Invalidità: a quanto ammonta il danno da incapacità lavorativa?


Basi di calcolo diverse: redditi da lavoro più esenti e detrazioni per i subordinati; il netto ai fini Irpef più alto degli ultimi 3 anni per i professionisti; triplo della pensione sociale per disoccupati e attività sporadiche.
Immagina di aver subito un incidente stradale piuttosto serio e, in conseguenza di ciò e delle lesioni riportate, di non poter più svolgere il lavoro che prima ti dava da mangiare. Non hai bisogno di un avvocato per capire che il risarcimento che l’assicurazione dovrà liquidarti non potrà essere limitato solo alla sofferenza e alle limitazioni fisiche con cui, da quel giorno, dovrai convivere. C’è anche la quasi scontata perdita del posto e la conseguente diminuzione del reddito che subirai. Materialmente, quanti soldi ti verranno liquidati per questa perdita? In altre parole, a quanto ammonta il danno da incapacità lavorativa conseguente all’invalidità?
Ci sono una serie di fattori che l’assicurazione – e, in caso di mancato accordo, il tribunale – deve valutare per determinare l’ammontare del risarcimento. Le istruzioni su come procedere sono state fornite da una recente ordinanza della Cassazione [1]. Ecco i chiarimenti che i giudici supremi hanno messo nero su bianco.
Indice
Risarcimento del danno patrimoniale
Ogni volta che c’è da risarcire un infortunio, qualsiasi sia stata la causa, bisogna valutare una serie di fattori che, a seguito dell’evento, hanno inciso negativamente sulla vita e sul portafogli del danneggiato.
C’è innanzitutto il danno patrimoniale costituito da due voci:
- il danno emergente: si tratta di tutte le spese sostenute dall’infortunato in conseguenza del sinistro. L’esempio tipico è costituito dai medicinali, dagli esami diagnostici, dalla terapia post operatoria, dalle visite mediche, ecc. Tale risarcimento non deve essere dichiarato al fisco in quanto non rientra nei redditi tassabili; in altre parole, non c’è bisogno di riportare il risarcimento sulla propria dichiarazione dei redditi;
- il lucro cessante: si tratta dei guadagni persi a causa dello stop all’attività lavorativa durante il periodo di convalescenza. È, ad esempio, il reddito che avrebbe guadagnato un negoziante o un agente di commercio in quei giorni che è stato costretto a rimanere a letto o comunque a casa o in ospedale. Poiché tale risarcimento è sostitutivo del reddito, esso viene tassato e quindi va riportato nella dichiarazione dei redditi.
Dimostrare il danno emergente è piuttosto facile: basta presentare i giustificativi di spesa (fatture, scontrini, ricette mediche, ecc.) per ottenere il rimborso dei soldi anticipati.
Dimostrare invece il lucro cessante è più difficile poiché si tratta di valutare qualcosa che non si è verificato concretamente. Tale risarcimento pertanto si calcola in via presuntiva, ossia sui redditi percepiti nei periodi precedenti che diventano un parametro di riferimento e una base di calcolo per ipotizzare l’ammontare delle perdite economiche.
Risarcimento del non danno patrimoniale
La seconda parte di risarcimento che l’assicurazione deve corrispondere al danneggiato è il cosiddetto danno non patrimoniale. Si chiama così perché non incide direttamente sul portafogli della vittima. Il danno non patrimoniale è composto di due voci:
- danno biologico: è la menomazione fisica o psichica subìta a seguito di un incidente e accertata da un medico. Si pensi a un arto che, in conseguenza di una frattura, non può più essere articolato in modo perfetto o a un ginocchio danneggiato che non consente di fare più attività sportiva agonistica. Il danno biologico viene misurato in base a percentuali di invalidità: tanto più elevata è tale percentuale, tanto maggiore è il risarcimento. A incidere sul danno è anche l’età della vittima: tanto più è giovane, tanto superiore è il danno. Insomma, il danno biologico consiste nelle ripercussioni negative sulle dinamiche abituali e relazionali della propria vita quotidiana;
- danno morale: si tratta del danno più difficilmente accertabile perché è forse anche quello più astratto. È la sofferenza fisica e morale subìta dalla vittima a seguito dell’infortunio; si tratta di un danno di natura strettamente intima, quale ansia, turbamento, disagio, sensazioni, sofferenza interiore. Il danno morale è risarcibile solo se sono stati commessi illeciti particolarmente gravi quali un reato o la violazione di un interesse (come la salute) tutelato dalla costituzione.
Consulta massima e sentenza relative all’articolo
Il danno da incapacità lavorativa specifica
Ritorniamo al danno patrimoniale e, in particolare, al lucro cessante. La diminuzione del reddito può essere transitoria, laddove le ferite siano guaribili, o definitiva quando invece l’invalidità sia permanente. Se tale invalidità è talmente grave da limitare o escludere del tutto la possibilità per la vittima di lavorare si parla di danno da incapacità lavorativa specifica. Come si calcola tale danno? Su questo aspetto è intervenuta la Cassazione.
Innanzitutto è necessario verificare che l’infortunato non possa più svolgere proprio il lavoro cui prima era addetto e non uno in generale. Per questo viene detta “incapacità lavorativa specifica”. Ecco perché tale risarcimento non è automatico anche se la vittima ha riportato dal sinistro postumi invalidanti che incidono in una certa misura sulla capacità lavorativa specifica: il danno patrimoniale, infatti, scatta unicamente se si dimostra che la riduzione della capacità si è tradotta in un effettivo pregiudizio economico.
In secondo luogo va valutato il tipo di lavoro svolto dalla vittima: è chiaro che tanto più era remunerativo, tanto maggiore sarà il danno. Non è una questione di discriminazione ma di calcolare le effettive perdite subite. È chiaro che un disoccupato o un lavoratore part-time ha una diminuzione patrimoniale inferiore a quella di un professionista a capo di un grosso studio di consulenza alle aziende importanti.
Dunque, dopo l’incidente stradale come si liquida il danno da incapacità lavorativa specifica? Dipende dal tipo di occupazione, perché cambia la base di calcolo del reddito su cui liquidare il ristoro.
Nel caso di un disoccupato, non c’è – purtroppo – ragione di liquidare l’incapacità lavorativa specifica non avendo questi perso alcuna occupazione. Il danno alla potenzialità lavorativa generica rientrerà quindi nelle altre voci di danno che abbiamo sopra elencato.
Invece se si tratta di un lavoratore con un reddito saltuario o con entrate tanto modeste da essere assimilabile a un disoccupato, il risarcimento corrisponde al triplo della pensione sociale [2].
Per il lavoratore dipendente la base su cui calcolare l’incidenza dell’inabilità temporanea o dell’invalidità permanente è pari al reddito da lavoro maggiorato dei redditi esenti e delle detrazioni di legge.
Invece per i lavoratori autonomi, lo standard è costituito dal reddito netto che risulta più alto fra quelli dichiarati dalla vittima del sinistro ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche degli ultimi tre anni [3].
note
[1] Cass. ord. n. 4557/18 del 15.02.2019.
[2] Cass. sent. n. 8896/2016.
[3] Cass. sent. n. 11579/2018.
Autore immagine uomo braccio ingessato di VanoVasaio
La legge per tutti leggo ogni giorno le vostre notizie. informazioni chiare e utili. Un figlio può chiedere il congedo straordinario?
Buongiorno Fabio. A proposito del congedo straordinario, ne ha diritto anche il figlio/lavoratore dipendente, ma purché siano rispettate le seguenti condizioni. In particolare, è necessario che il coniuge o il convivente unito civilmente con la persona gravemente disabile sia deceduto oppure versi in uno state di grave invalidità. Stessa situazione deve riguardare anche i genitori del disabile: questi infatti devono essere deceduti oppure anch’essi invalidi. In altri termini, se tua madre è gravemente disabile, per poter ottenere il congedo straordinario, è necessario che tuo padre (marito del disabile) ed i tuoi nonni (genitori del disabile), siano deceduti oppure si trovino affetti da patologie gravemente invalidanti. In pratica, quindi, non ci sono altri parenti più vicini che possano assistere materialmente tua madre: se questa dovesse essere la tua situazione, allora, quale lavoratore dipendente, potresti chiedere ed ottenere il congedo straordinario.