Manovra e crisi di governo, il segretario del Pd: “Cornice di litigi e polemiche rischia di oscurare quanto di buono si è fatto”.
Da due anni a questa parte, la parola “manovra” fa rima con “crisi di governo”: non da un punto di vista fonetico, ma certamente sotto l’aspetto istituzionale. Perché da quando le alleanze di Governo sono diventate eterogenee, trovare la quadra su quelle che sono le principali misure socio economiche del Paese, nella stretta cornice concessaci dall’Europa, è diventato un compito machiavellico.
Dopo le discussioni degli ultimi giorni, le latenti minacce di Renzi e i pugni chiusi del M5S, ora è la volta di Zingaretti che, in un’intervista Repubblica, pur parlando con toni miti, lascia intravedere la possibilità di una crisi di governo e il ritorno alle urne.
Un’ostentazione di forza più sbandierata che effettiva, almeno secondo alcuni commentatori, visto che il segretario del Pd ha concesso molto, nell’ultima legge di bilancio, ai compagni pentastellati. Ed in un rigurgito di orgoglio personale, ha provato a ricordare che, ad oggi, la sinistra resta ancora il secondo partito in Italia.
«Si producano dei fatti, la si smetta con la ricerca ossessiva di polemiche e visibilità, perché questa è una degenerazione della politica che gli italiani non tollerano più e in tal modo resterebbe solo il governo delle poltrone, dei ministeri e delle nomine. Noi al governo restiamo solo finché produce risultati utili al Paese». Intervistato da Repubblica, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, chiede al Governo di procedere con “i fatti“.
«Io di certo non voglio votare – sottolinea – . Però pretendo che si governi bene e lealmente. Da segretario del Pd uso questo verbo non a caso».
Poi ritorna su più miti consigli. Sulla manovra «credo si sia arrivati a un compromesso corretto. Se si fossero fatte scelte monotematiche avremmo avuto sotto Palazzo Chigi le file di tutti gli scontenti. E gli effetti vanno nella giusta direzione. Dall’autorevolezza riconquistata a livello europeo alla fiducia dei mercati». «Ci sono due aspetti da considerare – spiega il segretario dem – : il merito e il metodo. Sul merito sono soddisfatto: abbiamo messo in campo un’idea di sviluppo legata alla giustizia sociale».
«Sul metodo, invece, non va: la cornice di litigi, polemiche e rincorsa a mettere bandierine sui provvedimenti rischia di oscurare quanto di buono è stato fatto», conclude Zingaretti.