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Reddito di cittadinanza: cos’è e come funziona?

26 Giugno 2018 | Autore:
Reddito di cittadinanza: cos’è e come funziona?

Il reddito di cittadinanza è un aiuto economico per i redditi più bassi. Vediamo in cosa consiste secondo la proposta del M5S

Il tema del reddito di cittadinanza è tornato molto in voga in occasione dell’ultima campagna elettorale come misura di sostegno alle famiglie con reddito più basso. Lo scorso anno, il Governo Gentiloni, come misura a contrasto della povertà, aveva introdotto il Reddito di inclusione sociale, di cui abbiamo parlato in Reddito di inclusione: ora aumenta a 534 euro.

La caratteristica del reddito di inclusione sta nel suo essere subordinato ad un percorso di ricollocazione e di reinserimento da parte della famiglia beneficiaria. Il reddito di cittadinanza, invece, è un reddito individuale. Al momento in Italia il reddito di cittadinanza è solo un programma politico, ma vale la pena comprendere meglio in cosa consiste e come funziona. 

Reddito di cittadinanza: cos’è?

Il reddito di cittadinanza, che dovrebbe riguardare 9 milioni di italiani, è un sussidio consistente in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà.

In ordine alle sue origini, il reddito di cittadinanza è apparso per la prima volta nel 1797, ad opera del filosofo inglese Thomas Paine [1]. È stato successivamente ripreso da molti filosofi ed economisti di diversi orientamenti. L’idea originaria di reddito di cittadinanza era quella di un reddito per tutti. Per averne diritto non era necessario rispettare nessuna condizione economica o appartenere ad una specifica categoria sociale. Nell’attuale dibattito politico, invece, il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle riguarderebbe 9 milioni di italiani che si trovano privi di reddito o che hanno redditi troppo bassi, in modo da combattere povertà, disuguaglianza ed esclusione sociale. Così concepito, il reddito di cittadinanza, ha anche l’obiettivo di promuovere il diritto al lavoro e alla formazione professionale.

Il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle, in realtà si discosta dall’idea originaria di reddito di cittadinanza. Non si tratta infatti di un sussidio con i caratteri di universalità incondizionata (così come era stato originariamente concepito), che costituirebbe una soglia minima di reddito che lo Stato deve garantire ai suoi cittadini. Al contrario, per beneficiare del reddito di cittadinanza sono richiesti specifici requisiti che vedremo in appresso. Ai destinatari, inoltre, è in cambio richiesto di partecipare a corsi di formazione professionale, di non rifiutare più di un numero prefissato di offerte di lavoro ed avere un reddito lavorativo inferiore alla soglia di povertà stabilita dall’Istat.

Reddito di cittadinanza: caratteri generali

Il tratto comune a tutti i modelli di reddito di cittadinanza elaborati nel corso del tempo è il  fatto che si tratta di un reddito erogato in modo incondizionato a tutti, su base individuale, senza alcuna verifica della condizione economica o richiesta di disponibilità a lavorare. Si tratta, in sostanza, di un reddito che spetta ad un soggetto per il solo fatto di essere cittadino di quel paese. Le caratteristiche principali che l’idea di reddito di cittadinanza ha assunto nel corso del tempo sono state le seguenti:

  • essere finanziato con le tasse;
  • non essere soggetto a tassazione;
  • per riceverlo basta essere cittadini o residenti regolari;
  • essere erogato ai singoli e non alle famiglie;
  • essere erogato a prescindere dal reddito del beneficiario;
  • non dipendere dalla disponibilità a cercare un lavoro.

Secondo la formulazione originaria, il reddito di cittadinanza viene erogato su base individuale in modo da accompagnare tutta la vita del beneficiario. Per riceverlo non è necessario partecipare a nessun programma di reinserimento sociale o lavorativo. Nelle sue formulazioni più radicali il reddito di cittadinanza è stato pensato come un trasferimento unico di denaro in favore del cittadino che incorpora ogni altro tipo di sussidio da parte dello Stato, sia di natura previdenziale che assistenziale. Per queste ragioni quello proposto dal Movimento 5 Stelle sembra più affine al reddito minimo garantito.

Reddito di cittadinanza: proposta M5S

In considerazione del fatto che secondo l’Istat, qualunque cittadino viva da solo con meno di 780 euro al mese si trova sotto la soglia di povertà, il reddito di cittadinanza consisterebbe in una integrazione economica mirata a far in modo che chiunque possa raggiungere la soglia dei 780 euro mensili.

Un esempio può consentire di comprendere meglio la questione. Poniamo il caso di un nucleo famigliare formato da due persone con una pensione da 400 euro ciascuno, il reddito di cittadinanza interverrà affinché vengano raggiunti i 780 euro mensili con un’integrazione pari a 380 euro.

Il reddito di cittadinanza, inoltre, dovrebbe essere esentasse e impignorabile.

La proposta del Movimento 5 Stelle prevede anche in favore dei lavoratori full-time sottopagati il diritto ad un’integrazione: è stata progettata l’introduzione del salario minimo contrattuale con pagamento base di 9 euro l’ora. In caso di lavoro part time, invece, è prevista l’integrazione salariale per giungere ai 780 euro mensili.

Reddito di cittadinanza: quali requisiti?

Nell’attuale proposta, per ottenere il reddito di cittadinanza occorrerà essere in possesso di specifici requisiti ed attenersi a determinate regole. Il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle non è, infatti, un sussidio incondizionato ed uguale per tutti. Per ottenerlo sono necessari i seguenti i requisiti:

  • avere compiuto 18 anni;
  • essere disoccupati o inoccupati;
  • avere un reddito lavorativo inferiore alla soglia di povertà stabilita dall’Istat (di 780 euro);
  • percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà.

Al fine di poter continuare a beneficiare del sussidio, inoltre, è necessario:

  • iscriversi al Centro per l’Impiego e rendersi immediatamente disponibile al lavoro;
  • iniziare un percorso di ricerca lavorativa che impegni almeno 2 ore al giorno;
  • offrire la disponibilità per progetti utili alla collettività per 8 ore settimanali;
  • frequentare corsi di qualifica/riqualifica professionale;
  • comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
  • non rifiutare più di tre volte di seguito i lavori che vengono offerti.

Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.

Reddito di cittadinanza: ne ha diritto chi lavora o percepisce la disoccupazione?

Il reddito di cittadinanza, come abbiamo osservato, sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese. Infatti, Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili.

Reddito di cittadinanza: che succede a chi non trova un lavoro?

In base a quanto recentemente annunciato da Luigi Di Maio, il reddito di cittadinanza dovrebbe obbligare il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire 8 ore alla settimana di lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza. Chi si rifiuterà di lavorare perderà il sussidio.

L’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza può rifiutare al massimo tre proposte lavorative nell’arco di due anni. Ha anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nell’arco dell’anno solare. Superati questi limiti, perde la somma.

Reddito di cittadinanza: le altre esperienze europee

Tutti i Paesi europei hanno adottato misure per garantire un reddito minimo. Ma dall’analisi comparativa dei diversi Stati europei il sussidio italiano sembrerebbe quello più consistente.  Le cifre del reddito minimo sono molto più basse negli altri paesi europei:

  • 530 euro in Francia;
  • 400 euro in Germania;
  • meno di 400 euro nel Regno Unito.

Per godere del beneficio in 10 altri paesi è obbligatorio accettare qualsiasi offerta di lavoro, pena la decadenza, in 11 qualsiasi offerta appropriata. In Francia, invece, si può rifiutare solo un’offerta. In alcuni paesi, poi, si perde il diritto al sussidio se il cittadino lavora in nero o si licenzia senza giustificazioni.
La revisione poi è di carattere mensile in Estonia, trimestrale in Francia, semestrale in Germania e Grecia. Annualmente in Belgio e Portogallo.


note

[1] che l’ha proposta per la prima volta nel suo testo dal titolo “La giustizia agraria”.

 


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