mare di cifre e sigle che compongono la carta di circolazione? Precisamente, esso si trova nel secondo dei quattro quadranti del foglio, cioè quello posto in alto a destra; il numero dei chilowatt è riportato nella sezione contraddistinta dalla lettera P alla voce denominata in codice “P.2” (che è collocata tra la voce “P.1” che riporta la cilindrata e la voce “P.3” che indica il tipo di alimentazione, ad esempio benzina oppure gasolio) [1].
Se dobbiamo pagare il bollo auto, oppure la tassa del passaggio di proprietà in caso di vendita del veicolo, il numero dei chilowatt è indispensabile e sarà quello che dovremo moltiplicare per il coefficiente del tipo di tassa stabilita.
Ricordiamolo ancora: vale il numero dei chilowatt e non quello dei cavalli, che sarebbe maggiore. La tassa automobilistica si calcola in base ai chilowatt e non ai cavalli.
I cavalli fiscali, invece, servivano fino a circa venti anni fa per calcolare l’importo del bollo auto, e sono caduti in disuso proprio con l’introduzione dei chilowatt che oggi rappresentano il parametro di riferimento per la tassa automobilistica.
Essi sopravvivono soltanto in alcuni casi, come il rimborso chilometrico ai dipendenti delle aziende che viaggiano con la propria autovettura per motivi di lavoro o nei calcoli dei premi assicurativi.
Infatti ancora oggi alcune assicurazioni calcolano la tariffa della Rc auto a partire dalla cilindrata del veicolo anziché dalla potenza del motore, fissando delle “fasce” ai quali si fa corrispondere un certo numero di cavalli (ad esempio, 1.600 cc di cilindrata valgono 17 cavalli fiscali, mentre 2000 cc equivalgono 20).
Questi “cavalli fiscali” però sono una mera finzione normativa e non esprimono affatto la potenza effettiva del motore, come invece fanno i chilowatt.
Infine, è bene sapere che i chilowatt dell’autovettura servono anche per stabilire se i neopatentati – cioè coloro che hanno conseguito l’abilitazione alla guida da meno di tre anni – possono guidare determinati veicoli o meno.
Sappiamo che in genere i neopatentati non possono guidare autovetture molto potenti, ma occorre conoscere in modo preciso qual è la soglia e per calcolarla serve proprio il numero dei chilowatt. Il limite stabilito dalla legge [2] è di 70 chilowatt, corrispondenti – ormai sappiamo bene come calcolarlo – a circa 95 cavalli.
Quindi, quando si acquista un’autovettura è bene considerare che se supera questi limiti non potrà essere guidata da un neopatentato.
Di Paolo Remer
note
[1] Questi codici sono stati stabiliti in ambito europeo dalla Direttiva 1999/37/CE del 29.04.1999 alla quale si sono adeguate tutte le carte di circolazione dei Paesi dell’Unione Europea.
[2] Art. 117 co. 2 cod. strada.