Tirocinio curriculare, extracurriculare, professionale e per soggetti svantaggiati: quando si può configurare un rapporto di lavoro?
Dalle fotocopie alle commissioni, dal centralino alle mansioni pesanti e ripetitive: ti avevano detto che lo stage non sarebbe stato una passeggiata, ma certamente non immaginavi che questo periodo sarebbe risultato così pesante. Eri difatti convinto che la maggior parte del tempo sarebbe stata dedicata alla formazione, ma così non è stato, anzi: a volte ti è stato addirittura richiesto di sostituire dei lavoratori assenti.
L’azienda, è vero, ti corrisponde un’indennità mensile, che però non si avvicina nemmeno lontanamente allo stipendio dei lavoratori assunti come dipendenti, anche con basse qualifiche, nonostante la mole di attività che quotidianamente ti è affidata.
Considerata l’ingente quantità di lavoro, e preso atto che i momenti della giornata dedicati alla formazione sono quasi inesistenti, ti sei dunque domandato se lo stagista è un dipendente, magari assimilabile all’apprendista.
Lo stage, o tirocinio, è un rapporto di lavoro? Oppure alcune tipologie di stage, come il tirocinio in azienda o extracurriculare, configurano un rapporto di lavoro, e altre, come il tirocinio curriculare, consistono invece in sole attività formative?
Il tirocinio può essere considerato un contratto di lavoro elastico, flessibile o atipico? Oppure può diventare un rapporto di lavoro se lo stagista esegue le stesse attività affidate ai dipendenti?
Proviamo a fare chiarezza.
Indice
- 1 Quanti tipi di stage esistono?
- 2 Come funziona il tirocinio curriculare?
- 3 Come funziona il tirocinio extracurriculare?
- 4 Come funziona il tirocinio professionale?
- 5 Lo stage è un rapporto di lavoro?
- 6 Lo stage retribuito è un rapporto di lavoro?
- 7 Lo stagista può sostituire un lavoratore?
- 8 Lo stagista può essere adibito ad attività esecutive?
- 9 Lo stagista può diventare dipendente?
Quanti tipi di stage esistono?
Le tipologie di stage esistenti sono numerose; le principali sono le seguenti:
- tirocinio formativo e di orientamento extracurricolare;
- tirocinio curriculare;
- tirocinio di reinserimento o inserimento lavorativo;
- tirocinio per soggetti svantaggiati;
- tirocinio per disabili;
- pratica professionale.
Come funziona il tirocinio curriculare?
Il tirocinio curriculare è un percorso finalizzato all’apprendimento ed alla formazione degli studenti incluso nel piano di studi delle università e degli istituti scolastici.
Per attivare il tirocinio è necessaria una convenzione tra l’ente promotore (università, istituzione scolastica che rilasci titoli aventi valore legale, centro di formazione professionale in regime di convenzione con Province o Regioni) e il soggetto ospitante (azienda, studio professionale, cooperativa, ente pubblico), corredata da un progetto formativo redatto tra le parti, dove sono stabiliti i rispettivi diritti e doveri.
Questo tipo di tirocinio può essere sottoscritto solo da studenti delle scuole superiori, dell’Università, di istituti professionali o di corsi di specializzazione convenzionati con enti pubblici.
Gli studenti- tirocinanti non hanno solitamente diritto a rimborsi spese o indennità (salvo previsioni di miglior favore anche all’interno della convenzione), ma, nella quasi totalità dei casi, il tirocinio attribuisce dei crediti formativi allo studente: il numero di crediti riconosciuti deve essere indicato nella convenzione tra il soggetto ospitante e l’ente promotore, che riconosce i crediti formativi.
Come funziona il tirocinio extracurriculare?
Il tirocinio formativo e di orientamento extracurricolare, o tirocinio in azienda, è finalizzato ad agevolare le scelte professionali dei giovani, o a reinserire nel mercato del lavoro soggetti espulsi da tempo, come i disoccupati e gli inoccupati, i disabili e i richiedenti asilo, gli occupati in cerca di nuovo impiego (in base alle linee guida Stato-Regioni del 2017).
Sono tirocini extracurriculari:
- i tirocini formativi;
- i tirocini di reinserimento o inserimento al lavoro.
Questi stage sono disciplinati dalla normativa regionale e provinciale e dalle linee guida nazionali, finalizzate a evitarne l’utilizzo improprio.
Anche in queste ipotesi, il tirocinio è attivato sulla base di una convenzione, o progetto formativo individuale (Pfi); il progetto è concordato fra ente promotore, ospitante e tirocinante, e definisce gli obiettivi formativi da conseguire e le modalità di attuazione.
Come funziona il tirocinio professionale?
Il tirocinio professionale, o praticantato, è finalizzato allo svolgimento della pratica professionale e all’accesso alle professioni ordinistiche: questa tipologia di tirocinio è disciplinata dalla normativa di settore dei differenti ordini professionali.
Fatta eccezione per le professioni sanitarie, la durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate non può superare 18 mesi, dei quali 6 possono essere svolti, sussistendo le condizioni previste dalla normativa, in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica.
Particolari convenzioni per lo svolgimento del tirocinio professionale presso enti pubblici possono essere stipulate tra i Consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione.
Lo stage è un rapporto di lavoro?
Anche se le tipologie di tirocinio sono numerose, nessun tirocinio, o stage, costituisce un rapporto di lavoro, né subordinato, né parasubordinato o autonomo, come tra l’altro chiarito recentemente dall’Anpal [1].
Lo stage è invece un periodo di formazione, orientamento, inserimento, reinserimento o riqualificazione che si svolge all’interno di un’azienda, un ente o uno studio professionale: il professionista, l’ente o l’impresa, in pratica, costituiscono solo il soggetto ospitante, in quanto accolgono lo stagista all’interno della loro organizzazione perché possa apprendere un determinato mestiere, formarsi, orientarsi nel mercato del lavoro, inserirsi nella società.
Lo stage retribuito è un rapporto di lavoro?
Il diritto dello stagista a ricevere rimborsi o indennità non trasforma lo stage in un rapporto di lavoro: il compenso percepito non è infatti una retribuzione delle attività svolte.
Peraltro, lo stage non è sempre retribuito, ma il diritto a rimborsi o indennità dipende dalla tipologia di tirocinio attivata.
Relativamente ai tirocini extracurriculari, ad esempio, le linee guida sui tirocini prevedono un’indennità minima da corrispondere allo stagista, pari a 300 euro lordi mensili, indennità che può essere aumentata in base alla normativa regionale. Ne abbiamo parlato in: Lo stage è sempre retribuito?
Lo stagista può sostituire un lavoratore?
È importante ricordare che, in base alle regole sui tirocini, non è possibile utilizzare un tirocinante per sostituire dipendenti assenti per malattia, maternità o ferie, né per sostituire i lavoratori stagionali nei periodi di maggiore produttività.
Lo stagista può essere adibito ad attività esecutive?
Le regole sui tirocini stabiliscono anche che non è possibile attivare uno stage per le mansioni che non necessitano di una formazione preliminare: niente tirocinio, dunque, per le mansioni meramente esecutive e semplici o ripetitive, per le quali non è necessario un addestramento.
Lo stagista deve poi esser messo in condizione di formarsi, attraverso strumenti funzionali alla sua attività: ha diritto a una postazione di lavoro e all’accesso alle riunioni di lavoro utili al suo percorso formativo.
Lo stagista può diventare dipendente?
Se lo stagista, di fatto, viene utilizzato dall’azienda come lavoratore subordinato, può denunciare la situazione e chiedere la conversione del tirocinio in rapporto di lavoro dipendente.
note
[1] Anpal Circ. 1/2019.