Interdizione dovuta ad una schizofrenia di tipo disorganizzato; amministrazione di sostegno; misure di sicurezza personali non detentive.
Il giudice è tenuto ad accertare d’ufficio l’incapacità di partecipare al processo dell’imputato interdetto? È responsabile di omicidio colposo lo psichiatra che non ha prescritto un’adeguata terapia alla paziente schizofrenica? Scoprilo nelle ultime sentenze sulla schizofrenia.
Indice
- 1 Capacità di partecipare coscientemente al processo
- 2 La pericolosità sociale
- 3 Interdizione dell’imputato e partecipazione al processo
- 4 Psichiatra: quando è responsabile di omicidio colposo?
- 5 Lesioni causate dal soggetto schizofrenico al personale dell’ambulanza
- 6 Schizofrenia indifferenziata: cure e trattamenti sanitari
- 7 Colpa professionale del medico
- 8 Schizofrenia paranoide cronica e libertà vigilata
- 9 Dipendente comunale invalido al 50 % per schizofrenia
- 10 Assegno per nucleo familiare per figlio maggiorenne con schizofrenia
- 11 Cittadina extracomunitaria affetta da schizofrenia paranoide
- 12 Privazione della piena discrezione di giudizio
Capacità di partecipare coscientemente al processo
In tema di partecipazione dell’imputato al proprio processo e di consapevole difesa, quando vi sia il “fumus” di una grave malattia capace di incidere sulla suddetta capacità di partecipare e di difendersi, il giudice è tenuto a disporre perizia per accertare tale stato (nella specie, l’imputato di bancarotta fraudolenta era affetto da schizofrenia di tipo paranoide cronico).
Cassazione penale sez. V, 14/01/2020, n.5091
In tema di pericolosità sociale la valutazione psichiatrica fatta dal perito è diversa da quella demandata al giudice nella valutazione penalistica.
(Nel caso di specie, si trattava di soggetto affetto da schizofrenia paranoidea che aveva commesso atti persecutori ed era stato ritenuto pericoloso socialmente e assolto per vizio di mente con l’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata).
Tribunale Milano sez. IX, 03/12/2018, n.13635
Interdizione dell’imputato e partecipazione al processo
L’interdizione dell’imputato non comporta di per sé l’obbligo del giudice di accertarne d’ufficio l’incapacità di partecipare coscientemente al processo e di disporre la sospensione di cui all’art. 70 cod. proc. pen., in quanto l’interdizione presuppone l’incapacità di provvedere ai propri interessi ed il procedimento penale può svolgersi anche quando il soggetto, ancorché non in grado di curare i propri interessi e giudizialmente interdetto, appaia cosciente dello svolgimento del procedimento in modo da potere, con l’ausilio tecnico del difensore, esserne consapevole protagonista.
(In applicazione di tale principio la Corte ha annullato con rinvio la sentenza di condanna dell’imputato, già sottoposto nel corso del giudizio di primo grado a perizia che aveva accertato un ritardo mentale lieve non inficiante la sua capacità di partecipare coscientemente al processo, in quanto, a seguito della successiva interdizione dovuta ad una schizofrenia di tipo disorganizzato, nel giudizio di appello, celebrato ad anni di distanza da quello di primo grado, non era stato disposto un nuovo necessario accertamento ai sensi dell’art. 70 cod. proc. pen.).
Cassazione penale sez. VI, 25/10/2017, n.2677
Psichiatra: quando è responsabile di omicidio colposo?
Il medico psichiatra è titolare di una posizione di garanzia che comprende un obbligo di controllo e di protezione del paziente, diretto a prevenire il pericolo di commissione di atti lesivi ai danni di terzi e di comportamenti pregiudizievoli per se stesso.
(Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto immune da censure l’affermazione di responsabilità per il reato di omicidio colposo di un medico del reparto di psichiatria di un ospedale pubblico per il suicidio di una paziente affetta da schizofrenia paranoie cronica, avvenuto qualche ora dopo che la paziente, presentatasi in ospedale dopo avere ingerito un intero flacone di Serenase, era stata dimessa dal medico, senza attivare alcuna terapia e alcun meccanismo di controllo) .
Cassazione penale sez. IV, 18/05/2017, n.43476
Lesioni causate dal soggetto schizofrenico al personale dell’ambulanza
Il medico psichiatra che, avendo in cura un soggetto affetto da malattia mentale (nella specie, schizofrenia), il quale abbia poche ore prima dato luogo a manifestazioni di pericolosità, decida di disporre il suo trasferimento ad altra struttura meglio attrezzata, da effettuarsi mediante autoambulanza, è penalmente responsabile, a titolo di colpa, delle lesioni riportate dal personale della medesima autoambulanza a seguito di un incidente stradale cagionato dalla perdita di controllo del veicolo da parte del conducente, a sua volta dovuta ad improvvise manifestazioni di aggressività da parte del malato, a fronte della cui prevedibilità il medico non aveva disposto o suggerito alcuna adeguata misura precauzionale.
Cassazione penale sez. IV, 20/01/2017, n.6380
Schizofrenia indifferenziata: cure e trattamenti sanitari
Qualora una persona ultracinquantenne (di sesso maschile) sia priva di fissa dimora, affetta da “schizofrenia indifferenziata” e con “disturbo di personalità Cluster B”, nonché più volte, da tempo, ricoverata in ospedali psichiatrici (nei cui locali la persona predetta ha trovato una temporanea alternativa abitativa), dedita all’alcool, attualmente ricoverata in un reparto ospedaliero di diagnosi e cura, titolare di una assai misera pensione mensile, da lei sovente dilapidata per l’acquisto di bevande alcooliche, bisognosa di un processo di risocializzazione con l’ausilio dei Servizi sociosanitari, perché incapace di provvedere in alcun modo ai propri interessi, essa va con urgenza tutelata con la nomina di un amministratore di sostegno, al quale vanno affidate, dal g.t., adeguate, minuziose, dettagliate prescrizioni cautelative, nonché vincoli e limiti ben precisi di autonomia con l’incarico, altresì, di riferire periodicamente al g.t. medesimo sulle condizioni di vita e di salute del beneficiario.
Tribunale Modena, 31/10/2014
Colpa professionale del medico
In tema di colpa professionale del medico, il principio civilistico di cui all’art. 2236 c.c. che assegna rilevanza soltanto alla colpa grave può trovare applicazione in ambito penalistico come regola di esperienza cui attenersi nel valutare l’addebito di imperizia, qualora il caso concreto imponga la soluzione di problemi di speciale difficoltà ovvero qualora si versi in una situazione di emergenza, in quanto la colpa del terapeuta deve essere parametrata alla difficoltà tecnico-scientifica dell’intervento richiesto ed al contesto in cui esso si è svolto.
Ne consegue che non sussistono i presupposti per parametrare l’imputazione soggettiva al canone della colpa grave ove si tratti di casi non difficili e fronteggiabili con interventi conformi agli standard.
(In applicazione del principio di cui in massima la S.C. ha ritenuto immune da censure la decisione con cui il giudice di merito ha affermato la sussistenza della responsabilità, ex art. 589 c.p. del direttore sanitario di una casa di cura – nei confronti di un degente affetto da schizofrenia caduto da una finestra – il quale, nonostante la condizione del paziente fosse macroscopicamente peggiorata e gli fosse nota la necessità di nuove iniziative terapeutiche ed assistenziali, si astenne dal porre in essere le relative iniziative, di cui, peraltro, egli stesso aveva dato conto nel corso di un “briefing”).
Cassazione penale sez. IV, 22/11/2011, n.4391
Schizofrenia paranoide cronica e libertà vigilata
In tema di applicazione di misure di sicurezza per l’infermo di mente, il giudice non è obbligato ad applicare la misura detentiva ma deve valutare se una misura più elastica e non segregante quale la libertà vigilata con prescrizioni sia più opportuna al caso concreto e si riveli capace di soddisfare le esigenze di cura e di tutela della collettività.
(Nel caso di specie la libertà vigilata con prescrizioni è stata ritenuta idonea per un soggetto infermo di mente giudicato totalmente incapace di intendere e volere in quanto affetto da schizofrenia paranoide cronica).
Tribunale Como, 19/10/2011, n.1217
Dipendente comunale invalido al 50 % per schizofrenia
L’assunzione di fatto di una posizione di garanzia può prescindere dalla presenza di un rapporto gerarchico tra il garante di fatto ed il soggetto garantito.
(Fattispecie nella quale un dipendente comunale aveva impartito ad altro dipendente comunale – invalido al 50 % per schizofrenia – disposizioni di salire a bordo di un motoveicolo per procedere alla potatura di siepi alte, in luogo di utilizzare i ponteggi fissi in dotazione, ed aveva poi messo in movimento il motoveicolo senza controllare che il tagliasiepi fosse spento: il secondo aveva perso l’equilibrio, ed entrando in contatto con la lama dell’attrezzo si era tagliato un dito).
Cassazione penale sez. IV, 12/05/2011, n.24544
Assegno per nucleo familiare per figlio maggiorenne con schizofrenia
Va accolta la richiesta di assegno per nucleo familiare per presenza di figlio maggiorenne con inabilità (schizofrenia) a dedicarsi a un proficuo lavoro nella misura dell’80%, in quanto la normativa richiede la sussistenza del requisito inabilità duratura e tendenzialmente completa e non la presenza di inabilità al 100%, essendoci diversità dei parametri legali per determinare l’inabilità a proficuo lavoro rispetto a quelli dell’invalidità civile.
Corte Conti, (Veneto) sez. reg. giurisd., 17/05/2010, n.299
Cittadina extracomunitaria affetta da schizofrenia paranoide
L’amministrazione di sostegno può avere ad oggetto il compimento, nell’interesse del beneficiario altrimenti impossibilitato a causa della patologia dalla quale è affetto, di atti volti ad impugnare i provvedimenti amministrativi di allontanamento e/o espulsione dal territorio dello Stato italiano adottati nei suoi confronti.
(Nella specie si trattava di cittadina extracomunitaria affetta da schizofrenia paranoide, perciò impossibilitata a compiere, non comprendendone significato e rilievo, l’impugnazione – peraltro entro un’imminente scadenza – del decreto di espulsione emesso nei suoi confronti).
Tribunale Modena, 20/07/2009
Privazione della piena discrezione di giudizio
Stadi patologici quali la nevrosi, la depressione, la schizofrenia, la psicosi privano la persona della piena discrezione di giudizio.
Tribunale reg. Canonico, (Calabria), 30/05/2009