Danneggiamento: quando è reato?


In cosa consiste il danneggiamento penalmente rilevante? Cos’è il danneggiamento semplice e quali sono le conseguenze? Il danneggiamento è sempre reato?
Un teppistello, per farti un dispetto, ha rotto il finestrino della tua auto, oppure ha piegato lo specchietto; mentre sei a casa di amici, si accende una discussione e, in preda alla rabbia, getti volontariamente a terra un prezioso cimelio di famiglia appartenente al proprietario dell’abitazione; mentre sei in strada, uno sconosciuto ti scatta una foto e, pur di impedirgli di utilizzarla, gli strappi dalle mani lo smartphone e lo scaraventi in acqua. Cosa accomuna tutte queste ipotesi? Te lo dico subito: il danneggiamento di un bene altrui. Fino a qualche tempo fa, tutte queste condotte avrebbero costituito delitto: oggi, invece, non è più così. Quando il danneggiamento è reato?
Con questo articolo vorrei parlarti proprio di questo argomento, cioè di quando un danno, causato volontariamente, possa costituire reato e, dunque, possa intraprendersi un procedimento penale in piena regola. Ti anticipo infatti che a partire dal 2016 solo determinate condotte possono integrare il reato di danneggiamento: tutte le altre costituiscono un semplice illecito civile. Vediamo allora cos’è il danneggiamento e quando è reato.
Indice
Danneggiamento materiale: cos’è?
Il danneggiamento di cui ci occuperemo è quello di tipo materiale, cioè quello che solo indirettamente provoca anche una perdita economica: chi distrugge l’auto di un’altra persona, infatti, non si limita ad esercitare un’aggressione su un bene, ma anche ad impoverire il proprietario, il quale sarà costretto ad un esborso economico per ripararla o per acquistarne una nuova.
Il danneggiamento patrimoniale, invece, meglio si addice ai reati che aggrediscono i beni altrui al fine di trarne un profitto: pensa al classico furto, alla rapina, ecc.
Dunque, sebbene per la vittima la perdita economica sia sostanzialmente la stessa, per la legge c’è differenza tra il furto di un’auto e la sua distruzione da parte di terzi.
Quando è danneggiamento?
Secondo il codice penale [1], il danneggiamento può consistere, alternativamente, in una condotta finalizzata a distruggere, disperdere, deteriorare o rendere inservibile una cosa mobile o immobile altrui.
Per distruggere si intende l’annientamento totale della cosa (non della sua materia), nella sua funzione strumentale di soddisfacimento di bisogni umani, materiali o spirituali. Ad esempio, chi demolisce un’auto commette un danneggiamento, anche se dovessero salvarsi alcuni pezzi della carrozzeria esterna o dell’abitacolo.
Il danneggiamento può consistere nel disperdere un bene, cioè nel fare uscire dalla disponibilità della vittima la cosa, in modo che ella non possa più recuperarla o possa recuperarla con grande difficoltà. Pertanto, si potrà distruggere un bene altrui anche soltanto disperdendolo, ad esempio liberando gli animali di un allevamento e facendoli fuggire via.
Il danneggiamento può avvenire anche mediante semplice deterioramento, il quale non comporta la distruzione del bene, ma semplicemente una riduzione apprezzabile della sua funzionalità: tornando all’esempio del danneggiamento dell’automobile, il deterioramento può consistere, ad esempio, nella rottura dei finestrini, nello squarciamento degli pneumatici, ecc. Ancora, il danneggiamento per deterioramento può concretizzarsi nella mutilazione di una statua, nell’imbrattamento irreversibile di un dipinto, ecc.
Infine, il danneggiamento può consistere anche nel rendere inservibile, totalmente o parzialmente, una cosa, cioè nel renderla inidonea a svolgere la sua funzione: pensa a chi sottragga la batteria ad un’auto o a un cellulare, oppure a chi tolga alcuni elementi hardware ad un computer.
Danneggiamento: quando si commette reato?
Secondo la legge, non ogni danneggiamento è meritevole di essere punito con una sanzione penale: il più delle volte, infatti, chi commette una delle condotte esplicate nel paragrafo precedente commette solamente un illecito civile dal quale deriva l’obbligo di risarcire il danno.
Questo significa che, se qualcuno rompe volontariamente il tuo cellulare, non potrai denunciarlo, ma soltanto citarlo in tribunale per ottenere il risarcimento dei danni. E allora: quando il danneggiamento è reato?
Secondo il codice penale, il danneggiamento è reato (ed è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni) quando commesso con violenza alla persona o con minaccia, ovvero in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, oppure interrompendo un servizio pubblico o di pubblica necessità.
In pratica, le condotte che abbiano descritto più sopra (dispersione, deterioramento, distruzione, ecc.) sono penalmente rilevanti solamente:
- se si accompagnano ad un’altra azione (la violenza o la minaccia);
- se commesse in determinati contesti, cioè in occasione di manifestazioni in luogo pubblico (una piazza, ad esempio) o aperto al pubblico (un teatro, un cinema, un museo, ecc.);
- se hanno il fine di interrompere un servizio pubblico (ad esempio, il trasporto pubblico di persone) o di pubblica necessità (un danneggiamento che impedisca ad una farmacia di fornire farmaci, ad esempio).
Il danneggiamento di beni pubblici, storici o artistici
La legge prevede ancora ulteriori ipotesi in cui il danneggiamento è illecito penalmente perseguibile. Secondo il codice penale, il danneggiamento è reato quando è commesso contro:
- edifici pubblici o destinati a uso pubblico (una biblioteca, ad esempio) o all’esercizio di un culto (una chiesa o altro edificio sacro);
- cose di interesse storico o artistico o immobili compresi nel perimetro dei centri storici, ovvero su immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati;
- cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici.
Reato di danneggiamento: altre ipotesi
Infine, il danneggiamento costituisce reato quando ha ad oggetto:
- cose sottoposte a sequestro o a pignoramento;
- cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede (tipico esempio è quello dell’automobile parcheggiata in una strada pubblica);
- cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza;
- opere destinate all’irrigazione;
- piantate di viti, di alberi o arbusti fruttiferi, o su boschi, selve o foreste, ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento;
- attrezzature e impianti sportivi, al fine di impedire o interrompere lo svolgimento di manifestazioni sportive.
Esempi di danneggiamento
Come avrai senz’altro capito leggendo i paragrafi precedenti, il danneggiamento costituisce reato solamente in determinate ipotesi. Facciamo alcuni esempi.
Il teppista che, per mero vandalismo, ti rompe il finestrino o il fanale dell’auto parcheggiata lungo la via pubblica commette il reato di danneggiamento, in quanto l’automobile rientra tra le cose esposte per necessità o per consuetudine alla pubblica fede. Con la formula “esposizione a pubblica fede” si intende l’affidamento che il proprietario di un bene ripone (o è tenuto a riporre) nella coscienza civile dei consociati, trovandosi costretto (per necessità, destinazione dei beni, consuetudine sociale) a dover lasciare i propri oggetti nella piena disponibilità della collettività.
Costituisce danneggiamento penalmente rilevante ogni forma di condotta volta a distruggere, disperdere, deteriore, rendere inservibile o imbrattare un edificio pubblico (pensa al municipio), una cosa di interesse artistico (un quadro) o storico (un antico oggetto conservato in un museo); ancora, è reato danneggiare una chiesa, oggetti presenti in un edificio pubblico (pensa ad una fotocopiatrice in tribunale), un oggetto sequestrato per tutelare le ragioni del creditore.
Ancora, il danneggiamento è reato ogni volta che è accompagnato da minaccia o violenza alla persona: pensa al ladro che, puntando la pistola, si faccia dare da una signora la propria borsa al fine rubare il portamonete al suo interno, per poi gettare via la suddetta borsa nelle acque di un fiume, oppure a chi aggredisce un altro individuo e, preso dalla rabbia, gli distrugga anche il cellulare.
Danneggiamento: l’elemento soggettivo
Perché il danneggiamento costituisca reato non occorre solamente che ricorrano le circostanze sopra viste, ma anche che il soggetto abbia agito con la precisa intenzione di arrecare un danno. In buona sostanza, il danneggiamento penalmente rilevante è quello commesso con dolo, cioè con la volontà consapevole di commettere un illecito.
Al contrario, colui che danneggia un bene senza volerlo, non risponderà di alcun reato. Facciamo un esempio. Abbiamo detto che il danneggiamento di beni di valore storico o culturale costituisce reato; orbene, se il visitatore di un museo o di una mostra d’opera d’arte, involontariamente, lede un oggetto prezioso, sarà tenuto a risarcire il danno ma non risponderà penalmente del suo fatto, visto che non aveva intenzione di danneggiare alcunché.
E così, la persona distratta che, inavvertitamente, urta col gomito un bene di interesse archeologico, facendolo rovinare a terra, non commette reato. Ciò non significa, come detto, che non sarà chiamato a rispondere civilmente della sua azione.
La riparazione del danno
Il codice penale termina dicendo che l’autore di un danneggiamento che costituisce reato, per ottenere la sospensione condizionale della pena, dovrà provvedere all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero, se egli non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.
In pratica, quindi, la persona che si è macchiata di un danneggiamento penalmente rilevante potrà, in caso di condanna, beneficiare della sospensione della pena solamente se accetta di pagare il danno ovvero di ripristinare il bene così come era prima della sua azione, ovvero di svolgere un’attività socialmente utile.
Danneggiamento: cosa succede quando non è reato?
Al di fuori di queste ipotesi il danneggiamento non costituisce reato: si parla, in tali casi, di danneggiamento semplice, il quale non è punito con il carcere ma con una mera sanzione civile compresa tra cento euro e ottomila euro.
In altre parole, se qualcuno, per farti un dispetto, lancia il tuo smartphone di ultima generazione nell’acqua, rendendolo inservibile, non potrai sporgere denuncia (la quale verrebbe archiviata perché il fatto non costituisce reato), ma potrai citarlo in giudizio per chiedere il risarcimento dei danni.
Nel caso in cui il giudice ti dia ragione, il danneggiatore non solo dovrà pagarti la somma richiesta, ma dovrà anche pagare alle casse dello Stato una sanzione che va dai cento agli ottomila euro.
note
[1] Art. 635 cod. pen.
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