Si può regalare una somma mensile a un figlio o un nipote?


Bonifici mensili a un familiare: cosa prevede la legge? È necessario firmare un contratto e registrarlo oppure non c’è bisogno di nulla? Cosa potrebbe dire l’Agenzia delle Entrate?
La vecchia tradizione italiana di restare a casa dei genitori fino ad età adulta o comunque fino al matrimonio sembra gradatamente tramontare. Negli ultimi anni, c’è un crescente desiderio di indipendenza e, laddove possibile, viene esercitato dopo l’università o, per chi è fuori sede, già con la maggiore età. Vivere da soli in periodo di crisi non è tuttavia facile; così spesso, alle spalle di un giovane, c’è uno zio, un nonno o il padre che presta un aiuto economico quantomeno per l’affitto. Il sostegno potrebbe poi assumere cadenza mensile, una sorta di bonifico periodico che viene effettuato a titolo di donazione. Ma cosa prevede la legge quando si verificano situazioni di questo tipo? Si può regalare una somma mensile a un figlio o un nipote senza formalità di sorta oppure è necessario stipulare un contratto e magari registrarlo all’Agenzia delle Entrate? Senza una scrittura privata con data certa, a confermare che si tratta di una donazione, cosa potrebbe dire o fare l’Agenzia delle Entrate? Ecco alcune riflessioni che potranno aiutare a fare chiarezza sul punto.
Due sono le problematiche che vanno affrontate quando si ha a che fare con una donazione di denaro tra privati: la prima è di ordine civilistico e coinvolge i rapporti tra il beneficiario (il cosiddetto donatario) e i futuri eredi del donante. La seconda è di natura fiscale: un conto con un attivo incompatibile con il reddito dichiarato all’ufficio delle imposte può fondare il sospetto di evasione? Ecco come vanno risolte le questioni.
Indice
Somma regalata: problemi di eredità
Il primo profilo da analizzare è quello dei rapporti tra il donatario e i familiari del donante. Cosa possono fare questi ultimi per impedire che il proprio parente dilapidi il patrimonio o dia a qualcuno più di quanto dà agli altri?
Finché il donante è ancora in vita, nessuno può impedirgli di regalare somme mensili al figlio o al nipote e, quindi, contestare tali atti di “liberalità”. Le donazioni infatti sono libere. Tuttavia, alla sua morte, si potrà valutare se tali elargizioni hanno finito per ridurre il patrimonio del donante, tanto da ledere la cosiddetta «legittima». Le quote di legittima sono quella parte di eredità che, per legge, spetta sempre al coniuge, ai figli o, in loro mancanza, ai genitori. Solo questi ultimi soggetti quindi possono rimettere in discussione le donazioni fatte dal donante in vita e sempre che, alla sua morte, le rispettive quote siano scese al di sotto dei limiti imposti dalla legge. Per conoscere quali sono queste quote leggi Eredità: quanto si è obbligati a lasciare ai parenti per legge?
Per esempio, immaginiamo un genitore titolare solo di un conto corrente con 20mila euro e nessun altro bene intestato. Negli ultimi 5 anni di vita si prende cura di uno dei figli perché disoccupato, versandogli mensilmente sul conto 500 euro. Alla sua morte, sul conto è rimasto pochissimo. Gli altri figli, fratelli del donatario, chiedono a quest’ultimo la restituzione di parte dei soldi ricevuti in donazione in quanto lesi nelle loro quote di legittima. Hanno ragione e possono farlo. In assenza infatti del coniuge, quando gli eredi sono solo due o più figli, a questi ultimi devono andare sempre i due terzi del patrimonio del donante mentre solo un terzo può essere liberamente ceduto (anche a uno solo degli eredi). Il conto corrente di 20mila euro andrà quindi diviso in tre parti, due delle quali da ripartire tra i tre figli e la terza da lasciare al beneficiario delle donazioni.
Le donazioni fatte con bonifico non richiedono l’atto notarile – come invece la regola imporrebbe – se il valore del singolo versamento è minimo rispetto al patrimonio del donante.
Somma regalata: problemi fiscali
Il secondo problema è di ordine fiscale. L’Agenzia delle Entrate possiede degli strumenti in grado di calcolare la ricchezza e le spese del contribuente. Una volta confrontati tali valori con il reddito riportato sul relativo 730, l’ufficio valuta se vi è stata la disponibilità di denaro ulteriore rispetto a quello dichiarato al fisco. Se così fosse si potrebbe ipotizzare che vi è stata evasione fiscale. Questi due strumenti sono il redditometro (che misura le spese sostenute dal contribuente nell’arco dell’anno) e l’Anagrafe dei rapporti finanziari (che individua i conti correnti dei contribuenti e le somme ivi depositate).
Potrebbe allora succedere che l’ufficio delle imposte si accorga che il donatario sta spendendo più di ciò che possiede o che sul suo conto c’è una disponibilità di denaro incompatibile con la dichiarazione dei redditi presentata. Da ciò può derivare un accertamento fiscale, accertamento che può essere superato dimostrando la provenienza lecita ed “esentasse” del denaro. Già di per sé dovrebbe bastare la tracciabilità dei bonifici che individuano con certezza il conto di provenienza. Ciò vale soprattutto tra familiari conviventi tra i quali si presume che vi sia un vincolo di solidarietà, in ragione del quale chi sta meglio aiuta chi non ha soldi.
Negli altri casi, invece, l’Agenzia delle Entrate potrebbe sospettare l’esistenza di compensi per prestazioni lavorative. Per evitare problemi, sarà meglio formalizzare l’atto di donazione con una dichiarazione delle parti, fornendole data certa. In pratica il donante dichiara di donare una determinata somma al donatario affinché questi ne faccia l’uso che meglio crede. La data certa può essere fornita con la registrazione del documento all’Agenzia delle Entrate oppure con l’invio dello stesso tramite raccomandata o posta elettronica certificata.
Il tenore della dichiarazione è liberamente determinabile dalle parti. Ecco un esempio:
«Io sottoscritto sig… dichiaro di aver donato, a mio nipote, il sig. …, la somma di euro … con bonifici bancari mensili da euro …. ciascuno, a partire dal 1° gennaio al 31 dicembre dell’anno … Tali somme quindi costituiscono il frutto di mera liberalità».
Come donare i soldi a un figlio o a un nipote
Sarà bene, comunque, far transitare il denaro in regalo tramite bonifico bancario oppure con assegno non trasferibile: tali forme tracciabili di pagamento consentono, anche a distanza di molti anni, di fornire certezza in merito ai soggetti coinvolti nell’operazione, alla provenienza dei soldi, alla data del versamento. In questo modo diventa più facile fornire all’Agenzia delle Entrate le spiegazioni da questa richieste.
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Autore immagine: Fisco lente di ingrandimento su contribuente: di Strejman