Renzi critica la scelta del carcere di Bonafede e attacca: serve un meccanismo premiale e non punitivo.
Il Governo vuol punire i grandi evasori ma, nello stringere troppo le maglie, finisce per colpire anche chi non può pagare. Succede a causa dell’abbassamento delle soglie di punibilità penale al cui interno ricadono ora anche i piccoli evasori.
Renzi ha criticato duramente questa scelta. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex premier afferma: «Ho dubbi sull’utilizzo del decreto quale strumento di intervento sulle norme penali. Se il Quirinale riterrà di controfirmare il testo, andremo nel merito in Parlamento come prevede la Costituzione: in commissione Giustizia ci sono fior di garantisti, di tutti gli schieramenti. Facciamo lavorare le Camere e avremo una buona legge».
No al “tintinnio di manette”, dunque: sì ad un sistema che come la patente a punti che premi chi versa regolarmente le imposte e punisca, invece, chi compie errori. Ma nessuna conseguenza penale per chi non ha la possibilità di pagare. Leggi anche Arriva il carcere per chi non paga le cartelle esattoriali.
L’intervista – segnalata alla nostra redazione da una nota stampa di Adnkronos – fa il punto dell’attuale situazione politico-economica. «Il populismo -prosegue il leader di Italia viva- semplifica ogni concetto. Il carcere per gli evasori c’è già, previsto da anni. E anche la custodia cautelare per reati minimi. Qui hanno solo alzato le soglie. La vera sfida è rovesciare il ragionamento e introdurre un sistema premiale, una patente a punti fiscale. Se paghi e fai bene per anni, quando commetti un errore veniale, ti sanziono ‘togliendoti qualche punto’. Chi sbaglia paga. Ma bisogna anche graduare l’errore e usare il buon senso. Con noi gli incassi dalla lotta all’evasione sono aumentati in modo vertiginoso».
«Quanto alle misure preventive e cautelari invito sempre alla prudenza: è di ieri la notizia che Mafia capitale per la Cassazione non è mai esistita. Eppure quanto ha influito quella indagine sulla vita del Paese? Abituiamoci ad aspettare le sentenze della Cassazione: lo prevede la Costituzione, facciamolo».
«Conosco Bonafede da quando ci siamo sfidati nel 2009 per la carica di sindaco di Firenze. Già allora -ricorda Renzi- mi appariva per quello che è: una persona distante anni luce da me. Nel Paese del Beccaria la rivoluzione culturale non è godere se uno va in carcere ma far pagare le tasse a tutti. E per farlo servono le detrazioni, la fatturazione elettronica, lo scontrino digitale, la precompilata: il tintinnio di manette non serve, l’incrocio delle banche dati sì».
«Ma non voglio polemiche -conclude l’ex premier- con Conte o Bonafede su questi argomenti: un anno fa loro due firmavano leggi sui condoni fiscali. Se oggi si sono convertiti alla lotta all’evasione per me è un fatto positivo. Meglio tardi che mai. Sulle modalità più idonee a recuperare gettito faremo un seminario con i gruppi parlamentari e inviteremo il premier: sarà un piacere confrontarsi sulle idee e non sugli slogan».