Quanti voti ha perso la Lega dopo la crisi di governo?


Il prezzo pagato ad oggi da Matteo Salvini per aver fatto cadere l’Esecutivo. Ecco, secondo l’ultimo sondaggio, chi sale e chi scende.
Matteo Salvini rischia di pagare un prezzo piuttosto caro per avere provocato la crisi di governo. L’ultimo sondaggio pubblicato questa mattina e realizzato dall’istituto Tecnè spiega quanti voti ha perso la Lega dopo la crisi di governo. Non molti rispetto a quelli ottenuti a fine maggio alle elezioni europee ma parecchi se si tiene conto del sondaggio di Noto e pubblicato ieri dalla trasmissione di Rai 3 Agorà, secondo cui il Carroccio raccoglierebbe oggi il 38% dei consensi. C’è da precisare, però, come avevamo già sottolineato, che la rilevazione era stata fatta poco prima della crisi.
La Lega sarebbe, comunque, l’unica formazione a restare sopra il 30% ma di poco: se si votasse oggi, al partito di Salvini andrebbe il 31,3% dei voti contro il 34,3% delle europee. Insomma, la crisi di governo sarebbe costata ai leghisti in termini percentuali la perdita di 3 punti.
A beneficio di chi? Soprattutto a beneficio del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Il Pd oggi passerebbe dal 22,7% delle europee (in cui aveva già guadagnato 4 punti rispetto alle politiche dello scorso anno) al 24,6%, mentre il M5S recupererebbe più di 3 punti e mezzo, attestandosi al 20,8% contro il 17,1% di maggio.
Poche variazioni a destra. Forza Italia perderebbe appena 6 decimi, passando dall’8,8% delle europee all’8,3% di un ipotetico voto politico di oggi. Fratelli d’Italia (che Agorà dava ieri al 10%) si fermerebbe al 6,7%, cioè due decimi in più rispetto a fine maggio.
Scenderebbero ulteriormente oggi i partiti più piccoli. Ma rivediamo in sintesi queste percentuali, indicando tra parentesi il risultato delle ultime europee:
- Lega: 31,3% (34,3%);
- Partito Democratico: 24,6% (22,7%):
- Movimento 5 Stelle: 20,8% (17,1%);
- Forza Italia: 8,3% (8,8%);
- Fratelli d’Italia: 6,7% (6,5%);
- +Europa: 2,5% (3,1%);
- Europa verde: 1,8% (2,3%);
- La Sinistra: 1,4% /1,7%).
Alla luce di questi risultati del sondaggio Tecnè, che succederebbe con le coalizioni? Succederebbe, a differenza di quanto previsto prima della crisi di governo, che un centrodestra con solo Lega e Fdi riuscirebbe ad avere la maggioranza alla Camera perché raccoglierebbe più del 40%, per la precisione il 41%, ma sarebbe lontana dalla maggioranza al Senato. Qui, avrebbe bisogno dei numeri di Forza Italia ma solo per avvicinarsi al 50%. Per governare con relativa calma, avrebbero bisogno del contributo anche di un partito piccolo.
Un eventuale patto tra Pd e M5S – da sperimentare a breve, se le trattative in atto andranno in porto ed il presidente della Repubblica opterà per questa soluzione – raccoglierebbe il 45,2% dei consensi. Stesso discorso: maggioranza alla Camera ma non al Senato.
C’è, però, una variabile non indifferente sottolineata dal sondaggio Tecnè e riguarda il «partito degli astenuti e degli indecisi», che da solo si avvicinerebbe alla maggioranza assoluta. Tra chi oggi non voterebbe o non saprebbe chi indicare sulla scheda, si raccoglierebbe il 48,3%. Quanto basta per spostare notevolmente gli equilibri se i partiti riescono ad attingere da questo enorme potenziale bacino di voti.
Infine, per quanto riguarda la crisi di governo in sé, il sondaggio ha rilevato che la metà degli italiani è d’accordo con la fine del governo Lega-M5S, anche se il 22% avrebbe atteso l’approvazione della legge di bilancio. Il 38% si dice rammaricato che il Governo sia caduto senza completare la legislatura, mentre il restante 12% non ha espresso un’opinione.
Ultimo dato: il 65% degli italiani vedrebbe di buon occhio andare subito alle urne.