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Test sulle intolleranze alimentari: come si fa?

30 Gennaio 2019 | Autore:
Test sulle intolleranze alimentari: come si fa?

La differenza con l’allergia ad alcuni cibi. I sintomi più frequenti e gli esami da fare. Si deve pagare?

Negli ultimi tempi si sente parlare come non mai delle intolleranze alimentari. Quasi fossero scoppiate all’improvviso: una volta bastava che ci fosse qualcosa da mangiare e si cresceva sani e contenti. Oggi, il barista che propone un aperitivo senza la lista degli ingredienti e degli allergeni rischia grosso. In molti hanno scoperto che c’è qualcosa che non va in quello che abitualmente mangiano. E, dopo gli opportuni esami, hanno saputo di essere intolleranti al glutine piuttosto che al lattosio o a qualche altra sostanza. Ma come si fa il test sulle intolleranze alimentari? C’è bisogno di una prescrizione del medico di base? A chi bisogna rivolgersi? È una procedura lunga? E costa tanto?

Bisogna, intanto, distinguere tra intolleranze ed allergie, perché non sono la stessa cosa e si rischia di fare confusione anche quando si vuole fare un test. L’allergia è una reazione del sistema immunitario ad un determinato allergene. L’intolleranza, invece, è la mancata capacità di tollerare, appunto, un certo alimento che determina una reazione tossica. Ma, come vedremo, il sistema immunitario non c’entra affatto. È importante, quindi, tener ben presente questa differenza quando si cerca di capire di quale disturbo si soffre e quando si decide di fare un test sulle intolleranze alimentari, sempre che sia il caso di fare questo tipo di esame anziché quello sulle allergie alimentari.

Vediamo, allora in questo articolo come si fa il test sulle intolleranze alimentari, a che cosa serve, quando è il caso di farlo, se serve una prescrizione e se si deve pagare.

Intolleranza alimentare: che cos’è?

Dicevamo che spesso si tende a confondere il termine intolleranza alimentare con allergia alimentare. Facciamo, quindi, chiarezza su entrambe le cose.

L’allergia è un’esagerata reazione del sistema immunitario in risposta ad un allergene che l’organismo percepisce come un elemento estraneo e, pertanto, come un potenziale nemico. Ecco perché scende in campo il sistema immunitario scatenando gli anticorpi in modo spropositato. A tal punto da poterci creare un grave danno.

Per intolleranza alimentare si intende, invece, la mancata capacità di «tollerare», appunto, una certa quantità di un determinato alimento. L’organismo, per dirla in altro modo, non riesce a digerirlo e lo manifesta attraverso una reazione tossica. Ma il sistema immunitario non c’entra: si tratta di un malessere provocato dal consumo di alcuni cibi contenenti ingredienti come il grano, il lattosio o le uova, a seconda del tipo di intolleranza di cui si soffre.

Perché non tutte le intolleranze alimentari sono uguali. C’è, ad esempio, quella enzimatica che si manifesta attraverso l’incapacità di metabolizzare alcuni ingredienti. La più diffusa è l’intolleranza al lattosio, ma è piuttosto comune anche quella nota come favismo. Si tratta di un’anomalia genetica che riguarda alcuni enzimi contenuti nei globuli rossi e che determina di non assumere alimenti come fave o piselli.

C’è, poi, l’intolleranza a certi cibi che contengono sostanze ad attività farmacologica come l’istamina e la tiramina. Parliamo, ad esempio, di pomodori, crauti, spinaci, conserve, pesce in scatola o affumicato, frutti di mare, ecc.

Infine, l’intolleranza alimentare si può manifestare dopo avere assunto degli alimenti contenenti esaltatori di sapidità, conservanti, dolcificanti ed altre sostanze simili. Cioè, buona parte di ciò che acquistiamo al supermercato.

Perché si soffre di intolleranza? Probabilmente è una questione genetica, cioè si nasce già con questo tipo di problema che si manifesta ad un certo punto della vita, quando si comincia ad assumere certi alimenti. Ma non si esclude, dicono gli esperti, che stress, dieta disordinata e alterazioni della flora intestinale non abbiano un ruolo in questo tipo di disturbo.

Intolleranza alimentare: quali sono i sintomi?

È fondamentale capire come si sa di avere un’intolleranza alimentare, cioè quali sono i sintomi di questo disturbo. L’elenco è lungo. Di solito si manifesta (anche nel tempo, cioè non immediatamente dopo avere consumato certi alimenti) attraverso uno o più di questi segnali (in rigoroso ordine alfabetico):

  • acne;
  • anoressia;
  • astenia;
  • aumento dell’appetito e del peso;
  • bolle o bruciore alla lingua;
  • bruciore di stomaco;
  • capogiri;
  • cattiva digestione;
  • coliche;
  • crampi allo stomaco;
  • depressione;
  • diarrea;
  • difficoltà di concentrazione;
  • dispnea;
  • dissenteria;
  • dolori addominali;
  • flatulenza;
  • gonfiore addominale;
  • incontinenza fecale;
  • insonnia;
  • magrezza ingiustificata;
  • mal di testa;
  • nausea;
  • prurito;
  • rigurgito acido;
  • ritenzione idrica;
  • stitichezza.

Intolleranza alimentare: come si fa il test?

Quando si avvertono alcuni dei sintomi sopraelencati e si vuole capire il perché, è opportuno fare un test sulle intolleranze alimentari. Si tratta di una serie di esami che coinvolgono diverse specialità mediche come la gastroenterologia, la dermatologia e, per esclusione, l’allergologia. Diciamo per esclusione perché, come abbiamo visto, l’allergia e l’intolleranza sono due cose diverse. Quindi può succedere che quello che sospettiamo sia un’intolleranza alimentare in realtà sia un fattore allergico.

Di solito si inizia con l’esame dei sintomi e le esperienze del paziente e dei suoi familiari, per capire se ci sono dei cibi che hanno già provocato in passato dei disturbi. In questo caso, vengono eliminati alcuni alimenti su indicazione del gastroenterologo per vedere se i sintomi si presentano ancora.

Se così fosse, cioè se il problema persiste, vengono prescritti degli esami per isolare dei fattori specifici presenti nel sangue, come anticorpi o autoanticorpi. Da qui si può arrivare, ad esempio, alla diagnosi di malattie come la celiachia, il morbo di Crohn o la sindrome da colon irritabile. Infine, non si escludono analisi del respiro e delle feci, la colonscopia o la gastroscopia in modo da verificare lo stato dell’intestino e dell’apparato digerente. Se necessario, si prelevano dei campioni di tessuto per analizzarli attraverso uno specifico esame istologico.

Intolleranza alimentare: ci vuole l’impegnativa per il test?

Conviene sempre rivolgersi al proprio medico di base o al pediatra se il paziente è un bambino quando si sospetta di avere un’intolleranza alimentare perché si avvertono alcuni dei sintomi che abbiamo citato. Saranno loro a prescrivere con la dovuta impegnativa i test opportuni in base a ciò che riscontra il paziente. Per gli esami mutuabili occorrerà pagare il ticket sanitario, a meno di avere diritto all’esenzione per età o per reddito.


note

Autore immagine: Pixabay.com


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2 Commenti

  1. Buonasera! Questo articolo sulle intolleranze alimentari è molto utile. Vorrei saperne di più sull’intolleranza al lattosio. Grazie mille

    1. Ciao Rita. Grazie a te, continua a seguirci! Per rispondere alla tua domanda, devi sapere che l’intolleranza al lattosio è un disturbo che si manifesta con sintomi sgradevoli e non consente a chi ne soffre di digerire in maniera adeguata tutti quegli alimenti che contengono il lattosio. Leggi il nostro articolo sull’argomento: Intolleranza al lattosio: cause e sintomi https://www.laleggepertutti.it/246915_intolleranza-al-lattosio-cause-e-sintomi
      Troverai le risposte alle seguenti domande: Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio? Quali sono gli alimenti da escludere dalla propria dieta quotidiana? Quali sono gli alimenti che si possono mangiare? Cos’è l’intolleranza al lattosio? Quali sono le cause dell’intolleranza al lattosio? Perché si parla di intolleranza primaria, secondaria e transitoria? Test del respiro (breath test): cos’è e come funziona? Cos’è il test genetico? Intolleranza al lattosio: come si fa la diagnosi? Quali sono i rimedi? Quale terapia seguire? Si può guarire dall’intolleranza al lattosio? Come ci si può “disintossicare”? L’intolleranza al lattosio può provocare carenza di calcio?.

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