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Come scrivere un elogio funebre

11 Febbraio 2019 | Autore: Laura Bertaglia
Come scrivere un elogio funebre

L’elogio funebre è un discorso che deve avere precise caratteristiche per rendere omaggio al defunto in modo adeguato. Per questo è fondamentale seguire alcune regole per scrivere una commemorazione toccante, significativa, non banale.

Hai perso da poco un caro e vuoi rendergli omaggio con un discorso che faccia capire chi era veramente a coloro che verranno alla funzione commemorativa? Vuoi scrivere qualcosa di indimenticabile, che faccia sorridere e al contempo piangere chi ascolterà le tue parole? Senti di avere così tante cose da dire che le frasi ti si accavallano nella testa sull’onda dei ricordi? Se la risposta a queste domande è sì, sappi che questo è l’articolo che fa per te e ti aiuterà a dare un ordine al flusso di pensieri che attraversano la tua mente. È normalissimo, a ridosso di un funerale, sentirsi persi e spaesati ma al contempo desiderosi di dire molto su chi non c’è più. Come scrivere un elogio funebre è una breve guida che permetterà a tutti, anche in momenti di grande difficoltà emotiva come quelli che seguono un lutto, di scrivere un’orazione commemorativa in grado di ricordare il caro estinto in maniera opportuna. L’importanza di un elogio ben fatto non è assolutamente da sottovalutare. Se non dedicherai la giusta attenzione alla stesura del testo rischierai di essere banale o di utilizzare formule poco adatte al contesto molto delicato in cui andrai ad inserirti. Se invece le tue parole saranno ben calibrate, permetteranno a tutti i presenti – sia a chi lo conosceva sia a chi non ne aveva una conoscenza profonda ­– di celebrare il defunto in un modo speciale e di portarne a casa un ricordo ben più chiaro e vivido.

Cos’è un elogio funebre e perché scriverlo?

Un elogio funebre è un discorso scritto per rendere omaggio ad una persona defunta, solitamente letto al termine del funerale.

Mentre negli Stati Uniti è qualcosa di estremamente usuale e raramente alle funzioni – religiose o laiche esse siano­  – potranno mancare discorsi commemorativi di parenti e amici, in Italia l’encomio fatto dai cari non è assolutamente qualcosa di scontato.

Sei mai stato, però, alle esequie di qualcuno cui nessuno ha dedicato un discorso? Non hai avuto la sensazione che siano state celebrazioni ancora più cupe e grigie di quanto già non siano normalmente? Non ti sei chiesto se quell’uomo o quella donna non meritasse di essere raccontato in modo diverso e più intimo da qualcuno che lo amava? L’ultimo saluto è certamente un’occasione difficile per tutti coloro che conoscevano il defunto, ma se riesci a scrivere un elogio coinvolgente, potrai dare a tutti i presenti un senso di pace e armonia, farli rincasare con un ricordo ancora più bello della persona che hanno perso.

Esiste infatti una sorta di potere catartico nei discorsi letti ad un nutrito gruppo di persone: la forza dell’aggregazione riesce a dare un valore e una solennità diversi a quanto viene detto, unendo gli individui in un sentimento comune.

Prima di scrivere, chiediti chi era il defunto

Ricorda che per scrivere un buon elogio non potrai dire tutto ciò che ti passa per la mente, quindi dovrai porti fin da subito le domande giuste: quali sono le qualità e le caratteristiche che descrivono meglio chi era il defunto? Quali erano le cose che amava di più? Se amava la poesia, cerca di capire qual era la sua preferita; se amava raccontare storie, cerca di ricordare quali erano quelle che raccontava più spesso; se era un idealista e credeva in alcune cause particolari, appuntati quali erano e con quali associazioni o gruppi ha collaborato più spesso.

Cosa lo distingueva dagli altri? Quali erano i valori in cui credeva e le cose cui dedicava più tempo? Passa al setaccio tutti i ricordi delle cose fatte insieme, le circostanze che ti hanno più rivelato in modo profondo che persona era nell’animo. Non per forza devono essere cose “grandi”, bastano piccole cose, ma che vadano al cuore della sua personalità, perché non c’è nulla che parli più di noi di ciò che è piccolo e quotidiano.

Poni domande a chi lo conosceva

Spesso confrontarci con gli altri ci serve per avere una visione più chiara e completa delle cose: chiedi ad altri famigliari e amici quali ricordi hanno della persona che se n’è andata. Altri punti di vista ti permetteranno di avere un focus più ampio e un maggior numero di aneddoti cui fare riferimento.

Decidi lo stile da adottare in linea col protagonista

Fai mente locale su quale era lo stile del defunto: non esistono manuali rigidi su come scrivere un elogio, ma la regola essenziale è farlo in un modo che sia strettamente in linea con il suo spirito e con ciò che la sua personalità avrebbe certamente apprezzato.

Tieni a mente che il protagonista non sei tu che scrivi né il tuo dolore, dunque non è su di te che deve essere incentrato il testo, ma sul defunto e su un onesto e sincero omaggio alla sua memoria. Prova a concentrarti e a chiederti come avrebbe voluto essere ricordato, con quale soprannome amava essere chiamato o quali erano invece le cose che non avrebbe mai accettato.

È arrivato il momento di scrivere: spiega chi sei tu

Una volta finita la “pianificazione mentale” necessaria per chiarirsi le idee, arriva il momento di iniziare a scrivere. Da cosa partire? Innanzitutto spiegando brevemente chi sei e a nome di chi parli. È possibile che in platea non tutti ti conoscano ed è fondamentale che, con una sola frase molto concisa, ti presenti indicando il tuo nome e il rapporto che avevi con il defunto.

Individua il destinatario

Scegli chi vuoi sia il destinatario delle tue frasi e mantieniti poi coerente: puoi rivolgerti direttamente al defunto dandogli del “tu” come fosse una lettera oppure alle persone presenti alla celebrazione, invitandole ad un momento di raccoglimento e ricordo.

Racconta i pregi e le cose che amava

Sulla base delle tue precedenti riflessioni e scelte, scrivi le cose che l’amato defunto ha fatto e gli piaceva fare durante la sua vita, partendo da caratteristiche generali per entrare successivamente nei dettagli.

Cerca di essere concreto, di evitare frasi ampollose, concentrandoti invece su quei piccoli aneddoti e particolari che descrivono l’essenza dell’individuo per quel che era nella sua quotidianità. Non essere vago: se era una persona simpatica e allegra non limitarti ad usare solo questi aggettivi, ma racconta brevemente una situazione divertente che avete vissuto, in modo che chi è presente si ritrovi a pensare: “Sì, era proprio così!”.

Se sei riuscito a trovare qual era la sua poesia preferita o una canzone in cui si riconosceva, citane un breve tratto particolarmente significativo.

Cita frasi o espressioni tipiche del defunto

Per una descrizione incisiva e al contempo commovente sarai aiutato dall’utilizzo di frasi o detti che il defunto usava di consueto: inseriscile nel testo esattamente come le diceva, anche se in dialetto. Premurati però di sostituire eventuali parole volgari: considerata la sacralità della celebrazione dovrai prestare molta attenzione al linguaggio che utilizzi e al tuo tono. Dovrai regalare un sorriso senza fare battute esagerate e senza usare termini impropri. Tieni sempre presente che, soprattutto se il rito è religioso e celebrato in una chiesa, non è possibile dire o fare tutto ciò che si vuole, il diritto canonico è abbastanza preciso in merito (leggi il seguente articolo cosa non si può fare in chiesa).

Chiudi con un saluto speciale

Non tralasciare di sottolineare ciò che provi, il sentimento che a lungo ti ha legato al defunto e che non scomparirà semplicemente con la sua morte. Se lo rammenti, racconta di uno dei primi ricordi che ti legano a lui e avviati alla conclusione del tuo discorso, creando una sorta di ponte ideale tra l’inizio e la fine, tra ciò che apre e ciò che chiude un percorso.

Offri una riflessione sulla vita senza di lui/lei

A questo punto sarà doveroso un pensiero su come sarà la vita ora che la persona che è deceduta non c’è più, quali saranno i suoi pregi che a te e alle persone per cui scrivi mancheranno di più. Potrai fare riferimento anche a questo o quel difetto particolare e a tutto ciò che lui o lei faceva per rimediare. Chiudi con una frase di speranza, regalando ai presenti un omaggio il più possibile sereno della persona che state celebrando.

Riferimenti religiosi

È importante portare rispetto per il tipo di funzione che la famiglia ha scelto, dunque se il contesto in cui ti troverai sarà una luogo di culto è doveroso fare un cenno al fatto che ora il defunto si trova tra le braccia di Dio, in compagnia dei Santi cui era devoto e che l’hanno protetto durante il suo cammino e vicino ad altri cari già morti prima di lui.

Ricorda il limite del tempo

Cerca di far durare il tuo discorso al massimo sei o sette minuti, in genere le persone hanno difficoltà a continuare ad ascoltare oltre un lasso di tempo superiore, soprattutto se sono sopraffatte dal dolore.

Non copiare discorsi già fatti

Se vieni preso dalla cosiddetta “ansia da foglio bianco” e senti che scrivere un elogio è qualcosa di troppo difficile non cedere alla voglia di copiare qualcosa di già fatto in rete: nel migliore dei casi finiresti per sembrare solo poco spontaneo e non dare un ultimo saluto degno al tuo caro, nel peggiore dei casi potresti addirittura violare il diritto d’autore utilizzando la proprietà intellettuale di qualcun altro e incorrere in sanzioni (per maggiori approfondimenti leggi quando un’opera è protetta dal diritto d’autore).

Se senti di non farcela, interpella una persona esterna

Piuttosto di non scrivere qualcosa di personale e sentito di tuo pugno, fallo scrivere ad un professionista: anche in Italia, come negli Stati Uniti, esistono degli “eulogy writers” specializzati nella scrittura di elogi funebri su commissione, che con garbo e delicatezza ti ascolteranno e ti guideranno nella stesura di un elogio che descriva e ricordi al meglio chi amavi.



Di Laura Bertaglia


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4 Commenti

  1. Salve, mio nonno è morto ed ho scritto un elogio funebre che ha commosso tutti. Ha sofferto tanto nella sua vita… Mi manca moltissimo. Ora lui aveva una volontà. ha scritto un testamento. come funziona l’eredità?

    1. Ciao Lory! Se il testamento dovesse nominare tra gli eredi anche i nipoti, questi ultimi avrebbero diritto alla quota del patrimonio ad essi riservata. Il nonno potrà nominare erede anche solo un nipote e non gli altri. Difatti i nipoti non sono eredi legittimari, ossia non hanno diritto al testamento se non sono menzionati espressamente. Bisogna fare molta attenzione a che il testamento, nel lasciare una parte di beni al nipote, non vada a ledere la quota che la legge riserva agli eredi cosiddetti legittimari, quelli cioè che vanno sempre accontentati. Questi sono il coniuge, i figli e, in loro assenza, i genitori se ancora in vita. Per maggiori informazioni leggi il nostro articolo https://www.laleggepertutti.it/221383_se-muore-il-nonno-chi-eredita/comment-page-1#I_nipoti_sono_eredi

  2. Salve, cosa potete dirmi riguardo il fatto di disperdere le ceneri dei defunti? E’ consentito dalla legge?

    1. Buongiorno Gilda. La dispersione delle ceneri è consentita, nel rispetto della volontà del defunto, unicamente in aree a ciò destinate all’interno dei cimiteri, oppure in natura o in aree private. La dispersione in aree private deve avvenire all’aperto e con il consenso dei proprietari, e non può comunque dare luogo ad attività aventi fini di lucro; la dispersione è in ogni caso vietata nei centri abitati. La dispersione in mare, nei laghi e nei fiumi è consentita nei tratti liberi da natanti e da manufatti.

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