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Modulo cartaceo denuncia malattia professionale

28 Marzo 2019 | Autore: Paolo Remer
Modulo cartaceo denuncia malattia professionale

Come compilare il modulo per denuncia di malattia professionale: requisiti, adempimenti, procedura da seguire.

Se hai contratto una malattia professionale, cioè dovuta all’attività lavorativa o all’ambiente di lavoro, hai diritto a ricevere un’indennità economica, l’indennizzo per il danno biologico e altre prestazioni assistenziali. Il primo passo da compiere è compilare il modulo cartaceo denuncia malattia professionale. Occorrerà l’aiuto del tuo medico di base o del medico competente dell’azienda: la maggior parte delle informazioni richieste sono di carattere clinico. Appena compilato, questo modulo dovrà essere inviato all’Inail per avviare l’iter del riconoscimento della tua malattia come professionale. Le informazioni di partenza contenute nel modulo di denuncia sono indispensabili per inquadrare correttamente la pratica.

Il riconoscimento della malattia professionale è un percorso delicato ed approfondito perché richiede di accertare se quella patologia deriva o no dal lavoro svolto. La malattia professionale, diversamente da un infortunio, è a lenta insorgenza e spesso occorrono anni perché si manifesti.  Tutte le circostanze riguardanti il tipo di lavoro, le mansioni, i compiti specifici, l’esposizione a sostanze nocive, lo spostamento di carichi eccessivi, l’usura delle articolazioni del corpo devono essere ben esposte e documentate in modo da agevolare il percorso finalizzato ad ottenere il riconoscimento della malattia professionale. Vediamo quindi cos’è e come è composto questo fondamentale modulo cartaceo di denuncia malattia professionale in modo da compilarlo correttamente e senza errori o omissioni.

Malattia professionale: cos’è?

La malattia professionale è quella causata dall’attività lavorativa. La sua insorgenza è lenta e la manifestazione è progressiva, a differenza dell’infortunio che è immediato e traumatico.

La sua caratteristica fondamentale consiste nell’essere causata dall’esposizione a determinati fattori di rischio tipici dell’attività lavorativa svolta o comunque presenti nell’ambiente di lavoro.

I più frequenti sono il contatto con polveri o sostanze chimiche nocive, ma anche il rumore degli impianti, le vibrazioni dei macchinari ed anche le radiazioni alle quali è esposto in maniera prolungata il personale addetto alle lavorazioni (come nel caso degli operatori sanitari di radiologia).

Un esempio tipico è la silicosi: si tratta di una grave malattia polmonare causata da un’esposizione prolungata ad una sostanza nociva, denominata biossido di silicio. Anche l’asbestosi è una malattia polmonare provocata dall’inalazione di fibre di asbesto, contenute nell’amianto.

In entrambi i casi queste malattie richiedono parecchi anni per manifestarsi: le sostanze pericolose vengono inalate per molto tempo senza sintomi finché la malattia appare; talvolta la vittima ha già cessato il lavoro, ma questo non preclude il riconoscimento della malattia come professionale e i benefici correlati.

Per essere qualificata come professionale, la malattia deve trovare la sua causa esclusiva o almeno prevalente nel lavoro svolto. In questo si distingue da una malattia comune: ad esempio sarebbe pressoché impossibile dimostrare che una normale influenza è stata contratta mediante contagio proprio sul luogo di lavoro e a causa di esso. L’esposizione al virus che la provoca, infatti, non è un rischio tipico delle mansioni svolte.

Insomma per aversi una malattia professionale occorre che proprio il lavoro, e non altro,sia la causa della malattia. Potrebbero esserci in concomitanza anche altre cause extralavorative (alcune malattie vengono favorite semplicemente dall’avanzare dell’età, altre dal tipo di alimentazione, da predisposizioni genetiche ecc.) ma esse non devono essere sufficienti da sole a provocarla, altrimenti non si tratterebbe più di una malattia professionale.

Quindi, tieni presente che la causa principale della malattia professionale deve essere sempre trovata nell’esercizio dell’attività lavorativa e nei fattori di esposizione al rischio ad essa collegati, come il luogo di lavoro nel suo complesso (ad esempio uno stabilimento industriale dove fumi o radiazioni si emanano in modo da coinvolgere anche operai di reparti diversi da quello dove esse si sprigionano).

Se poi nello stadio di evoluzione della malattia si aggiungono anche elementi di altro tipo, riguardanti la vita privata, che la aggravano o ne rendono più rapido l’evolversi (sono le c.d. concause), avremo comunque una malattia professionale, purché essa non sia stata provocata solo da essi a prescindere dal lavoro.

Ai fini pratici le malattie professionali si distinguono in tabellate e non tabellate. Questa distinzione è importante perché se la malattia è tabellata l’onere della prova per il lavoratore è alleggerito.

Le malattie tabellate sono inserite in apposite tabelle dell’Inail e per esse non è necessario dimostrare di volta in volta la causa professionale: basterà provare il tipo di lavoro svolto, i luoghi ed il periodo di durata, in modo che, quando quella malattia verrà diagnosticata, si presumerà automaticamente che essa sia dovuta proprio all’attività lavorativa.

Tra queste malattie tabellate le più diffuse sono la silicosi, l’asbestosi e le malattie da esposizione a radiazioni nocive per il personale sanitario addetto ai macchinari che le emanano.

Nel caso di malattia non tabellata, invece, dovrà essere il lavoratore a dimostrare che la causa deriva proprio dal lavoro svolto e non da fattori esterni.

Se vuoi conoscere quali sono le malattie professionali tabellate puoi leggere l’elenco completo qui.

La diagnosi della malattia professionale

Diagnosticare l’esistenza di una malattia professionale è un’attività complessa. Il fattore chiave è stabilire se quella patologia è riconducibile al lavoro svolto dal soggetto o anche dall’ambiente in cui il lavoro viene effettuato (si tratta del c.d. rischio ambientale dei luoghi di lavoro).

Il medico dovrà individuare l’esistenza di questo nesso causale, cioè il rapporto tra le mansioni svolte – e quindi il tipo di lavorazioni o compiti abitualmente effettuati – e la patologia da cui il lavoratore  risulta affetto.

Viene in considerazione anche il tempo, più o meno prolungato, in cui il lavoratore ha compiuto quelle attività o è stato esposto a determinate sostanze o radiazioni: spesso ci vogliono anni prima che la malattia professionale insorga, si manifesti e diventi riconoscibile all’occhio clinico.

L’accertamento, quindi, deve riguardare sia l’aspetto clinico, documentando i sintomi, il quadro diagnostico e gli esami medici effettuati, sia l’indagine sui tipi di lavoro che il soggetto ha svolto non solo in epoca recente ma anche in passato e magari presso datori di lavoro diversi da quello attuale, in modo da verificare se essi possono aver cagionato l’insorgere di quella malattia che è si manifestata a distanza di anni.

Malattia professionale: come ottenere il riconoscimento

Il riconoscimento di una malattia come professionale serve per ottenere un’indennità economica (che è commisurata alla retribuzione percepita) e anche per ricevere l’indennizzo del danno biologico derivato dalla malattia stessa.

Per sapere quali sono le prestazioni che spettano a chi ha una malattia professionale riconosciuta puoi leggere qui.

Se credi di essere affetto da una malattia professionale ti dovrai per prima cosa rivolgere al tuo medico curante oppure al medico competente presso l’azienda, rappresentandogli tutti i segni, sintomi e disturbi.

Il medico ti visiterà ed effettuerà tutti gli accertamenti ed esami del caso, necessari a stabilire di che malattia si tratti e se la causa possa essere ravvisabile nell’attività lavorativa svolta.

Quando il medico avrà formulato la sua diagnosi, la prima ed essenziale cosa da fare è effettuare la denuncia di malattia professionale all’Inail. Questo adempimento avviene compilando l’apposito modulo predisposto dall’Ente: la malattia di cui si chiede il riconoscimento deve essere per prima cosa certificata dal medico e queste informazioni saranno la base per la denuncia che l’Inail riceverà.

Il modulo non deve essere compilato direttamente dal lavoratore, bensì dal medico che ha formulato la diagnosi di malattia professionale, che a seconda dei casi potrà essere il medico di base del lavoratore oppure il medico competente del servizio di prevenzione e protezione aziendale.

A sua volta però il medico si baserà proprio sulle informazioni fornite dal lavoratore per la parte riguardante le mansioni svolte e i periodi di lavoro, mentre accerterà direttamente tutto ciò che riguarda l’aspetto della malattia da denunciare.

Se vuoi approfondire gli adempimenti e la tempistica della denuncia di malattia professionale leggi questo articolo.

Modulo denuncia malattia professionale: a cosa serve?

Il modulo di denuncia della malattia professionale serve ad avviare il procedimento per il riconoscimento della malattia come professionale, in modo da ottenere i benefici dovuti.

Una volta denunciata la malattia attraverso questo modello, l’ufficio competente dell’Inail effettuerà i propri accertamenti, che comprenderanno la convocazione del lavoratore per essere sottoposto a visita medica.

Al termine di questo iter, l’Inail emetterà un provvedimento con cui riconoscerà oppure non riconoscerà la malattia professionale (in questo caso sarà possibile ricorrere avverso il provvedimento).

Dal momento in cui la malattia sarà riconosciuta, il lavoratore inizierà a percepire l’indennità economica, che verrà calcolata a partire dal momento in cui la malattia si era manifestata. Dunque gli effetti del beneficio retroagiscono e il lavoratore avrà diritto agli arretrati maturati.

Modulo denuncia malattia professionale: come si compila?

La denuncia della malattia professionale non può essere effettuata in forma libera, ma esclusivamente attraverso un apposito modulo predisposto dall’Inail. Puoi scaricare il fac-simile a questo link.

Il modulo deve essere compilato in tre copie: una per l’Inail, una per il lavoratore ed una per il datore di lavoro.

La denuncia prevede che vengano indicati innanzitutto i dati del lavoratore: non solo quelli anagrafici – compreso sempre il codice fiscale – ma anche quelli relativi al luogo di lavoro, agli orari, al tipo di mansioni svolte, al livello di inquadramento ed alla retribuzione percepita.

E’ necessario riportare non solo i dati della posizione lavorativa attuale ma anche quelli eventualmente precedenti, sia riguardo ad altre mansioni svolte sia relativamente a datori di lavoro passati. Abbiamo visto, infatti, che nella maggior parte dei casi la causa della malattia che si manifesta oggi deriva da attività lavorative svolte molti anni prima.

Devono poi essere indicati i dati del medico certificatore (che dovrà essere dotato del proprio codice Inail) e quelli dell’azienda, cioè i dati identificativi del datore di lavoro presso cui il richiedente è alle dipendenze.

La malattia dovrà essere descritta in maniera approfondita seguendo le indicazioni contenute nel modello, che – lo ripetiamo – deve essere compilato dal medico, sia pure sulla base delle informazioni e dichiarazioni ricevute dal lavoratore.

Ad esempio la parte relativa all’anamnesi (la storia clinica del paziente) sarà compilata dal medico sulla base di quanto il lavoratore stesso gli avrà indicato sul proprio passato: malattie avute fin dall’infanzia, ricoveri ed operazioni subite, patologie croniche, ecc.

Il punto essenziale riguarda l’indicazione delle informazioni sul fattore che verosimilmente ha provocato la malattia diagnosticata: potrà trattarsi, a seconda dei casi, di un agente specifico (ad esempio una sostanza chimica) oppure all’esposizione a un’emissione nociva per l’organismo (rumore, radiazioni, ecc.) o ad un altro elemento di rischio.

Il documento da compilare è molto articolato ed in alcuni punti assomiglia a un vero e proprio questionario. Si richiede, infatti, di indicare se la malattia è prevista in un’apposito Decreto Ministeriale [1] che è quello riguardante le c.d. malattie tabellate di cui abbiamo parlato e, in caso positivo, di indicare lo specifico codice.

Questo è importante ai fini del riconoscimento, perché il decreto classifica le malattie professionali inserendole in varie liste suddividendole in quelle ad elevata probabilità di origine lavorativa (come ad esempio l’ernia discale per gli operai addetti in via continuativa alla movimentazione di carichi) o a limitata probabilità (come le tendiniti) o infine ad altre malattie per le quali è possibile – ma va provato – che derivino da una causa professionale.

Bisogna poi indicare la data di prima diagnosi della malattia professionale, dire se essa ha comportato morte o abbandono del lavoro oppure se produce inabilità, anche parziale e temporanea, allo svolgimento dell’attività lavorativa.

Ricorda che la denuncia può essere presentata senza vincoli anche se nel frattempo il rapporto di lavoro è cessato (per dimissioni, licenziamento, pensionamento ecc.) con l’unica differenza che in tal caso il modulo sarà presentato direttamente all’Inail anzichè tramite il datore di lavoro.

Se la durata dellʼassenza dal lavoro risultasse superiore ai 60 giorni occorrerà effettuare, da parte del medico competente, una specifica visita per verificare l’idoneità o meno allo svolgimento delle mansioni precedenti [2].

Un altro punto essenziale è l’esposizione dell’attività lavorativa che, a giudizio del medico compilatore del modulo, ha cagionato la malattia denunciata o che comunque è ad essa correlabile almeno come concausa.

Potrà trattarsi di una mansione oppure di uno specifico compito abituale e tipico svolto dal lavoratore addetto; non basterà, ad esempio, dire “operaio” ma occorrerà indicare con precisione quale attività possa aver provocato l’insorgenza di quella determinata malattia, come nel caso di un addetto alla catena di montaggio che abbia ritmi ripetitivi e continuativi di certe operazioni manuali che provochino sovraccarico, usura o infiammazione di articolazioni come il braccio, la mano, la spalla, il piede, ecc.

Modello denuncia malattia professionale: quali adempimenti?

Il medico, ricevuta la comunicazione di malattia, deve compilare e inviare all’Inail (tramite il datore di lavoro con le modalità che tra poco vedremo) il modulo di denuncia entro 5 giorni, che diventano 10 nel caso di lavoratori impiegati in agricoltura  [3].

C’è anche un onere preliminare a carico del lavoratore e nel suo interesse: denunciare la malattia professionale entro il termine di 15 giorni dal manifestarsi dei primi sintomi. La denuncia sarà valida anche se effettuata successivamente, ma in tal caso il lavoratore perderà il diritto all’indennità per i giorni precedenti alla segnalazione [4].

Infatti il modulo di denuncia richiede di indicare esattamente la data della prima diagnosi e sarà essa a costituire il punto di partenza per il riconoscimento dell’indennità spettante.

E’ bene quindi recarsi dal medico non appena compaiono i sintomi di una malattia che si sospetta essere di origine professionale.

Compiuti gli accertamenti medici è necessario che il lavoratore, non appena ricevuto il certificato medico di malattia, lo fornisca al datore di lavoro, in modo che risultino certi il numero identificativo del documento, la data del rilascio e gli eventuali giorni di prognosi attribuiti dal medico.

Il datore di lavoro a sua volta dovrà inviare, direttamente o attraverso un proprio incaricato abilitato (ad esempio il proprio consulente del lavoro) all’Inail la denuncia della malattia certificata, questa volta esclusivamente in modalità telematica e utilizzando l’apposito modello che puoi trovare qui e che dovrà riportare gli estremi e tutti gli elementi di contenuto della certificazione medica che abbiamo esaminato.

Bisogna ricordare che il medico è tenuto anche ad inviare la denuncia di malattia professionale alla Direzione Territoriale del Lavoro ed al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria [5]. Le informazioni fornite serviranno anche ad alimentare il Registro nazionale delle malattie [6], tenuto a fini statistici ed epidemiologici.

In sostanza quindi il medico è tenuto ad un triplice obbligo: non solo quello di certificare per primo l’insorgenza della malattia professionale, con il modulo che abbiamo esaminato e che sarà trasmesso dal lavoratore al datore di lavoro e da quest’ultimo all’Inail, ma anche a comunicare direttamente il contenuto della denuncia ai due organi che abbiamo indicato, perché questo obbligo è posto dalla legge direttamente a suo carico.



Di Paolo Remer

note

[1] D.M. dell’11.12.2009. Si tratta dell’elenco delle malattie professionali ai sensi dell’art. 139 del D.P.R. n.1124 del 30.06.1965 (Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali).

[2] Art. 41, comma 2, lett. e-ter del D.Lgs. n.81 del 9.04.2008 (Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).

[3] Artt. 238-251 D.P.R. n.1124 del 30.06.1965.

[4] Art. 52 D.P.R. n.1124 del 30.06.1965.

[5] Art. 139 D.P.R.  n.1124 del 30.061965.

[6] Art. 10 D.Lgs. n.38 del 23.02.2000.

Autore immagine: malattia professionale di GoneWithTheWind


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2 Commenti

  1. Salve, a proposito di malattia professionale, come posso dimostrarla? Io ho un’ernia del disco… Svolgo un lavoro usurante e devo dimostrare che la mia attività lavorativa sia la causa dell’insorgenza dell’ernia discale. Come devo fare? Ci sono sentenze che potete citare che riguardano il mio caso? Ho possibilità di ottenere un risarcimento del danno e di ottenere il riconoscimento di questa malattia?

    1. Buon pomeriggio Luciano. Lo stress derivante dal servizio può determinare l’insorgenza di patologie come disturbi artrosici della colonna vertebrale ed ipertensione. Le assenze del lavoratore a seguito di un infortunio sul lavoro o legate all’insorgenza di una malattia professionale sono computabili nel periodo di conservazione del posto di lavoro. E’ necessario mettere a disposizione dei lavoratori attrezzature idonee ai fini della loro sicurezza. Ti consigliamo di leggere il nostro articolo Malattia professionale ernia del disco: ultime sentenze https://www.laleggepertutti.it/278365_malattia-professionale-ernia-del-disco-ultime-sentenze in cui potrai trovare le ultime sentenze su: ernia del disco e lavoro; malattia professionale e infortunio sul lavoro; funzione previdenziale della tutela assicurativa dell’Inail.

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