Il nuovo catasto è iniquo e favorisce i ricchi. Lo dice Bankitalia


La revisione dei coefficienti catastali degli immobili e l’aumento del loro valore crea iniquità: non c’è corrispondenza tra i valori catastali e i prezzi di mercato.
Ieri in commissione Finanze del Senato, gli esperti della Banca d’Italia hanno invitato il Governo a modificare il catasto immobiliare. “Crea iniquità” hanno detto i tecnici, perché tende a favorire i contribuenti più ricchi per il divario esistente tra valori catastali e prezzi di mercato.
Già la Comunità Europea aveva bocciato l’attuale criterio di calcolo dell’Imu, definendolo sperequativo. La sua attuale definizione sarebbe poco progressiva e quindi non in linea sia con la Costituzione del nostro Paese, sia con gli obblighi della Comunità Eruopea.
Per gli esponenti di via Nazionale, “le interferenze tra la politica tributaria nazionale e la fiscalità locale rendono il prelievo fiscale sugli immobili assai opaco per il contribuente”. Per superare questo occorrerebbe destinare ai Comuni l’intero gettito Imu.
La nuova Imu e l’aumento dei coefficienti catastali ha determinato maggiori costi per le imprese.
Il Ministro Saccomanni ha ipotizzato, dopo la sospensione dell’Imu sui capannoni, la possibilità di dedurre questa imposta sui beni strumentali dal reddito d’impresa. Ma l’equità è il primo nodo. È necessaria una spedita revisione che avrebbe effetti positivi sul piano distributivo.
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Articolo di R.Boc. Il Sole 24 Ore, 14.06.13, pag. 2.